La promessa di salvezza all’intera umanità

Un giorno una parola – commento a Giovanni 10, 16

Ascolta la meditazione:

Il Signore, Dio, mi ha aperto l’orecchio e io non sono stato ribelle, non mi sono tirato indietro
Isaia 50, 5

Gesù dice: «Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore»
Giovanni 10, 16

Avevo un prozio, originario della Val di Susa, che da giovane era stato pastore. Quante volte da bambina mi incantavo a sentire i suoi racconti di pascoli, alpeggi e cani pastore. La sua voce pacata e cadenzata, allenata al fiato della montagna, mi parlava di un mestiere all’aria aperta che si prendeva il giusto tempo.

Un lavoro di accompagnamento, di ascolto e attesa, di cura paziente. Il pastore, uomo discreto ed esperto, conosce le sue pecore e i loro bisogni, se ne prende cura, conosce la natura e ne sa leggere i segni, sa dove si trovano i pascoli migliori ma anche i pericoli in agguato.

C’è un libro di Erri De Luca e Gennaro Matino, Mestieri all’aria aperta, dedicato a esplorare le figure professionali simboliche della Bibbia, che comincia così: «Scatto di passaggio tra il Testamento Antico e quello Nuovo è il cambio di mestiere preferito. L’Antico ama il pastore, il Nuovo il pescatore».
Vero è che molti prescelti dell’Antico Testamento – Abramo, Mosé, Davide – sono stati pastori, incarnando un mestiere di contatto tra il Creatore e le creature.

Ma nell’Evangelo di Giovanni ritroviamo Gesù stesso impegnato a insegnare ai farisei usando la similitudine del pastore per definire se stesso e la propria missione.
Nel versetto 16 Gesù si riferisce a un gregge che sarà unico e ascolterà un solo pastore.

Cristo rivolge una promessa di salvezza all’intera umanità, invitandoci a non pretendere un’esclusiva elezione, a non innalzare steccati etnico-religiosi o economico-politici, ma a riconoscerci fratelli e sorelle, membri di un solo gregge, nome collettivo per eccellenza, e riscoprire il senso di essere collettività e comunità.

Nel tempo che viviamo, così diviso, atomizzato, polarizzato, in un’attualità di guerra e massacri inauditi, questa è parola radicale, un invito a una salvifica trasformazione che ci riporti al senso di appartenenza collettivo al gregge umano in ascolto della parola di vita di un Dio-Pastore. Amen.