Palermo. Lo sguardo e le parole delle comunità accoglienti
Un convegno sabato 20 nel capoluogo siciliano per esplorare le potenzialità narrative del settore sociale. Coinvolto anche il nostro giornale
Che cos’è il “capitale narrativo”? E in che modo esso ha a che fare con il settore sociale, costituito da enti pubblici, ma anche dal terzo settore e, per noi, dal lavoro diaconale?
La questione è d’attualità con il convegno che si tiene a Palermo sabato 20 settembre, a partire dalle 9,30 nella Sala Martorana di Palazzo Comitini, con il titolo «Quinto capitale. Lo sguardo e le parole delle comunità accoglienti». Organizzatore dell’iniziativa il Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) della città di Palermo, insieme al Centro diaconale La Noce e a “Il Mediterraneo24”.
La riflessione è nata durante il lavoro di “co-costruzione” della rete di comunicazione del Sai Palermo, quando è emersa la volontà, avvertita da molti nodi della rete di comunicazione, di dare una visibilità nuova alle persone protagoniste di storie e del lavoro del settore sociale che hanno risposto ad una domanda: in che modo il settore sociale «deve prendere consapevolezza della ricchezza della propria storia?». Rifacendosi a un’immagine impiegata da Luigino Bruni, economista e collaboratore di Avvenire, «Il capitale narrativo è direttamente proporzionale al “movente ideale” di una organizzazione o di una comunità. Se viene meno l’ideale, l’organizzazione muore o si trasforma al punto di snaturarsi».
Il Comune di Palermo ha per questo ritenuto di fare una scelta innovativa, spiega Gabriella Debora Giorgione, giornalista ed esperta di comunicazione del Sai Palermo. «Il “Sai – Sistema Accoglienza Integrazione”, nella persona di Angela Errore, responsabile di “Casa dei Diritti e dei progetti Sai per la Città, ha scelto di istituire la figura del “comunicatore”», che potesse lavorare in parallelo con le altre figure professionali del settore: assistenti sociali, avvocati, animatori sociali e psicologi. «Il lavoro ruota intorno a tre ambiti per altrettanti progetti della Città: quello definito “Ordinari”, che accoglie adulti e famiglie, anche monoparentali (181 persone); quello che accoglie minori stranieri non accompagnati (240, tra ragazzi e ragazze); quello definito “Ds-Dm” che accoglie persone migranti con disabilità mentali o specifiche (4 persone). La gestione dei tre progetti è affidata, complessivamente, a 14 enti attuatori, tra i quali il Centro diaconale “La Noce”».
«Mi sono resa conto – spiega Angela Errore – che quanto avviene all’interno del settore sociale era conosciuto prevalentemente dai soli addetti ai lavori: magari anche fra colleghi da una città all’altra. Però tutto quanto è innovazione circolava sempre solo su canali specifici: invece esso è un patrimonio di lavoro (lavoro di qualità, lavoro sfidante, svolto tra l’altro con denaro pubblico) che andrebbe valorizzato, soprattutto di fronte alle narrazioni comunemente diffuse e distorte, come quella relativa alle migrazioni. Per questo aveva senso, per me, senso inserire in un gruppo di lavoro anche un operatore della comunicazione. Si trattava di dare voce, quindi, a un lavoro che già esisteva». Una comunicazione, tra l’altro, che può funzionare nei due sensi: «Esattamente – prosegue Errore –: una corrispondenza biunivoca che diventa possibile quando gli operatori prendono atto che stanno facendo, e bene, un lavoro pregevole. È una comunicazione “dentro/fuori” che potenzia il lavoro interno e rende visibile all’esterno quello che accade, in una sorta di “autorigenerazione”: io operatore vengo gratificato, e quindi lavoro meglio, anche perché anche il mio lavoro, fin qui poco conosciuto, acquista visibilità. In questo senso il “capitale narrativo” costituisce una potenzialità in un settore che è diventato un fattore strategico per l’occupazione: se io operatore, raccontandomi, faccio aumentare l’appeal di enti, associazioni e potenziale umano, aumento anche la loro capacità economica, gratificando le persone e invogliandole ad aumentare le loro competenze e professionalità. Così si rimettono in moto energie, economia e soddisfazione. Se poi si fanno attrarre delle forze più giovani, contribuiranno a portare aria nuova e nuove competenze».
Dal canto suo, anche Anna Ponente, direttrice del Centro diaconale La Noce, ripercorre la storia “comunicativa” dell’istituto, una storia inizialmente condotta in maniera “tradizionale” e affidata al sito web e ai social media. «Questo nell’ottica di far conoscere all’esterno l’attività svolta – ci dice –, in anni di lavoro fatti a confronto con professionisti del settore, ponendoci sempre un interrogativo sul ruolo che la parola ha nel comunicare, e sul modo in cui essa possa rendersi propositiva in un’ottica che non sia meramente informativa o esclusivamente promozionale. Essa può essere anche uno stimolo, non solo per raccontare, ma per spiegare quello che è il nostro punto di vista su aree importanti di riflessione nell’ambito politico-sociale. Per noi quindi anche la comunicazione è “politica”, è un modo per raccontare la diaconia politica e il rapporto tra la diaconia e la città, per illustrare il pensiero della diaconia sulle grandi aree tematiche che investono i diritti, le disuguaglianze sociali, la programmazione o meno delle politiche sociali e della vicinanza ai bisogni reali delle persone».
A ragionare di questa materia sono stati dunque coinvolti sabato 20 responsabili politici, operatori sociali e della comunicazione: 𝐅𝐚𝐛𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞𝐥𝐥𝐢, assessore all’Accoglienza migranti del Comune di Palermo; 𝐀𝐧𝐠𝐞𝐥𝐚 𝐄𝐫𝐫𝐨𝐫𝐞, responsabile di “Casa dei Diritti” e dei progetti Sai; 𝐆𝐚𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐃𝐞𝐛𝐨𝐫𝐚 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞; 𝐀𝐧𝐧𝐚 𝐏𝐨𝐧𝐞𝐧𝐭𝐞, direttrice del Centro diaconale “La Noce”; 𝐅𝐢𝐥𝐢𝐩𝐩𝐨 𝐏𝐚𝐬𝐬𝐚𝐧𝐭𝐢𝐧𝐨, giornalista e direttore de Il Mediterraneo 24; 𝐏𝐢𝐧𝐨 𝐂𝐢𝐨𝐜𝐢𝐨𝐥𝐚, giornalista di Avvenire; 𝐌𝐚𝐭𝐭𝐞𝐨 𝐒𝐜𝐚𝐥𝐢, giornalista e coordinatore di RBE – Radio Beckwith evangelica e Tv; 𝐂𝐥𝐚𝐮𝐝𝐢𝐨 𝐆𝐞𝐲𝐦𝐨𝐧𝐚𝐭, giornalista di Riforma – L’Eco delle Valli valdesi; 𝐅𝐚𝐛𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐌𝐢𝐧𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚, giornalista e responsabile comunicazione della Fondazione “CON IL SUD” e dell’impresa sociale “Con i Bambini”.