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Le Navi della Misericordia

Nel lontano 1978, Don e Deyon Stephens insieme ai loro quattro figli lasciarono la loro casa negli Stati Uniti, e si avventurarono in acque sconosciute per realizzare un sogno: trasformare una nave in un ospedale galleggiante dove i più bisognosi potessero ricevere cure specialistiche sicure e gratuite.

Diventando armatore per «seguire l’esempio di Gesù», Don – che insieme alla moglie infermiera erano membri dell’associazione cristiana Ywam (Youth with a Mission) – convinse il colosso Ubs a un prestito da un milione di dollari per comprare e trasformare in nave-ospedale un vecchio transatlantico italiano degli anni ’50, “Victoria”, ribattezzata “Anastasis”.

In 33 anni di servizio sono state quattro le navi-ospedale di Mercy Ships, ultime delle quali: l’“Africa Mercy”, che ha rimpiazzato “Anastasis” nel 2007, e la Global Mercy.

Dal ’78 le Mercy Ships hanno curato 2,4 milioni di persone tra cui 608 mila per cure mediche e dentali e 74 mila procedure “life-changing”. È stata condotta formazione su 34.500 persone, sono stati completati 1.100 progetti di sviluppo delle comunità, in 57 nazioni per 581 porti.

Oltre alle cure chirurgiche, il lavoro delle Mercy Ships ha avuto risultati anche a lungo temine: grazie alle relazioni che l’ente di beneficenza ha stabilito di volta in volta con i governi nazionali e i ministeri della salute, è stato possibile avviare la formazione di professionisti medici locali e dare sostegno ai sistemi sanitari nazionali.
Ogni anno, più di 3.000 volontari provenienti da oltre 60 paesi prestano servizio a bordo delle due navi ospedale civili più grandi del mondo, l’Africa Mercy e la Global Mercy. Professionisti come chirurghi, dentisti, infermieri, cuochi, elettricisti, idraulici, ingegneri, assistenti dedicano il loro tempo e le loro competenze per facilitare l’accesso a cure chirurgiche, ostetriche e anestetiche sicure.

Nella prima metà del 2023, più di 1.100 volontari globali hanno prestato servizio a bordo della nuovissima Global Mercy nel suo primo servizio in Senegal.
«Avevamo tre infermiere, tre chirurghi, due anestesisti, in rappresentanza di quattro diverse nazioni, solo per un intervento chirurgico», ha detto Don. Ricordando che durante l’intervento durato 18 ore, la paziente ha ricevuto plasma da parte dei membri dell’equipaggio e dei volontari, Don ha dichiarato: «La paziente ora ha più di sette unità di sangue provenienti da 15 nazioni diverse». Quella “banca del sangue ambulante”, ha aggiunto Don, e la generosità dei donatori, sono la rappresentazione simbolica della missione delle Mercy Ships.

Mentre l’organizzazione non profit continua a crescere, la preghiera di Don è che il suo staff e l’equipaggio rimangano fedeli ai valori fondamentali delle Mercy Ships: amare Dio, amare e servire gli altri, essere persone integre e lottare per l’eccellenza in tutto ciò che dicono e fanno.

All’inizio della loro avventura, Don e Deyon non avevano previsto l’entità dell’impatto di quel loro sogno. Tuttavia, come ha sottolineato Don, l’inimmaginabile non è poi così sorprendente, dato che Dio è «in grado di fare incommensurabilmente più di tutto ciò che chiediamo o pensiamo».
«Ho immaginato tutto questo all’inizio? No!», ha detto Don. «Mercy Ships è cresciuta al di sopra dei miei sogni più fervidi… Contando su ciò che Dio sta facendo e continuerà a fare, la mia speranza è che le Navi della Misericordia possano dare un piccolo ma significativo contributo nella crescita del regno di Dio nel continente africano».



Photo: Mercy Ships