Vincere il male con il bene

 
Un giorno una parola – commento a Romani 12, 21

 

Guai a quelli che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre

Isaia 5, 20

 

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene

Romani 12, 21

 

Nella prima parte della Lettera ai Romani, Paolo ci dice che Dio ha manifestato la sua misericordia verso di noi e lo ha fatto donando suo figlio sulla croce «mentre eravamo ancora peccatori» (Rom. 5:8), lontani da Lui. La Sua giustizia non si è dunque manifestata punendo severamente i cattivi e premiando i buoni, ma aprendosi a coloro che erano lontani da Lui. Se questo è l’approccio che il Signore ha avuto nei nostri confronti, non diverso può essere l’approccio che noi dobbiamo avere nei confronti del nostro prossimo e non potremo incarnare se non un’“etica dell’apertura e dell’accoglienza”. Non si tratta di essere “buonisti”, come si dice oggi, ma di leggere la realtà con occhi nuovi, a partire da Cristo.

 

Qual è dunque l’atteggiamento da tenere? D. Bonhoeffer scrive: «Senza Cristo non conosceremmo Dio, non potremmo invocarlo, non potremmo venire a lui. Ma senza Cristo non conosceremmo nemmeno il fratello e non potremmo incontrarlo». La strada che mi unisce al mio prossimo è, dunque, quella che passa attraverso Gesù Cristo: io ora posso leggere in chi mi sta di fronte un peccatore amato da Dio, esattamente come lo sono io. Per arrivare a questo, devo però fare un grosso lavoro su me stesso ed imparare a lasciare da parte il mio orgoglio. Non è facile, perché il male è ben radicato nel mondo – e dunque bisogna fare in modo che anche «l’altro» cominci a guardare con occhi nuovi la realtà. Non è facile; ma la battaglia va combattuta con tutte le nostre forze perché questa è l’unica strada che può disinnescare la spirale della violenza. C’è un esempio che mi pare significativo. In Sudafrica, tra gli anni ‘60 e ‘80 Nelson Mandela fu condannato all’ergastolo. Ma dopo la sua liberazione, appena eletto Presidente della Repubblica, egli invitò a pranzo il pubblico ministero che durante il processo aveva chiesto per lui la pena di morte. Questi uscì sbalordito dal pranzo e dirà di Mandela: «quell’uomo è un santo». No, non era un santo; ma un cristiano evangelico sì. Amen.