Pastore, teologo, fratello: ricordando Paolo Ricca
Un incontro a Torre Pellice, a un anno dalla morte, è stato occasione di riconoscenza e di riflessione
Circa un centinaio di persone hanno risposto all’invito della famiglia di Paolo Ricca per ricordare, a un anno dalla scomparsa, il pastore, teologo e professore di Teologia, ma anche il padre, marito, fratello e amico di tanti e tante. Nell’Aula sinodale che, come ha ricordato in apertura la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, è la sede in cui la chiesa discute e poi decide come un corpo unico, sono intervenuti innanzitutto dei pastori e pastore che sono stati in diversi modi e anni suoi allievi e allieve.
Paolo Ricca è stato spesso in grado di “riunire gli opposti”, la ragione e i sentimenti, ha detto Peter Ciaccio riprendendo un’immagine usata nell’introduzione da Sabina Baral, conduttrice di questa prima parte. Così è stato per l’avventura di fare riscoprire Lutero a una chiesa riformata, dirigendo la collana delle Opere scelte di Lutero. E alla sua ampia attività editoriale e pubblicistica hanno fatto riferimento anche altri: il pastore Emanuele Fiume, nell’intervento fatto pervenire in forma scritta, ha sottolineato l’importanza del lavoro di Ricca traduttore: del mettersi, cioè, umilmente al servizio di testi altrui. D’altra parte i libri di cui Ricca è stato autore sono venuti in massima parte dopo la sua emeritazione, ha ricordato Eric Noffke, pastore e docente di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di Teologia: finché ha insegnato ha realizzato infatti soprattutto traduzioni e curatele di opere illustri; era infatti a tempo pieno al servizio della causa della chiesa, di cui riconosceva le priorità. Fra queste, la presenza, in molte sedi e ambiti, non solo accademici, per rappresentare la chiesa all’estero.
Il rapporto didattico ha segnato profondamente la formazione di tanti e tante fra coloro che oggi interpretano il ministero pastorale anche alla luce degli insegnamenti di Paolo Ricca: nello studio, ma anche nella preparazione umana al pastorato. Sapeva correggere, anche duramente, ma sapeva anche ascoltare e recepire proposte degli studenti: come quella, ricordata dal pastore Sergio Manna, di dare vita a un’edizione italiana “un po’ diversa” delle Losungen, le letture bibliche per ogni giorno, fino a trent’anni fa tradotte in numerosissime lingue, ma non in italiano. Colse il suggerimento, e – come in tutto – vi si buttò a capofitto senza risparmiare energie.
Ancora è stata ricordata la disponibilità, a offrire, il proprio tempo, uno dei beni più preziosi che abbiamo (E. Fiume), per colloqui personali e informali – viene da pensare, a questo proposito, alle osservazioni severe che lo psichiatra e saggista Eugenio Borgna faceva a proposito della terapia che non si può svolgere guardando l’orologio mentre si ascolta il paziente.
Dell’insegnamento ai futuri pastori e pastore faceva parte un elemento essenziale: capire a chi si rivolge la predicazione e, conseguentemente, che tono deve essa assumere. Ha ricordato la pastora Laura Testa che la predicazione deve poter raggiungere la persona meno preparata: chi, eventualmente sia entrato per caso in un nostro tempio e sia seduto in ultima fila. A questa persona bisogna sapersi rivolgere perché la parola sia davvero incarnata e possa passare da fede a fede. Un atteggiamento di umiltà, sempre, che echeggiava – ha detto Manna – nella citazione di Luca 22, 26, che il professore amava molto: l’atteggiamento di colui che serve.
La pastora battista Lidia Maggi non è stata un’allieva diretta nella Facoltà valdese, ma lo è stata poi, soprattutto nella frequentazione del Sae. Nell’ambito ecumenico – ha detto – Ricca esprimeva una vocazione che tende a essere unica, ma che prende atto della pluralità delle vocazioni. Vorremmo sempre vocazioni capaci di essere ponte fra i cristiani, ma amando ognuno la propria origine. Un’eredità che si coglie nel rapporto fra l’essenziale e la complessità. Una profonda passione per l’essenziale, per ciò che si è, ma con grandissima apertura all’altro. Requisito fondamentale per la pratica ecumenica.
La sorella del pastore valdese, Anna Ricca, ne ha svelato un altro tratto famigliare: la sua costante e affettuosa attenzione per i fratelli e lei nello specifico.
La seconda parte, relativa alla presentazione del libro di Paolo Ricca “Uniti dalle parole di Gesù”, è stata condotta dalla figlia del teologo, Laura Ricca, che è anche intervenuta con un ricordo personale emblematico di un’altra faccia della personalità dell’uomo, quella del suo ruolo paterno. Sono intervenuti Paolo Sassi (Comunità di Sant’Egidio) e Timoteo Papapietro, rispettivamente curatore e editore del volume (ed. Magister – Matera) che raccoglie una serie di predicazioni tenute da Paolo Ricca per la Comunità di S. Egidio in occasione della preghiera serale, alla basilica di S.ta Maria in Trastevere. Sassi ha poi rievocato lo stupore con cui vide che, in occasione di un ricovero ospedaliero, Paolo Ricca riceveva una quantità di visite di persone diverse, sempre nella gioia: vera espressione della bellezza di ritrovarsi insieme alla luce della Parola (Salmo 133). Papapietro, pentecostale ma anche predicatore locale in chiesa battista, ha rievocato un tour compiuto in alcune comunità con Paolo Ricca: una predicazione lunghissima, a Miglionico, sulla trinità, che tenne magicamente avvinti i presenti con grande attenzione e partecipazione. Ciò avviene – ha detto – quando la Parola si fa strada in te e ti rende un canale di trasmissione. Davvero una parola incarnata che è un dono di Dio, come hanno dimostrato anche gli interventi e le testimonianze personali che hanno concluso l’incontro. Un incontro di riconoscenza, dunque, e di speranza.