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Altri 75 siriani giunti in Italia grazie ai «Corridoi umanitari»

Sono atterrati questa mattina dal Libano a Fiumicino i 66 profughi (fra questi, 22 di età inferiore ai 14 anni) giunti grazie ai «Corridoi umanitari» promossi da Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), dalla Tavola Valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. I rifugiati siriani si aggiungono alle 1500 persone arrivate in Italia, in Francia e in Belgio, in modo legale e sicuro, dal febbraio 2016.

«Viva l’Italia», hanno gridato i bambini siriani atterrati stamane. Un ringraziamento al nostro paese ripetuto in occasione della consueta foto di gruppo al temine della conferenza stampa delle 11 indetta per salutare gli ospiti e per presentare ai giornalisti le tante storie di vita. All’incontro sono intervenuti il professor Paolo Naso, coordinatore del progetto Mediterranean Hope (Mh) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e in rappresentanza delle chiese metodiste e valdesi, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio e i rappresentanti del ministero dell’Interno, la vice prefetta Donatella Candura e il vice ministro degli Esteri, Mario Giro.

«Vorrei dedicare questo nuovo arrivo, che per noi è una festa e una gioia, a un bambino, Miracle. Un neonato di due chili e cento grammi, approdato due giorni fa sulle coste siciliane dopo la difficile e pericolosissima traversata del mar Mediterraneo. Poi – ha detto Paolo Naso –, vorrei dedicare questa importante giornata anche a Joud, un bellissimo bambino di cinque mesi che oggi è in mezzo a noi. Il padre di Joud è riuscito a fuggire dalla guerra, a lasciare il campo profughi che aveva raggiunto e, infine, ad approdare in Libano. Oggi la loro fuga è finita: tutti e due sono in mezzo a noi. Joud è arrivato in sicurezza, un viaggio ben diverso da quello di Miracle, con un regolare volo di linea. Questo è il senso di ciò che ci spinge a proseguire e a far conoscere nel mondo l’esperienza dei “Corridoi umanitari”. Per questi motivi – prosegue Naso –, come promotori dell’iniziativa, vorremmo che i “corridoi” in futuro diventino, sempre più, una pratica per tanti paesi e nazioni. Proprio oggi in Germania si sta discutendo seriamente per adottare, esportandolo come hanno fatto già altri paesi europei, il nostro modello di accoglienza. Siamo orgogliosi di quanto fatto sino a ora. Un progetto, quello dei corridoi umanitari”, attuato nel pieno rispetto della legge e delle tradizioni umanitarie civili che appartengono all’Italia. Che Dio vi benedica», ha concluso Naso rivolgendosi ai nuovi arrivati.

Dopo mesi, spesso anni, trascorsi nei campi profughi in situazioni di estrema precarietà e senza possibilità di frequentare la scuola per i bambini, i rifugiati da oggi saranno accolti nel nostro Paese grazie alla generosità di tanti italiani che hanno offerto le loro case, associazioni, parrocchie, strutture diaconali e verranno inseriti in percorsi di integrazione attraverso l’apprendimento della lingua e l’inserimento lavorativo. Il progetto è interamente autofinanziato dalle realtà che lo hanno promosso.

«Siete a casa vostra – ha detto, infatti, il presidente di sant’Egidio Marco Impagliazzo –. Come dite voi, “casa mia e casa tua”. Oggi ci sono tra di voi più di venti ragazzi, bambini, che sono la nostra speranza per il futuro, sia dell’Italia che della Siria. Siamo qui per garantirvi cure, protezione e amicizia e per questo vorrei ringraziare l’Italia e gli italiani. Oggi – ha proseguito Impagliazzo –, entrando in questo aeroporto avete urlato “grazie Italia, viva l’Italia”. L’Italia, atraverso i “corridoi umanitari”, ha dimostrato una grande accoglienza. L’Italia è fatta da tanti italiani capaci di accogliere; nelle comunità nelle loro case nelle loro strutture e parrocchie. L’Italia vi accoglie perché la guerra in Siria non è finita, perché la sofferenza vostra e di tanti vostri conterranei non è finita. Tutti ciò che noi facciamo – ha concluso Impagliazzo –, lo facciamo con il cuore. Di fronte alla tragedia siriana dobbiamo avere un cuore aperto e ospitale. Oggi voi siete accolti non solo in Italia, ma nel nostro cuore».

In meno di due anni sono arrivati oltre mille profughi giunti in sicurezza in Italia grazie al protocolo sottoscritto il 15 dicembre del 2015 tra la Fcei, la Comunità di Sant’Egidio e i ministeri degli esteri e dell’Interno: «Oggi è un giorno di gioia per noi e per voi – ha detto la vice prefetta Donatella Candura in rappresentanza degli interni –, ora, però, vi aspetta un cammino e un percorso nel quale incontrerete delle difficoltà, troverete nel vostro percorso usi e costumi diversi. Il mio augurio è quello di non scoraggiarvi, noi siamo qui per aiutarvi nel vostro difficile percorso».

Anche il vice ministro Mario Giro, nel dare il suo benvenuto ha ricordato: «Nel sorriso di tutti voi c’è la speranza per il futuro. Noi non dimentichiamo la guerra nel vostro paese e ci sentiamo responsabili come italiani, come europei e come occidentali, proprio perché questa non è stata fermata. Una guerra che purtroppo dura da sette ininterrotti anni, più della Seconda guerra mondiale; una guerra che vi ha costretti all’esodo, alla fuga e a sofferenze atroci. La Siria era un bel paese e dovrà tornare ad esserlo. I “Corridoi umanitari” sono per noi, e spero anche per voi, una piccola luce di speranza».

I principali obiettivi dei Corridoi umanitari: evitare viaggi dei profughi con barconi della morte nel mediterraneo; contrastare il micidiale business degli scafisti e dei trafficanti di uomini; concedere a persone in condizione di vulnerabilità, famiglie con bambini, donne sole, anziani, malati persone con disabilità un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo; consentire di entrare in Italia in modo sicuro per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede necessari controlli da parte delle autorità italiane.