Siria. Campagna deliberata di terrore
Secondo attivisti per la libertà religiosa i cristiani rischiano la cancellazione culturale
Le minoranze religiose in Siria – cristiani, alawiti e drusi – sono sempre più bersaglio di jihadisti radicali e milizie estremiste. Lo denunciano attivisti per la libertà religiosa, che chiedono agli Stati Uniti di intervenire.
«Non sono episodi isolati, ma una campagna deliberata di terrore», ha dichiarato il dottor Morhaf Ibrahim, presidente della Alawites Association of the United States, durante una conferenza a Capitol Hill.
Dopo la caduta di Bashar al-Assad nel dicembre 2024, le violenze sono esplose. L’alleanza islamista Hayat Tahrir al-Sham, formata da ex miliziani di Isis e Al Qaeda, ha preso il potere, mentre lealisti e nuove milizie alimentano massacri e vendette settarie. A marzo, secondo Reuters, quasi 1.500 alawiti sono stati massacrati sulla costa mediterranea.
Le atrocità non si limitano alle uccisioni: donne e ragazze vengono rapite, ridotte in schiavitù sessuale o costrette a matrimoni forzati.
Il 22 giugno un kamikaze si è fatto esplodere nella chiesa di Mar Elias a Damasco, durante la celebrazione domenicale, uccidendo oltre venti fedeli.
«I cristiani siriani affrontano una crisi esistenziale», ha avvertito Richard Ghazal, direttore di In Defense of Christians. «Ogni attentato, ogni chiesa profanata, ogni esodo avvicina la Siria a perdere un pilastro spirituale e culturale di duemila anni».
Prima della guerra civile del 2011 i cristiani erano circa il 10% della popolazione (2 milioni). Oggi ne restano meno di 300.000. Antiochia fu la prima città dove i seguaci di Gesù furono chiamati “cristiani”, e sulla via di Damasco avvenne la conversione dell’apostolo Paolo: luoghi simbolo ora a rischio di cancellazione.
Secondo Ghazal, la scomparsa di cristiani, alawiti e drusi — comunità storicamente moderatrici e promotrici di convivenza — favorirebbe l’espansione delle ideologie radicali. «La loro eliminazione segnerebbe la perdita di un ponte vitale tra Oriente e Occidente», ha avvertito.
Gli attivisti chiedono agli Stati Uniti di condizionare ogni dialogo con il governo provvisorio siriano – oggi una coalizione di fazioni islamiche – al rispetto delle minoranze e alla garanzia della libertà religiosa.
Il presidente Ibrahim ha sollecitato Congresso e amministrazione americana ad agire subito: «Proteggere alawiti, cristiani, drusi, curdi e tutte le minoranze non è solo un imperativo morale. È il fondamento della pace in Medio Oriente. La via migliore per una Siria stabile e prospera è la decentralizzazione».