Un ostello per la dignità dei lavoratori

Si inaugurerà sabato in Piemonte, su iniziativa della Fcei, una struttura per dare un tetto ad alcuni lavoratori stagionali del comparto frutta. La nostra intervista a Libero Ciuffreda

 

Ogni anno, si stima che circa 12.000 lavoratori stagionali di origine straniera arrivino nella piana del Saluzzese in Piemonte per la raccolta della frutta. La stagione inizia a giugno con mirtilli e ciliegie, prosegue con pesche, albicocche e prugne, e raggiunge il suo apice con la raccolta delle mele, da agosto a novembre. Molti stagionali provengono da altre aree rurali del Sud Italia – da Rosarno, dalla provincia di Napoli o dalla Sicilia – e si trovano fin da subito costretti ad affrontare la questione cruciale, quella abitativa, ossia, trovare un alloggio e possibilmente dignitoso.

 

L’abitare dei braccianti stagionali si struttura lungo tre direttrici principali: le sistemazioni offerte direttamente dalle aziende agricole, le accoglienze diffuse promosse da alcuni Comuni e da enti del territorio e infine il vasto e precario mondo dell’abitare informale. Per questo motivo, una cascina poco distante dal centro di Revello (Cn) è stata adibita a luogo ospitale e abitativo.

 

Dopo Dambe So, la “Casa della dignità” aperta in Calabria nel 2022, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, attraverso il suo programma migranti e rifugiati Mediterranean Hope (MH), inaugurerà il prossimo 13 settembre alle 17.30 l’avvio del nuovo Ostello per i lavoratori migranti occupati come braccianti a Revello, nel Saluzzese. 

Ne parliamo oggi con Libero Ciuffreda, valdese, medico e membro del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), promotrice dell’iniziativa.

 

Perché le chiese federate alla Fcei sentono così dirimente un tema come quello dell’accoglienza di braccianti agricoli, tema che ovviamente ne delinea tanti altri, quali il caporalato, la tutela dei lavoratori,  l’impatto del lavoro bracciantile sulle comunità?

Pensando alle attività che svolgono i braccianti agricoli nelle nostre campagne mi ritornano in mente alcuni versetti dell’ Evangelo che fanno riferimento ai frutti. Gesù diceva: “Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni”. La Fcei si ispira anche a questi versetti per cercare di interrompere lo sfruttamento e dare dignità ai lavoratori che ogni giorno ci consentono di avere sulle nostre tavole dei frutti “apparentemente” buoni, ma che spesso hanno del “marcio” perché la loro raccolta avviene non pagando adeguatamente i braccianti o non garantendo loro anche i più elementari diritti. Attraverso l’esperienza Dambe So di Rosarno in Calabria, i braccianti hanno potuto vivere il comfort di  una casa capace di accoglierli innanzitutto come esseri umani (avere a disposizione un WC, la cucina, un letto su cui dormire), condividere spazi e luoghi ove cresce la consapevolezza del valore del lavoro che svolgono e delle realistiche possibilità che i braccianti hanno di inserimento sociale,  contribuendo anche alla crescita del nostro Paese.

Seppur in situazioni meno degradanti che nelle tendopoli di San Ferdinando in Calabria, anche nel saluzzese i braccianti hanno vissuto o vivono condizioni di non rispetto dei loro diritti o accoglienze precarie. Coloro che dopo la stagione di raccolta delle arance arrivano in Piemonte, con molta semplicità ci hanno chiesto: “Perchè non riusciamo a svolgere il nostro lavoro in Piemonte con le stesse modalità e tutele che abbiamo imparato ad apprezzare a Rosarno?”

Facendo rete con le Istituzioni ed altri Enti ecclesiastici e del volontariato, abbiamo progettato questo modello “circolare” che va dal sud al nord Italia, nelle diverse stagioni di raccolta dei vari frutti, garantendo ai braccianti agricoli dignità e accoglienza. Siamo certi che altre iniziative potranno “gemmare”, soprattutto nell’ambito della formazione professionale di questi giovani lavoratori (quanto mai necessari per il nostro vecchio Paese) e nel coinvolgimento delle aziende agricole locali, per ridurre l’intermediazione della grande distribuzione e far nascere una filiera etica dei prodotti agricoli raccolti, dal biologico, al Km zero.

 

Quale contributo – oltre a quello operativo, tecnico e concreto – le chiese evangeliche riescono a dare e  qual è il messaggio che si intende far passare agevolando attività come quella di Revello in Piemonte o quella in Calabria?

Le chiese della Fcei, intese non soltanto come luoghi fisici, ma come insieme di fratelli e di sorelle, possono essere capaci di reinterpretare oggi il messaggio evangelico, nei luoghi dove vivono e lavorano le persone più fragili, come i braccianti agricoli, per promuovere la dimensione sociale della giustizia, della piena acquisizione della cittadinanza, rifacendosi alla nostra Costituzione che non a caso recita all’Art.1 , che la Repubblica democratica è fondata sul lavoro. Un approccio laico e allo stesso tempo pragmatico, con l’ambizione di condividere con i lavoratori, vie anche sperimentali di inclusione e protagonismo sociale.

 

Il Consiglio della Fcei sabato 13 si riunirà al completo. Un segnale, un’opportunità, un desiderio?  

Sin dal nostro insediamento, sotto la presidenza del pastore Daniele Garrone, il Consiglio più volte si è riunito al di fuori degli uffici di Roma. Un segnale di presenza e di vicinanza nei territori ove operano le chiese federate. Una semplice, ma  altrettanto efficace modalità di azione, che permette al Consiglio di entrare senza filtri nelle dinamiche reali della vita dei Servizi e della realizzazione dei Progetti che coordina. Siamo stati a Lampedusa, a Scicli, a Napoli Ponticelli, a Rosarno, sabato 13 a Revello e nei prossimi mesi laddove servirà, con il desiderio di testimoniare l’amore che proviene dalla sequela di Gesù Cristo, soprattutto laddove le contraddizioni, le ingiustizie e l’odio tra i popoli  sembrano prevalere».

 

L’inaugurazione è prevista per il 13 settembre alle 17,30 con i saluti istituzionali di amministratori locali e della prefettura. Sarà il presidente della Fcei Daniele Garrone ad aprire la giornata insieme alla coordinatrice di MH Marta Bernardini e ai membri del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia rappresentati dal consigliere Libero Ciuffreda (Fcei). Con loro gli artisti Olmo Costa e Daniele Bianciotto.

 

L’iniziativa è in larga parte finanziata dall’Otto per Mille della Chiesa valdese.