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Divisi dai confini. Uniti dal servizio al prossimo

Dall’inizio della crisi dei migranti, oltre cinquecentomila persone sono entrate nella Repubblica di Croazia. Pochi giorni fa, il campo profughi presente a Slavonski Brod (una città nella Croazia orientale, al confine con la Bosnia ed Erzegovina) è stato coperto dalla prima neve, che è stata utilizzata per realizzare un pupazzo di neve con le braccia spalancate, a simboleggiare l’ospitalità e l’accoglienza offerta ai rifugiati che giungono in Croazia.

Alla ricerca di una vita più sicura, in cerca di libertà e di dignità, molti sono stati costretti a lasciare le loro case, il lavoro, tutto ciò che possedevano, e a intraprendere il loro viaggio della speranza verso una vita migliore. Questo «viaggio della speranza» che ha avuto inizio in Siria, e ha attraversato la Turchia, la Grecia, la Macedonia, l’Ungheria, la Serbia, la Croazia, la Slovenia, l’Austria per giungere infine in Germania, non è stato facile. Spesso si è trattato piuttosto di un «viaggio attraverso l’inferno», e la Croazia si è trovata al centro di questo dramma, diventando testimone della più grande crisi migratoria della storia dalla seconda guerra mondiale.

Oltre mezzo milione di persone finora è passato per il campo profughi di Slavonski Brod, dove fin dal primo giorno della crisi migratoria sono giunti numerosi volontari provenienti dalle chiese protestanti a prestare servizio. Pur differendo su alcune questioni teologiche, i volontari sono uniti dall’intento di portare aiuto e sostegno ai rifugiati. Finora sono stati circa 170 i volontari provenienti da 22 diversi paesi (Usa, Regno Unito, Germania, Spagna, Francia, India, Arabia Saudita, Bosnia-Erzegovina, Lituania, ecc.) che attraverso l’Alleanza evangelica protestante sono passati per il campo profughi di Slavonski Brod.

Con l’arrivo dell’inverno e le condizioni meteorologiche sempre più difficili, i volontari sono impegnati nella distribuzione di «pacchetti invernali» – contenenti guanti, sciarpe, calzini, e scarpe invernali. Ogni giorno vengono distribuiti circa 700 pacchetti invernali, a cui si aggiungono generi alimentari di prima necessità.

Al di là dell’aiuto materiale, i volontari dedicano del tempo a parlare con i profughi, a pregare per loro, e a testimoniare Cristo a coloro che ancora non lo conoscono.

«Possiamo essere divisi da confini o da opinioni diverse, ma il nostro Dio e l’aiuto al prossimo sono ciò che ci unisce. Quel poco che facciamo può cambiare in meglio la vita di qualcuno», ha dichiarato Elvis Džafić, coordinatore dei volontari del Croatian Baptist Aid.

Fonte: Ebf

Photos: Croatian Baptist AID