Cuore nuovo e spirito nuovo

Un giorno una parola – commento a Ezechiele 36, 26

 

 

Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo

Ezechiele 36, 26

 

Amate i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli

Matteo 5, 44-45

 

Cuore nuovo e spirito nuovo esprimono il segno della rinascita nella vita di fede. E i segni della vita nuova sono segni di benedizione, a patto naturalmente che siano vissuti con la severità di un impegno serio e difficile.

La disinvoltura con cui usiamo il linguaggio infatti (pensiamo alla immediatezza superficiale nello spazio dei social), può fraintendere il significato di queste importanti realtà. Avviene allora che lo spirito si trasforma in spiritualismo come religione della coscienza e interiorità, e il cuore diventi una sentimentale “pappa del cuore”, immediata coscienza di sé che molto spesso risuona nel devozionalismo religioso che anela alla santità. Sparisce allora la storia del mondo con le sue contraddizioni, la sua finitezza e la sua creaturalità, quella storia del mondo in cui Cristo si è incarnato, mentre lo spirito religioso, invece, si disincarna e si ritira nella sua sublime interiorità.

 

Il profeta Ezechiele conosce lo Spirito anche nei suoi aspetti forti e perfino violenti, uno spirito che fin dall’inizio lo fa cadere a terra tramortito, poi lo risveglia e lo manda a predicare, lo prende per i capelli (cap. 8) e lo fa volare. Sembra proprio che lo strattoni.

Ed è un utile antidoto che corregge le immagini troppo consolatorie della vita di fede.

 

Certo, il tono di questo discorso va accompagnato dalla convinzione che spirito e cuore indicano speranza e gioia. Ma non a buon mercato, e soprattutto con il discernimento e attenzione per quanto accade in questo mondo sotto il grande cielo di Dio, dove tante e numerose cose accadono e richiedono spirito vigile e aperto.

Il grande scrittore Cormac McCarty, nel suo incredibile e stupendo romanzo Il passeggero, presenta il protagonista dopo un dialogo con la incantevole trans Debussy: “Lui la seguì con gli occhi finché si perse fra i turisti. Uomini e donne indistintamente si voltavano a guardarla. Pensò che la bontà divina appare in posti strani. Tieni gli occhi aperti”. Amen.