Attacchi informatici ai siti delle chiese

Chiesa evangelica riformata svizzera e Consiglio Ecumenico delle Chiese vittime di hacker dopo l’annuncio della Conferenza sull’Armenia

 

La situazione è senza precedenti per la Chiesa evangelica riformata svizzera (Cers), l’organizzazione ombrello protestante del Paese. Da quasi un mese sta affrontando una preoccupante ondata di attacchi informatici. Lo racconta il giornale elvetico Réformés sul suo sito internet. «Da quando abbiamo pubblicato l’annuncio della nostra conferenza sulla conservazione del patrimonio armeno, abbiamo osservato un’imponente ondata di attacchi bot, fino a 50.000 tentativi di accesso automatizzati al giorno», afferma Stephan Jütte, responsabile della comunicazione. «Questo è senza precedenti per noi, sia nella forma che nell’intensità».

Il 27 e 28 maggio, ieri e oggi, si sta svolgendo a Berna un’importante conferenza sulla protezione del patrimonio culturale e religioso armeno nel Nagorno-Karabakh, che si sta concentrando anche sulla situazione attuale delle centinaia di migliaia di sfollati. L’ offensiva dell’Azerbaigian su questo territorio nel settembre 2023 ha portato alla dissoluzione dell’autoproclamata Repubblica Armena del Nagorno-Karabakh nel gennaio 2024. La popolazione, a maggioranza armena, è poi fuggita, temendo rappresaglie e un ritorno definitivo sotto l’autorità di Baku.

 

«Gli attacchi informatici gli attacchi si manifestano attraverso la compilazione automatica dei nostri moduli online», spiega ancora Stephan Jütte. «Mirano a saturare la nostra infrastruttura. Non è stato osservato alcun accesso a dati sensibili, ma ciò potrebbe influire sulle prestazioni del nostro sito».

Poiché gli attacchi sono iniziati «subito dopo la pubblicazione online di questa comunicazione», i dubbi si sono naturalmente rivolti all’Azerbaijan. Un dipendente ha confermato che internamente i sospetti abbondavano in questa direzione. 

 

In effetti, sebbene l’anomalia sui server sia stata rilevata e segnalata ai responsabili dell’Cers dai partner informatici, questi ultimi erano già stati allertati dai colleghi del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec), co-organizzatore dell’evento e abituato a questo tipo di attacchi. «Dal 2016, siamo stati costantemente attaccati da vari gruppi sui canali digitali. Soprattutto quando si tratta di eventi connessi alle situazioni di Israele e Palestina, Ucraina e Russia, Papua Occidentale, Armenia e Colombia», conferma Marianne Ejdersten, direttora delle Comunicazioni del Cec. Aggiunge: «Quando abbiamo organizzato il culto di preghiera globale in solidarietà con l’Armenia nel novembre 2024, il giorno prima dell’apertura ufficiale della COP29 a Baku, il nostro sito web è stato pesantemente attaccato dai bot».

 

Per far fronte agli attacchi attuali, la Cers ha rafforzato le sue misure di sicurezza installando filtri anti-bot, un monitoraggio attivo e altri adattamenti tecnici. Ciò ha causato un significativo rallentamento interno del sito, secondo un dipendente. 

Marianne Ejdersten racconta ancora: «Il Consiglio ecumenico subisce regolarmente attacchi informatici. Abbiamo rafforzato la sicurezza. Dobbiamo sempre pensarci due volte prima di pubblicare materiale per proteggere i più vulnerabili. Anche l’accreditamento dei media è più rigoroso. Fin dalla Guerra Fredda, è noto che agenti si introducessero agli eventi del Cec come rappresentanti dei media per accedere ai documenti. È molto probabile che sia la stessa cosa oggi, ma i metodi sono più sofisticati. Quando veniamo attaccati, i media mainstream si interessano a noi e scrivono di noi. In questo senso, l’attacco attira maggiore attenzione sulla causa. È successo diverse volte con la lobby israeliana. Ad esempio, una volta abbiamo lanciato una campagna per la giustizia idrica in Terra Santa e, grazie agli attacchi che la nostra campagna ha subito in vari modi, la portata del nostro lavoro è aumentata, raggiungendo diversi milioni di lettori in tutto il mondo».

 

Organizzata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dalla Chiesa Evangelica Riformata della Svizzera, questa conferenza di due giorni sta riunendo esperti di diversi settori per discutere possibili soluzioni e il ruolo della comunità internazionale. L’evento è stato aperto dall’attuale patriarca Karenin II, la più alta carica della Chiesa apostolica armena. Sono previste diverse conferenze di rilievo, che affronteranno prospettive ecclesiali, legali e diplomatiche, tra cui quelle di Jerry Pillay, segretario generale del Cec, dell’ex Procuratore generale della Corte Penale Internazionale Luis Moreno Ocampo e di Adama Dieng, ex vice segretario generale delle Nazioni Unite. Sarà inoltre organizzata una tavola rotonda interreligiosa sul ruolo delle religioni nella difesa dei diritti umani e dell’identità culturale, con la partecipazione del professor Azza Karam e del rabbino Alexander Goldberg. Saranno inoltre fornite testimonianze dirette di rifugiati, operatori socio-sanitari e osservatori che hanno vissuto la situazione sul campo. L’obiettivo è pubblicare un documento finale congiunto, con raccomandazioni concrete e un impegno per la cooperazione internazionale.

 

 

 

Foto di Ivars Kupcis