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La musica, espressione olistica della fede

La musica è «un’espressione olistica della fede», lo afferma Uwe Steinmetz, musicista e compositore jazz dal 2015 e membro dell’Istituto di liturgia della Chiesa evangelica luterana unita di Germania (Velkd).

Steinmetz, da anni, dunque, contribuisce allo sviluppo delle comunità luterane che incontra (attraverso la musica), della Federazione luterana mondiale (Flm) ed è un membro attivo dell’International worship planning committee (Iwcp), organismo che sta preparando la tredicesima Assemblea della Flm, prevista nel 2023.

In questa intervista, pubblicata sul sito della Flm, Steinmetz parla del potere della musica, dell’influenza che questa ha nel plasmare le identità luterane e di un nuovo progetto in corso e che già unisce le diverse anime del luteranesimo.

La sua attenzione nel processo di studio delle identità luterane della Flm, risiede nella liturgia e negli aspetti musicali dell’identità luterana. Recentemente ha avviato un progetto di ricerca sulla musica luterana nel mondo. Può parlarci del progetto?

«È un progetto in corso d’opera e che sarà completato nel 2024. Posso però già dire che s’ispira a una delle intuizioni più lungimiranti di Martin Lutero, ossia che “accanto alla Parola di Dio vi fosse la nobile arte della musica, il più grande tesoro del mondo” – intuizione che “risuona” ancora oggi attuale. Essere luterano, significa poter esprimere la fede attraverso il canto e la musica. Musica che può essere la colonna sonora della vita, della fede, della percezione spirituale, dunque un’estensione della preghiera, oltre le parole.

La musica, per le (e nelle) congregazioni luterane, non si limita a essere un aspetto del servizio di culto. È un’espressione olistica della fede, ma anche un’esperienza concreta della vita quotidiana. Lamento, gioia, speranza, resistenza all’ingiustizia, desiderio di libertà. 

Un’esperienza che fu ben visibile in occasione della rivoluzione pacifica del 1989 nella Repubblica Democratica Tedesca, dove le chiese luterane furono catalizzatrici di cambiamenti sociali. La popolazione aveva allora bisogno di nuovi canti e al contempo di ancorarsi a vecchi inni per sostenere lo spirito comunitario e aiutare a proclamare la speranza, in un ambiente secolare al di là della dottrina teologica e del vocabolario religioso.

Man mano che conosco nuovi luterani in altre parti del mondo noto che la musica è spesso vissuta come una bussola per le sensibilità, per le visioni e per i sogni di intere società. Pertanto, la ricerca di nuove canzoni che forniscano un significato da una prospettiva cristiana non si è mai interrotta. 

Naturalmente ciò si muove di pari passo con la riscoperta degli inni tradizionali e delle loro qualità senza tempo nell’esprimere la fede comune nel corso dei secoli. 

Possiamo testimoniare come gli inni e i canti spirituali del XVI e XVII secolo siano ritornati popolari e attuali con nuovi arrangiamenti e nuovi adattamenti. Questa è una particolare qualità musicale e liturgica luterana: fornire spazi per un fruttuoso gioco tra la tradizione e la vita contemporanea in canti e parole che vanno oltre le mura della chiesa e si manifestano nella vita di tutti i giorni».

Come condividerà i risultati del suo progetto?

«Attraverso una raccolta di otto canzoni, precedentemente stampate come opuscoli. […] Sarà un’istantanea delle idee della Riforma sotto forma di canzoni. 

(Per ascoltare un brano clicca qui).

Seguendo il solco di un’ispirazione avvenuta cinquecento anni fa il progetto si concluderà con la pubblicazione di un “Global Achtliederbuch 2024”. Un mosaico, un volume, ricco di espressioni cristiane sia nel linguaggio sia nel suono, dunque, con sonorità contemporanee https://www.hymnsandrites2024.org/. […]

In che modo la Tredicesima Assemblea di Cracovia trarrà vantaggio da questo lavoro?

Sono molto grato di far parte del team dell’International Worship Planning Committee (Iwpc) strumento per l’Assemblea. Alcune delle canzoni “Global Achtliederbuch 2024” saranno senza dubbio utilizzate dall’Assemblea per alcuni culti condivisi. 

L’Assemblea ricorderà – anche a noi luterani – che il canto e l’ascolto reciproco sono al centro della pratica religiosa quando ci riuniamo. Impegnarsi musicalmente nella comunità è un’estensione naturale della preghiera e del servizio liturgico. L’Assemblea sarà una pietra miliare per sottolineare l’importanza della musica come espressione di fede e di vita della comunione luterana».

Qual è per lei il legame tra jazz e blues e la liturgia luterana?

«Sono cresciuto nella Germania del Nord, diventato cristiano nelle chiese luterane indiane e del Nord America. Ho vissuto importanti esperienze liturgiche nelle chiese luterane in Etiopia, Brasile e nell’Europa settentrionale e orientale. In molti di questi luoghi ho partecipato a liturgie e culti in cui il jazz e il blues avevano trovato una casa; la musica sacra da sempre è in dialogo con il mondo musicale contemporaneo. […] Sono convinto che le liturgie debbano sempre avere una prerogativa, quella di saper “integrare”, ossia accogliere, i canti e le parole contemporanee. Atteggiamento che vide in Lutero un precursore».