Affidarsi al Signore con cuore sincero
Un giorno una parola – commento a Salmo 107, 23-24; 31
Ascolta la meditazione:
Quelli che solcano il mare su navi e trafficano sulle grandi acque, vedono le opere del Signore e le sue meraviglie negli abissi marini. (…) Celebrino il Signore per la sua bontà e per i suoi prodigi in favore degli uomini
Salmo 107, 23-24; 31Dopo essere scampati, riconoscemmo che l’isola si chiamava Malta. Gli indigeni usarono verso di noi bontà non comune; infatti ci accolsero tutti intorno a un gran fuoco acceso
Atti degli apostoli 28, 1-2
Il Salmo 107 è il canto dei diseredati: viaggiatori di mare e terra, prigionieri in catene, esiliati, infermi. Tutto il campionario degli ultimi, i preferiti dal Signore, ma è anche il canto che celebra la grande potenza del Signore, che salva gli esseri umani dai pericoli della vita. Per il mondo antico il mare rappresentava un pericolo, un ostacolo difficile da superare; il mare è uno dei primi elementi messi in ordine da Dio durante la creazione, il mare si apre per consentire agli ebrei di salvarsi dalle truppe egiziane e travolge gli egiziani che li stavano inseguendo; il mare è presente anche nei racconti evangelici come scenario in cui Gesù opera i suoi prodigi, là dove i suoi discepoli risultano impotenti o increduli (la pesca miracolosa, la messa a tacere della tempesta in mare, il camminare sulle acque di Gesù).
I versetti del nostro salmo presentano un monito e al contempo un invito a chi si trova a solcare le grandi acque per le ragioni più disparate: chi ha visto la furia della tempesta in mare, chi ha potuto intravvedere l’abisso, sa che la potenza degli elementi naturali ha in sé qualcosa di terribile e meraviglioso al tempo stesso e sa che l’essere umano è impotente di fronte al dispiegarsi della potenza della natura, specie per un mondo che non aveva grandi tecnologie a disposizione per tentare di farvi fronte.
In questo scenario, il salmista invita allora ad affidarsi al Signore, solo il Signore può mettere in salvo l’essere umano che si affida a Lui, e lo fa per la sua grazia sovrabbondante, per la sua bontà, perché compie prodigi in favore degli uomini. Il versetto 31 è una specie di ritornello che il salmista ha già proposto ai versetti 8, 15, 21: dopo ogni tribolazione, dopo ogni angoscia rivelata a Dio e per la quale viene chiesto aiuto in preghiera, si assiste all’intervento del Signore che muta le angosce in preghiere di ringraziamento e di lode.
Fratelli e sorelle, questo salmo ci dice, una volta di più, che la potenza del Signore è al servizio dell’umanità benedetta che si affida a Lui con cuore sincero. Amen.