La voce di Osea che spunta dal deserto degli dèi
Un commentario atipico che si deve ad Alberto Mello, monaco della Comunità di Bose
In un tempo in cui a dirigere il coro delle voci è il fascino della forza e anche Dio viene ingaggiato per dar man forte alla violenza, giustificandola a suon di versetti biblici, vogliamo segnalare un commentario biblico, tanto agile quanto intenso, che recupera il senso profondo delle parole della Scrittura, evidenziando l’amore nonviolento del protagonista divino. Si tratta dell’ultimo contributo offerto da Alberto Mello, monaco della comunità ecumenica di Bose. Un commento al libro del profeta Osea*. Come già indica il titolo, si tratta di una rilettura di tutta la storia dell’Israele biblico alla luce dell’amore misericordioso di Dio, cuore del messaggio profetico di Osea. Un amore sorprendente, gratuito, e tuttavia in grado di mostrarsi insieme alla giustizia e alla fedeltà.
Un amore che si sottrae alla presa retorica – resistendo alle semplificazioni cui è sottoposto il testo – e si misura con le contraddizioni della vita. Neppure l’amore può tirarsi fuori dal grande dibattito che caratterizza le Scritture ebraico-cristiane. In particolare, il libro di Osea risulta scandaloso per la sensibilità attuale, per le donne, prese nel morso tra Gomer, la moglie infedele del profeta, e Maria, la donna angelicata esaltata da una certa tradizione. La forza di questo commentario consiste nel provare a prendere sul serio le fatiche che emergono rispetto a certe narrazioni dell’amore, che troppo in fretta arruolano Osea al loro servizio. Non vengono irrise nemmeno certe domande anacronistiche rispetto testo, mostrando che cosa significhi fare teologia, dire Dio a partire dalle fratture della vita. Osea non è profeta, nonostante le sue fatiche biografiche, ma proprio a causa della sua biografia. E Dio sembra intuire qualcosa della sua identità con il suo popolo attraverso la vicenda di un amore ferito.
Quale immagine di Dio ci viene attestata nel libro di Osea? Alberto Mello dà voce all’interrogativo teologico, evidenziando il lavoro decostruttivo del profeta, che opera un vero e proprio “deserto degli dèi”; e, allo stesso tempo, attinge all’immaginario religioso del suo tempo per ripensarlo alla radice sulla base dell’esperienza complessa dell’amore.
Insieme all’abilità di far emergere la novità di un tema, perlopiù ritenuto logoro e inflazionato, ci sembra importante evidenziare il modo di procedere scelto all’autore. Che cos’è un commentario biblico? Di solito, si tratta di uno strumento da consultare nel momento in cui si vuole affrontare un brano di un certo libro delle Scritture. La qual cosa è possibile anche a proposito del testo che presentiamo. Ogni autore, normalmente, dichiara l’approccio scelto nel leggere il testo preso in considerazione. E se non lo fa, chi legge lo individua facilmente, osservando come si muove il commentatore, quali domande rivolge al testo.
C’è chi procede come un archeologo, analizzando i vari strati che costituiscono il libro in esame. Altri, invece, non si dilettano nello scavare ma nell’illustrare il disegno finale. C’è chi è particolarmente sensibile alla storia degli effetti, ovvero alle riletture operate nel corso dei secoli, e non solo dagli esegeti. Chi fa sentire come il testo trova espressione nella cassa di risonanza delle tradizioni e delle culture. Inoltre, insieme all’approccio scelto dal commentatore, vi sono evidenti differenze di stile: erudito, pedante, pastorale…
In quale casella di questa griglia possiamo inserire il commentario di Alberto Mello? Qui sta l’aspetto più sorprendente di questo testo: la sua inafferrabilità, dal momento che compone con sapienza i vari approcci e stili. In modo non pedante, mostrando come interpretazioni divergenti possano essere tenute insieme, in nome peraltro di quella sapienza biblica che non segue il principio di non contraddizione ma insegna a sostenere le tensioni. Con felice delicatezza, l’autore accompagna lettrici e lettori nel mondo di Osea. E nello stesso tempo mostra come questo testo profetico entri in dialogo con gli altri profeti e con la Scrittura tutta. L’uno e l’altro Testamento sono convocati nel mondo di Osea per esprimere coralmente il cuore delle Scritture.
Accennavamo sopra al fatto che questo, come tutti i commentari biblici, si presta a una consultazione per sondare il senso di un particolare brano. Ma, a differenza della maggior parte dei commentari, questo testo sollecita chi legge a una lettura continua, dall’inizio alla fine. Perché la lettura è agevole, piacevole, veloce, mai ridondante o eccessivamente tecnica. Ma anche perché Alberto Mello ci accompagna in un percorso in cui l’atto di lettura diviene intelligenza della fede e cammino spirituale, orchestrato polifonicamente.
La scientificità del commento non va contro la fruibilità esistenziale del testo. Entrando dalla porta del libro del profeta Osea, si percorrono tutte le Scritture e si affrontano le grandi questioni dell’abitare la terra nutrendosi della Parola, vivendo di fede. Al termine della lettura si matura la sensazione che proprio così desidera essere letta la Parola attestata nelle Scritture. E che proprio dando risonanza al testo in questo modo la Parola riesce ancora a intercettare i nostri vissuti, mostrando dove sia il cuore, l’essenziale cui prestare ascolto.
* Alberto Mello, Amore e non sacrificio, Qiqajon, Magnano 2025.