Ape Tour. La parola alle accompagnatrici

Le testimonianze di organizzatori e partecipanti al tour dei giovani evangelici in Italia

 

Dal 5 al 13 agosto si è svolta la seconda edizione di «APE Summer Tour», con un gruppo di 16 giovani tra i 15 e i 21 anni, un terzo dalle Valli valdesi e dal Piemonte, un terzo dalla Liguria e basso Piemonte, gli altri tra Roma, Trieste, Emilia Romagna; un buon 45% aveva già partecipato alla prima edizione, quindi, spiega Thanchanok Belforte, «era in parte un gruppo nuovo: si è creata una bella dinamica, i ragazzi dell’edizione passata hanno accolto i nuovi, non chiudendosi in un gruppo esclusivo, ma adattandosi ai nuovi stimoli».

 

Accompagnati da quattro persone, sono partiti, racconta Anais Scaffidi Domianello, «da Vallecrosia, dove siamo stati ospitati alla Casa valdese per i primi quattro giorni, super coccolati, con visite a Ventimiglia, dove abbiamo conosciuto il lavoro del Servizio Inclusione della Diaconia valdese sulla frontiera, poi abbiamo seguito il gruppo di studio biblico tenuto dal pastore Jonathan Terino alla Casa valdese. Ci siamo ovviamente concessi anche un po’ di mare, perché parte dell’esperienza di Ape è godersi le relazioni e i luoghi… A Genova, abbiamo incontrato i pastori della chiesa valdese, Ulrike e William, che ci hanno sollecitato su “che cosa vorremmo trovare nella nostra chiesa”; qui abbiamo fatto un’altra esperienza molto importante, la partecipazione al culto e alla cena con i giovani della iglesia hispano-americana. A Milano, abbiamo approfondito la conoscenza della chiesa valdese, della libreria Claudiana, insieme alla pastora Daniela Di Carlo e (in collegamento) Samuele Bernardini, e della chiesa battista, con il pastore evangelista Ivano De Gasperis». Il programma era fitto, prosegue Thanchanok, «le tematiche erano ben scandite, legate a come diventare partecipi nella propria rete locale, guardando gli esempi dei territori che incontravamo; in collegamento telematico, il pastore Gabriele Bertin ci ha parlato della Cevaa, abbiamo parlato di salvaguardia del Creato, con un’attività di plogging alla Casa valdese di Vallecrosia. Un’azione piccola, ma d’impatto per i ragazzi. Abbiamo anche avuto un incontro molto apprezzato con Serena Tiburtini, referente per l’Europa della Wscf (World Student Christian Federation) che ha proposto un laboratorio su razzismo e discriminazione. È stato interessante perché “ha smosso” molte cose, all’interno del gruppo».

 

Gli accompagnatori concludono: «In questa edizione il gruppo è stato coinvolto in maniera più attiva affrontando le tematiche anche sotto un aspetto “più pratico”, senza tralasciare il bello di viversi il viaggio insieme. Vivere a stretto contatto in modo itinerante e per diverso tempo ha permesso di sentire una forte vicinanza come giovani cristiani. È stata un’esperienza che ha permesso di guardare fuori e dentro di sé. Scoprendo progetti, temi e attività in cui sono impegnate le nostre chiese è stato possibile sentirsi più parte di esse e volerne far parte anche una volta rientrati nelle proprie comunità».

 

Le testimonianze

 

Leggete qui di seguito le impressioni di alcune e alcuni partecipanti, a partire da alcune domande:

1) Qual è la prima parola che ti viene in mente pensando ai giorni trascorsi in Ape?

2) Cosa significa per te “Ascoltare per esserci”?

3) Cosa ti ha spinto a partecipare (o tornare)?

4) Cosa hai imparato grazie al confronto con gli altri?

5) Qual è stata l’attività o il momento che ti ha lasciato di più il segno?

6) Se dovessi raccontare il viaggio a qualcuno che non c’era, cosa diresti?

