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Giornata Internazionale dei Rom, il tempo dell’integrazione

L’8 aprile è il Romano Dives, la giornata internazionale dei rom e sinti, che ricorda il primo congresso di intellettuali romani avvenuto a Londra nel 1971. Stabilì il termine “rom” (uomo) come denominazione ufficiale, la canzone Djelem Djelem come inno in memoria del genocidio nei lager nazifascisti e la bandiera con ruota indiana su sfondo per metà verde, a simboleggiare la terra coperta d’erba, e per metà azzurra come il cielo. L’Onu ha sancito ufficialmente la giornata a partire dal 1979.

In occasione dei festeggiamenti legati a questa data la Conferenza delle Chiese Europee (Kek) e il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee) hanno prodotto un documento comune che fa il punto sulla difficile situazione che ancora oggi vivono i rom nel mondo e sul ruolo che le chiese devono tenere per aiutare il processo di integrazione:

«Ogni essere umano è creato a immagine di Dio, qualunque sia la sua lingua e la sua cultura. Questa convinzione è condivisa dai cristiani e dalle loro Chiese. Gesù Cristo ci ha chiamati ad annunciare la Buona Novella a tutti, ma soprattutto ai poveri e agli emarginati. Chiediamo alle nostre comunità di diventare sempre più aperti nei confronti dei Rom, che sono spesso esclusi e vivono in povertà ai margini della società.

Nonostante la difficoltà vissute lungo tutta la loro storia, le minoranze Rom hanno mantenuto una ricca cultura che include valori come la vita familiare, l’amore per i bambini, la fede in Dio, il rispetto verso i defunti, il piacere della musica e della danza. Consideriamo questa cultura come un dono del Creatore, che merita rispetto e sostegno.

La situazione attuale di molte persone Rom in tutta Europa è deplorevole. I principali problemi sono l’antigitanismo verbale e d’azione in tutta Europa, l’alto tasso di disoccupazione, la mancanza di formazione professionale e, di conseguenza, l’estrema povertà.

Allo stesso tempo, si possono osservare alcune tendenze positive nelle società europee.

È cresciuto il numero dei giovani Rom che studiano nelle scuole superiori e nelle università. La conoscenza della popolazione Rom e la sensibilità nei loro confronti è in crescita.

Le Chiese cristiane, i sacerdoti, i pastori e i fedeli laici hanno cercato di aiutare i loro fratelli e sorelle Rom in tutti i modi, per secoli. La nostra convinzione è che, accanto all’istruzione e all’occupazione, il cuore umano sia un terzo pilastro importante nello sviluppo delle relazioni con il popolo Rom.

Le nostre Chiese in molti luoghi aiutano le comunità Rom a migliorare la loro integrazione sociale – da non confondere con l’assimilazione – pur preservando la cultura Rom. Questo aiuto passa per l’insegnamento doposcuola, i servizi medici, gli aiuti alimentari, consulenze legali e altre forme di consulenza, ecc. Chiediamo alle nostre comunità di sostenere queste iniziative, per diventare veri fratelli e sorelle di queste persone nel bisogno.

Operare per la giustizia significa lavorare per una riconciliazione con questo passato. Dobbiamo costruire nuove relazioni giuste con il popolo Rom e impegnarci nel difficile ma essenziale compito del risanamento e della riconciliazione.

Gesù dice agli scribi, al termine della parabola del Buon Samaritano: “Andate, e fate anche voi lo stesso!’. Raccogliamo questa sfida del Vangelo e diventiamo veri fratelli e sorelle dei poveri!».

Fonte: Kek

Foto “Sorokin-Spanish Romani people” di Yevgraf Sorokin – Bibliotekar.ru. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.