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Israele-Palestina, ancora violenze, morte, ingiustizie

In seguito all’occupazione dello storico Hotel Petra a Gerusalemme Est da parte di membri di un gruppo di coloni israeliani, il Patriarca Theophilos III del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme e i capi delle altre chiese della città stanno sollecitando la polizia locale ad agire in modo equo e secondo le proprie responsabilità.

I locali interessati sono di proprietà del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, e in una dichiarazione del 27 marzo, il Patriarca Theophilos ha detto che «l’atto di occupazione» è stato compiuto illegalmente.

L’Hotel Petra è oggetto di una battaglia legale da 18 anni in qua, tra il Patriarcato greco-ortodosso e Ateret Cohanim, un gruppo di coloni che spinge per una maggiore presenza ebraica nei quartieri di Gerusalemme Est.

Tutto è iniziato nel 2004, quando il Patriarcato greco-ortodosso, allora sotto la guida di Irineos, ha concluso la vendita di tre delle sue proprietà che si trovano nella Città Vecchia di Gerusalemme, di cui due alla Porta di Giaffa, nel quartiere cristiano, e uno nel quartiere musulmano. Questi beni furono venduti proprio all’associazione ebraica in questione, la Ateret Cohanim.

Questa organizzazione, fondata nel 1978, si muove nella più grande discrezione, attraverso compagnie di facciata, nell’acquisto di proprietà palestinesi da riservare agli israeliani ebrei, e partecipa di fatto a un’estromissione delle fedi differenti da quella ebraica da Gerusalemme est. In una dichiarazione rilasciata in arabo 12 giugno 2019 sul sito del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, Ateret Cohanim è designato come parte «dei gruppi estremisti di colonizzazione».

Quando l’affare è stato rivelato da un giornale israeliano nel 2005, ha provocato la rabbia dei fedeli palestinesi ortodossi, con conseguente rimozione del patriarca contestato. Il suo successore, Teofilo III, ha deciso di fare appello ai tribunali, sostenendo che l’operazione è stata viziata, conclusa senza il consenso delle autorità ortodosse e quindi illegale e non valida.

Non solo perché queste vendite erano state fatte senza l’autorizzazione del Consiglio sinodale (collegio superiore che si occupa di questioni ecclesiastiche e dettagli relativi all’amministrazione della Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme), ma anche perché vi sarebbero sospetti di corruzione.

Nel 2017, il tribunale distrettuale di Gerusalemme aveva approvato la vendita a causa della mancanza di prove a sostegno della sua natura fraudolenta. Ci sono stati poi vari ribaltamenti in altre sentenze, e la questione è ora in capo alla Corte suprema israeliana che dovrebbe esprimersi nei prossimi mesi. Il gruppo ultraortodosso, forte delle sentenze favorevoli di questi anni, ha dunque scelto di forzare la mano con un gruppo di militanti.

L’atto del gruppo di trasferirsi nell’hotel è estremamente pericoloso per quanto riguarda le relazioni della comunità, ha sottolineato il Patriarca. «Agire in questo modo illegalmente aggressivo contro una nota proprietà cristiana e un’attività commerciale araba – in particolare prima della Pasqua e del Ramadan – potrebbe probabilmente accendere ostilità».

Il segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, padre Ioan Sauca, ha espresso la ferma solidarietà del movimento ecumenico internazionale nei confronti del Patriarca Theophilos e degli altri leader delle chiese locali nel preservare la presenza cristiana a Gerusalemme.

«Questa azione di Ateret Cohanim è un altro esempio della minaccia da parte di elementi radicali alla presenza cristiana a Gerusalemme e in Terra Santa, come i leader delle chiese locali hanno più volte avvertito», ha osservato Sauca.

Il segretario del Cec ha ricordato l’assicurazione data dal presidente israeliano Herzog ai leader della chiesa a Natale 2021: «ci opporremo con forza a qualsiasi forma di razzismo, discriminazione o estremismo, e respingeremo qualsiasi aggressione o minaccia alle comunità religiose, ai leader o alle case di culto».

«Mentre ci avviciniamo a Pasqua, Ramadan e Pesach – una confluenza di celebrazioni sacre – possa uno spirito di giustizia e dignità pervadere la Città Santa e coloro che vivono, lavorano e pregano lì», ha aggiunto Sauca. «Chiediamo alle autorità locali di lottare per la protezione delle persone che meritano di vivere in pace». Il Consiglio ecumenico, ha sottolineato, «chiede la fine dell’impunità in Israele per tali violazioni, che le autorità di polizia rimuovano gli occupanti illegali dal Little Petra Hotel, e che siano ritenuti responsabili dei reati che hanno commesso». 

Sulla scia di una serie di violenti attacchi in Israele, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, padre Ioan Sauca, è intervenuto inoltre per condannare gli attacchi e ha esteso le condoglianze a coloro che hanno perso i loro cari. «Esprimiamo le nostre sentite condoglianze a tutti coloro che sono stati colpiti da questa violenza estremista», ha detto Sauca, dopo che tre attacchi mortali in una settimana hanno ucciso 11 israeliani. È la peggiore ondata di attacchi terroristici che Israele abbia visto in almeno sei anni.

In una settimana, ci sono stati tre attentati – a Be’er Sheva, Hadera e Bnei Brak – in cui, oltre alle persone uccise, altre decine sono state ferite.

«Siamo a fianco dei nostri partner della comunità ebraica nel condannare questi attacchi», ha detto Sauca. «Dobbiamo tutti parlare contro il terrore e l’odio».

Il Cec ha lavorato per decenni «per accompagnare e sostenere l’uguaglianza dei diritti di tutte le persone in Terra Santa, per la fine dell’occupazione e per la giustizia per i palestinesi, e per la coesistenza pacifica con gli israeliani e l’armonia tra cristiani, musulmani ed ebrei», ha sottolineato Sauca. «Deploriamo tutti questi atti che minacciano la pace, la giustizia e l’armonia nella terra della nascita di Cristo».

Photo: Albin Hillert/WCC