 

1) La prima parola che mi viene in mente è connessioni, con una semplice settimana ho creato connessioni forti con persone da tutta l’Italia e non solo.

2) Significa essere in un luogo nel quale posso esprimermi liberamente per quella che sono e non sentirmi sotto nessun giudizio.

3) Mi ha spinto la curiosità di scoprire un mondo nuovo al quale non mi ero mai affacciata e nuove realtà differenti dalla mia.

4) Ho imparato che non c’è bisogno di provenire tutti dagli stessi luoghi e dalle stesse abitudini per convivere bene e che anche dalle persone che meno ti aspetti puoi imparare le lezioni più importanti.

5) L’attività che più mi ha lasciato il segno è stata quella del lasciare indietro le proprie preoccupazioni, per quanto potesse sembrare banale, mi ha tolto davvero un peso.

6) È stata un’esperienza molto significativa, sono arrivata senza sapere cosa aspettarmi e sono tornata a casa con un sacco di ricordi e legami che non avrei potuto fare altrimenti. È una settimana in cui puoi conoscere persone nuove che diventeranno una seconda famiglia con la quale si può ridere, piangere, parlare delle cose più serie come di quelle meno e con le quali, una volta finito, l’unica cosa che si vorrà fare sarà trovare la prima occasione nella quale potersi ritrovare e riportare tutto questo.

Irene G., chiesa valdese di Bobbio Pellice (To)

 

1) Felicità e amicizia.

2) Ascoltare gli altri per poter aiutare ed essere me stesso.

3) Che mio fratello e mio cugino siamo andati all’edizione precedente di “Ape” e siano tornati con nuove esperienze spirituali e amici.

4) Essere pazienti con gli altri, ascoltare e aiutare gli altri.

5) Stare insieme e condividere con tutti.

6) Che sia un’opportunità da non perdere; puoi avere nuovi incontri con Dio, amicizie e bellissime esperienze

Jahdiel Z., iglesia hispano-americana di Genova

 

1) Divertimento.

2) Ascoltare le varie persone che si incontrano per entrare in un nuovo mondo e sviluppare un nuovo punto di vista.

3) Il voler fare un’esperienza diversa dal solito e uscire dalla comfort zone.

4) Il fatto che tutti hanno punti di vista diversi ma nonostante questo non c’è una persona giusta o sbagliata.

5) Le meditazioni preparate da noi.

6) Era un’esperienza bellissima che mi ha fatto conoscere persone stupende e mi ha aiutato a connettermi meglio con gli altri e con la mia fede.

Samuel G. Etuk, chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo a Roma

 

Quando qualche mese fa mi è stato chiesto di partecipare come staff all’APE Summer Tour 2025, sono rimasto molto sorpreso. Non avevo mai partecipato a un gruppo itinerante, non avevo mai visitato gran parte dei luoghi in programma e non conoscevo nessuno dei partecipanti o dello staff. Eppure, è bastata poco più di una settimana per potermi affezionare a queste persone meravigliose e ricevere da ciascuno di loro qualcosa d’indimenticabile. Credo che queste opportunità ci permettono di sperimentare e perfezionare, in un modo nuovo e molto attivo, quell’amore sacrificale “agape”, che dà senza aspettarsi nulla in cambio. Non trovo sia una coincidenza che buona parte delle meditazioni fatte dai ragazzi girasse intorno al tema dell’amicizia e dell’amore che dobbiamo avere gli uni verso gli altri. Personalmente, a casa mi porto un bagaglio di esperienze unico che mi ha fatto molto riflettere sul mio cammino con Cristo, e sono enormemente grato di aver avuto un’opportunità del genere. È così che, trovandoci insieme da diverse provenienze, comunità e denominazioni, possiamo capire meglio cosa aveva nel cuore Davide quando scrisse il Salmo 133.

Sammuel P. Landim, accompagnatore, chiesa battista «Agape» di Treviso