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In Africa dopo l’ebola anche la peste

Dopo l’ebola, la peste. L’organizzazione mondiale della sanità, l’Oms, lancia l’allarme segnalando un’improvvisa escalation di contagi in Madagascar. La morte nera, come veniva chiamata la peste in Europa, a causa dell’elevatissimo numero di vittime provocate, proliferando fra il degrado e la sporcizia, in realtà non è mai stata totalmente debellata. Sono 120 i casi accertati in questi ultimi tre mesi nella grande isola africana, più del doppio di quanti ne vengono segnalati in tutto il mondo nel corso di un anno, e 40 sono già i morti. La probabile causa della recrudescenza della malattia è legata all’abuso nell’uso di pesticidi e fertilizzanti, contro cui le pulci, che trasportano l’infezione dai topi agli umani, avrebbero sviluppato una resistenza particolare, rimanendo in vita più a lungo e quindi infettando anche l’uomo, in situazioni di scarsa igiene. La peste è curabile con antibiotici se identificata con rapidità, e nel corso degli ultimi decenni i vari focolai sviluppatisi sono sempre stati controllati con interventi tempestivi. L’ultima occasione in cui la malattia è finita sull’agenda dei mezzi di comunicazione è il 2013 in Perù, ma come detto focolai del male ritornano in varie parti del mondo. A preoccupare in questa occasione è l’elevato numero di vittime e l’alto rischio di contagio dettato dalle precarie condizioni sanitarie della nazione e dalle pratiche rituali che comportano contatti con il defunto alimentando la capacità del batterio di propagarsi.

Foto: “Thetriumphofdeath” di Pieter Bruegel il Vecchio (1526/1530–1569) – Museo del Prado. Con licenza Public domain tramite Wikimedia Commons.