Caso Regeni. «Una bella giornata!»

Nei confronti degli imputati egiziani le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato

Il Giudice per l’udienza preliminare (Gup) di Roma ha rinviato a giudizio i quattro 007 egiziani connessi alla morte in Egitto del ricercatore italiano Giulio Regeni.

Nei confronti degli imputati (a seconda delle diverse posizioni), le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato – nell’ambito del procedimento penale sulla morte del ricercatore italiano Regeni, avvenuta nel 2016 in Egitto. Si tratta di Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abedal Sharif.

La decisione del giudice per l’udienza preliminare Roberto Ranazzi – che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco – è arrivata al termine dell’udienza preliminare ripresa il 4 dicembre dopo che la sentenza della Corte Costituzionale ha sbloccato il processo.

La prima udienza è stata dunque fissata per il prossimo 20 febbraio 2024, di fronte alla prima Corte d’Assise della Capitale.

«I quattro militari egiziani imputati, a vario titolo, per il sequestro, le torture e l’assassinio di Giulio Regeni, sono stati rinviati a giudizio – ha ricordato appena resa nota la notizia ieri Giuseppe Giulietti, già presidente del sindacato nazionale dei giornalisti italiani e oggi coordinatore nazionale di Articolo 21 liberi di… -. Il dibattimento comincerà il prossimo 20 febbraio. Così, dopo la sentenza della Corte Costituzionale si esce finalmente dalla palude di ostruzionismo, dei rinvii, dei cavilli, volti a impedire la celebrazione del processo. Un grazie – ha proseguito Giulietti – va a chi, anche oggi, ha voluto partecipare alla “scorta mediatica”: a Giulio siamo noi, alle istituzioni dei giornalisti, al presidente della Federazione Nazionale della Stampa, alla segretaria nazionale dell’Ordine, al segretario Usigrai, al presidente dell’Ordine del Lazio, alla comunità di Articolo 21 e del Premio “Roberto Morrione”. Un grazie – ha poi concluso -, alle croniste e a cronisti che non hanno mai smesso di “illuminare” la richiesta di verità e giustizia», ricordando infine l’appuntamento con la «scorta mediatica» del prossimo 20 febbraio, sempre a Roma, piazzale Clodio, davanti al Tribunale. Fuori il tribunale di Roma dopo l’esito del rinvio, la mamma di Giulio, Paola Deffendi, affiancata dal marito (Claudio Regeni) e dall’avvocata Alessandra Ballerini, ha detto: «Ringraziamo tutti. Oggi è davvero una bella giornata».