Conflitto in Medio Oriente, parola alle chiese

Dal Sud America agli Stati Uniti all’Europa, le reazioni delle chiese di fronte all’esplosione di violenza in Palestina e Israele

Sul conflitto esploso in Palestina e Israele abbiamo accolto alcune reazioni di chiese e organismi ecclesiastici nel mondo.

Intanto la Federazione argentina delle Chiese evangeliche che conta al suo interno anche la Chiesa valdese del Rio de la Plata, la Chiesa metodista e quella battista argentina e che «esprime il suo dolore e la sua profonda solidarietà alle vittime dell’orrore e della violenza che circondano i popoli israeliano e palestinese. Il quadro storico e politico in cui si inserisce questo conflitto merita di essere analizzato in una prospettiva ampia e senza perdere di vista la realtà delle vittime.
Sicuramente ci sono diverse persone responsabili di tanta violenza e tutti devono essere ritenuti responsabili, perché nulla giustifica l’omicidio, la tortura e lo stupro di qualsiasi persona, indipendentemente dalla sua etnia, religione o nazionalità. Ma ora è il momento di porre fine agli attentati. Devono mettere a tacere le armi e le bombe. Lo spargimento di sangue innocente deve finire. La vita, la pace e la giustizia devono prevalere su ogni cosa.
Per questo preghiamo, Signore, che sia la tua volontà. Sii l’arbitro tra le nazioni, il giudice di numerosi popoli. Così che le spade possano essere forgiate in aratri e le lance in falci.
“Nessun popolo alzi la spada contro un altro popolo; Nessuno si alleni per la guerra”.(Isaia 2:4)».

Buddisti, cattolici, ebrei, musulmani, ortodossi e protestanti francesi, che compongono la Crcf, la Conferenza dei responsabili di culto in Francia, affermano: «seguiamo con orrore e tristezza gli atti di morte compiuti da Hamas dalla Striscia di Gaza e le reazioni che provocano in Israele e nella Striscia stessa. Condanniamo la violenza in tutte le sue forme, e in particolare nella sua forma terroristica, e deploriamo il numero insopportabile di vittime civili. Condanniamo la presa di ostaggi civili e militari e chiediamo il loro immediato rilascio. Condanniamo ogni retorica che invita all’odio e alla distruzione.
Come leader religiosi in Francia, chiediamo di pregare per il popolo israeliano e palestinese, che oggi si trova coinvolto in una logica di guerra, per coloro che sono in lutto, per coloro che sono stati presi in ostaggio o che stanno vivendo l’angoscia di una persona cara che è stata rapita.
Facciamo appello alle forze politiche, religiose e culturali di tutto il mondo affinché agiscano per costruire una pace giusta e duratura in Israele e Palestina. Chiediamo ai leader politici del nostro Paese di lavorare per un’azione concertata della comunità internazionale.
Invitiamo i nostri concittadini, credenti e non credenti, a preservare e coltivare le relazioni fraterne che ci legano nel rispetto e nella cura reciproci; a respingere fermamente ogni antisemitismo, razzismo, disprezzo o discorso di odio e di morte; a cercare instancabilmente la verità e la giustizia in vista della pace. Ci impegniamo ad agire sempre in questo modo».

Un gran numero di rappresentanti della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) ha espresso il proprio orrore per l’escalation bellica del conflitto in Medio Oriente con numerosi morti e feriti. «Condanno profondamente i terribili attacchi terroristici», ha dichiarato Annette Kurschus, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania. «I nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolti alla popolazione di Israele, il cui Paese abbiamo visitato solo pochi giorni fa».
Lunedì sera 9 ottobre, nella Nikolaikirche di Lipsia, numerose persone si sono riunite per una preghiera per la pace.
La vescova protestante di Amburgo, Kirsten Fehrs, durante la preghiera per la pace nella chiesa di Lipsia, lunedì, ha fatto appello a pensare a coloro che sono stati attaccati in Israele e a protestare contro le uccisioni.
«Non importa come la pensiamo sul conflitto in Medio Oriente, con tutte le sue guerre e le occasioni di pace mancate: Qui è stato superato un confine civile», ha detto Fehrs nel suo sermone. 

La Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti ha diramato un comunicato per dire: «L’ultimo scontro tra israeliani e palestinesi ha visto ancora una volta uno spargimento di sangue, con dichiarazioni di guerra e di vendetta da parte dei leader israeliani. Mentre centinaia di morti e migliaia di feriti giacciono a terra, noi siamo addolorati. Siamo sconvolti dal fatto che questo lungo conflitto, segnato dalle battaglie, abbia preso un’altra piega mortale. Preghiamo per coloro che sono morti, stanno morendo e sono feriti da entrambe le parti. Chiediamo allo Spirito Santo di intervenire per riportare la calma e la ragione quando la vendetta e l’odio sembrano aver preso il controllo.
Preghiamo per i nostri collaboratori della missione che devono navigare in questo paesaggio in continuo cambiamento e per i nostri partner che hanno messo in gioco la loro stessa sicurezza, non solo cercando soluzioni alla crisi in corso nella regione, ma anche per coloro che si trovano a Gaza, negli ospedali che sono sommersi dai morti e dai feriti. Preghiamo affinché i leader di entrambe le parti facciano un passo indietro e prendano in considerazione una soluzione pacifica e giusta che vada a beneficio di tutti.
Mentre questi eventi continuano a svolgersi, ci rivolgiamo a te, o Signore, per la tua voce calma e la tua mano guida. Anche in mezzo al fuoco, alla distruzione e alle grida di dolore di entrambe le parti di questa scena orribile, sappiamo che tu sei in mezzo a loro. Possa il tuo Spirito dimorare in mezzo a loro e guidarli verso un esito pacifico per tutti».

Le Chiese per la Pace in Medio Oriente(Cmep), organizzazione statunitense di cui è parte la Chiesa Unita di Cristo (Ucc) «continuano a piangere la devastante perdita di vite umane in Israele/Palestina. Mentre il numero delle persone uccise e ferite aumenta, chiediamo alle persone di fede di rimanere impegnate nella preghiera e nel lavorare per la fine immediata della violenza. Tuttavia, la cessazione del conflitto non porterà automaticamente alla giustizia. Senza attenzione alle questioni sistemiche fondamentali della guerra e dell’occupazione in corso del territorio palestinese, non ci sarà vera pace. In un momento in cui la corsa dei governi sarà rivolta a maggiori risposte militari, il Cmep chiede la fine immediata di ogni violenza e chiede moderazione a tutte le parti. Il Cmep è profondamente preoccupato dalla prospettiva di una prolungata offensiva militare israeliana e di una possibile invasione di terra a Gaza che potrebbe provocare un numero considerevolmente maggiore di morti e distruzioni e una più ampia guerra regionale. La metà dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza sono bambini».

Il Cmep «condanna le notizie secondo cui il governo israelianoavrebbe tagliato elettricità, acqua e carburante alla popolazione di Gaza. Queste azioni costituiscono una punizione collettiva e il diritto internazionale definisce tali azioni illegali e inconcepibili. La mancanza di acqua, elettricità, carburante e accesso alle forniture mediche avrà un impatto disastroso su milioni di civili a Gaza, soprattutto su coloro che necessitano di cure mediche immediate. Chiediamo la ripresa dell’energia elettrica, dell’acqua e del gas per la popolazione di Gaza. Il Cmep chiede la protezione dell’accesso agli aiuti umanitari e la cessazione del conflitto in modo che possa essere offerta assistenza medica di emergenza».