60 anni fa i morti di Reggio Emilia
2-4 luglio del 1960, l’Msi, il partito neofascista convoca il suo congresso a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza. E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Sono i mesi della vergogna, del governo Tambroni, un monocolore Dc con il determinante appoggio esterno proprio dell’Msi: la legittimazione quale forza politica dei fascisti di ieri e di oggi.
Le manifestazioni di protesta scoppiano in tutta Italia, a Genova a guidarle troviamo Sandro Pertini. Il Paese è percorso da un fremito di orgoglio, ovunque si scende in strada: il primo ministro dà alle forze dell’ordine la facoltà di aprire il fuoco in caso di emergenza, come accadde con Bava Beccaris 62 anni prima. Ma ora l’Italia è una Repubblica, una democrazia.
Eppure..il 7 luglio, 60 anni fa 182 colpi di mitra, 14 di moschetto e 39 di pistola falciano i protestanti a Reggio Emilia. A terra rimangono vari feriti e 5 corpi immobili, 5 operai comunisti. Sono i “morti di Reggio”: Lauro Farioli (operaio), Ovidio Franchi (operaio), Emilio Reverberi (operaio, partigiano nella 144ª Brigata Garibaldi, commissario politico nel distaccamento “G. Amendola”), Marino Serri (pastore, partigiano della 76ª SAP) e Afro Tondelli (operaio, partigiano della 76ª SAP).
Lo shock nel Paese è enorme: la Cgil proclama subito lo sciopero generale per il giorno successivo. La polizia spara ancora, a Palermo muoiono 4 persone fra cui un ragazzino di 15 anni, Giuseppe Malleo. I morti saranno 11 alla fine di quei giorni di lotta. Il governo Tambroni sommerso dalle proteste si dimette pochi giorni, il 19 luglio. Troppo tardi per evitare tutti questi morti. La guerra era finita da 15 anni, le ferite erano tante e sanguinavano ancora. L’oltraggio di un accordo parlamentare che legittimava il ricostituito partito fascista ha scosso le coscienze della gente. Come paiono lontani oggi questi discorsi.
Ci sarà un processo a carico di un vice-questore e di un poliziotto: tutti assolti con formula piena. Nessuno ha sparato, giustizia ancora una volta non è fatta. L’Italia ci farà l’abitudine a simili sentenze.
A quegli episodi Fausto Amodei, uno dei cantori di quegli anni di lotta e protesta ha dedicato una delle sue canzoni più celebri, “I morti di Reggio Emilia” per l’appunto, resa ancor più celebre dall’interpretazione di Milva.
Ecco il testo
Compagno cittadino, fratello partigiano
Teniamoci per mano in questi giorni tristi:
Di nuovo a Reggio Emilia, di nuovo là in Sicilia
Son morti dei dei compagni per colpa dei fascisti
Di nuovo, come un tempo, sopra l’Italia intera
Urla il vento e soffia la bufera
A diciannove anni è morto Ovidio Franchi
Per quelli che son stanchi o sono ancora incerti
Lauro Farioli è morto per riparare al torto
Di chi si è già scordato di Duccio Galimberti
Son morti sui vent’anni, per il nostro domani:
Son morti come vecchi partigiani
Marino Serri è morto, è morto Afro Tondelli
Ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti
Compagni, sia ben chiaro che questo sangue amaro
Versato a Reggio Emilia, è sangue di noi tutti
Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi
Come fu quello dei fratelli Cervi
Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso
È sempre quello stesso che fu con noi in montagna
Ed il nemico attuale è sempre e ancora eguale
A quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna
Uguale è la canzone che abbiamo da cantare:
Scarpe rotte eppur bisogna andare
Compagno Afro Tondelli, compagno Ovidio Franchi
E voi, Marino Serri, Reverberi e Farioli
Dovremo tutti quanti aver, d’ora in avanti
Voialtri al nostro fianco, per non sentirci soli
Morti di Reggio Emilia, uscite dalla fossa
Fuori a cantar con noi Bandiera rossa
Fuori a cantar con noi Bandiera rossa!