La Casa delle Culture di Scicli compie nove anni

Il lavoro e l’impegno delle persone che animano la struttura di accoglienza nata in provincia di Ragusa, nell’ambito di Mediterranean Hope (MH) – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

La Casa delle culture di Scicli, in provincia di Ragusa, compie nove anni. Nove anni fa la struttura della cittadina siciliana, uno dei luoghi dove opera Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, cominciò il suo impegno nell’accoglienza delle persone migranti.

«È un impegno nel quale ci troviamo sempre a ricominciare da capo, impariamo ogni giorno – dichiara Giovanna Scifo, responsabile del progetto – . Ogni anno cioè scopriamo nuove sfide e purtroppo anche nuovi disagi, nuove necessità da parte delle persone che incontriamo. E ci sembra sempre, purtroppo, di essere poco, di riuscire a non fare abbastanza per tutti loro». In questo momento la struttura siciliana ospita 31 persone, tutte arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari realizzati da Fcei e Tavola valdese con Sant’Egidio e altre realtà della società civile, famiglie e singoli provenienti dalla Libia e dal Libano, di origine siriana. Vi lavorano sei operatori e operatrici, incluso un mediatore linguistico e culturale e diversi volontari.

«Ci rendiamo conto che la vulnerabilità è un elemento sempre più presente – continua Scifo – perchè il nostro territorio e l’Italia in generale non offrono sempre una così facile integrazione. I percorsi di vita delle persone sono complessi. Siamo comunque soddisfatti della nostra capacità, insieme alle realtà del territorio, in primis alla chiesa metodista e all’Opera metodista di Scicli che sono nostri principali partner in tutte le iniziative che realizziamo, di cambiare nel tempo. E ringraziamo tutte le persone che ci aiutano, in questa non semplice impresa nella quale riusciamo comunque sempre ad essere un gruppo coeso».

Tanti i progetti in cantiere, a nove anni dall’avvio della Casa delle Culture. «Stiamo iniziando ad esempio un nuovo percorso per l’insegnamento della lingua italiana dedicato in modo particolare alle donne straniere, di supporto a quelli proposti dalle istituzioni, che non sembrano mai sufficienti rispetto al loro bisogno di autodeterminarsi». Il lavoro, per i diritti di tutte e tutti, continua.