Dio ama le cose apparentemente insignificanti

Un giorno una parola – commento a Matteo 13, 31

Ascolta la meditazione:

Non ricordate più le cose passate, non considerate più le cose antiche. Ecco, io sto per fare una cosa nuova; essa sta per germogliare; non la riconoscerete?
Isaia 43, 18-19

Il regno dei cieli è simile ad un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo
Matteo 13, 31

Le Scritture ci rivelano che il Padre, il Dio dell’impossibile, è il Dio delle cose insignificanti. Le scelte di Dio sono sorprendenti, certamente controcorrente.
Nell’Antico Testamento, vediamo che, anziché di potentissime nazioni come l’Assiria e l’Egitto, Dio sceglie come suo popolo Israele, ovvero, delle insignificanti tribù nomadi.
Come primo re di Israele, Dio sceglie Davide e non il potente Saul.

L’elenco potrebbe andare all’infinito se pensiamo a Golia, a Raab, a Nataan.
Nel Nuovo Testamento osserviamo che Dio sceglie di incarnarsi nel figlio di un umile falegname, non un figlio di potenti; di abitare in una città di provincia, non a Gerusalemme. Preferisce predicare la buona novella agli ultimi, non ai signori tra i Giudei.

Tutto ciò perché il piano di salvezza di Dio passava attraverso i minimi, i più piccoli, i più deboli, gli emarginati.
Oggi come allora, a noi, piccole chiese, è dato di camminare nel solco dell’azione salvifica di Dio.

In questi giorni di arroganza, della ragione del più forte, non avvenga che ci scoraggiamo: a Lui piace così. A Lui piace servirsi di noi nell’umiltà: «molti primi saranno ultimi e molti ultimi primi» (Mc 10, 31).
Mosè sfidò faraone, Davide sfidò Golia… ambedue ne uscirono vincitori perché si fidarono del loro Dio.
Impariamo anche noi a fidarci del nostro Dio, facendo nostre le parole dell’apostolo Paolo: “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?” (v. Rm 8, 31b). Amen.