Note di cronaca
L’intervista al giornalista Rai Stefano Corradino, autore di un disco che racconta il mondo di oggi
Sergio Liberovici, Michele Straniero, Fausto Amodei, considerati i precursori del canto italiano, s’inventarono il “Cantacronache”, un collettivo musicale formatosi a Torino nel 1957 al quale parteciparono anche intellettuali dell’epoca come Gianni Rodari, Giorgio De Maria, Emilio Jona, Italo Calvino e Umberto Eco nelle vesti di autori dei testi. Quel collettivo di musicisti e di intellettuali voleva contrapporsi al “mondo incantato” delle canzonette per raccontare in musica la società italiana, così come effettivamente essa era, con i suoi soprusi, le sue storture, o la carenza di fondamentali diritti. Quell’esperienza ci introduce all’incontro di oggi, con Stefano Corradino, giornalista Rai, inviato dal nostro servizio pubblico a raccontare fatti, dove questi avvengono.
Corradino esprime la sua voglia di raccontare storie, di far conoscere i volti incontrati di riportare i fatti osservati – non solo in tv dove lavora – ma anche attraverso la musica. L’ha fatto pubblicando un libro presentato il mese scorso alla kermesse libraria “Una torre di libri” a Torre Pellice nelle valli valdesi, e prima aveva dato alle stampe, sarebbe meglio dire inciso, un vero e proprio disco musicale in vinile. Tutti e due sono intitolati Note di cronaca.
«Un gioco di parole – ricorda Corradino – per spiegare come si possono declinare i diversi linguaggi. Spostandomi per i servizi dal Nord al Sud Italia che quotidianamente realizzo per RaiNews 24, ho pensato che le tante storie umane che mi avevano colpito, toccato, cambiato, avrei potuto raccontarle anche in musica, proprio come faceva il collettivo “Cantacronache”. Un progetto, il loro non solo musicale, sociale, politico, ma particolarmente attento alle istanze della società. Il mio, seppur solo ispirato a quell’esperienza, più piccolo, nasce dalla passione che ho sempre avuto per il canto e per la musica, il pianoforte. Ho pensato di scrivere alcuni testi e musiche ispirate alle tante storie che ho incontrato. Il nostro Paese poi, oggi, sembra essere tornato indietro rispetto a certi valori e ad alcune tutele, a partire dal mancato rispetto di alcune norme costituzionali. Pensiamo al primo articolo della nostra Costituzione che parla di lavoro: in media tre persone al giorno muoiono sui luoghi dove svolgono la loro professione; quanto all’articolo 11, poi, oggi l’Italia – che dovrebbe ripudiare la guerra – è sostanzialmente nel bel mezzo di due conflitti con vittime civili: soprattutto tra bambini e donne. E quando sono le armi “a farla da padrone” si ritorna di fatto ai tempi che in passato annunciavano l’esordio degli ultimi conflitti mondiali».
Lei però racconta anche storie positive, buone pratiche: persone che da sempre lottano per la tutela dei diritti umani; entra poi nelle vite dei rifugiati e dei richiedenti asilo che arrivano in Italia via mare o attraverso la rotta balcanica o di altri, meno “sfortunati”, che hanno trovato accoglienza grazie ai corridoi umanitari promossi dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Tavola valdese; racconta le battaglie di tanti testimoni di coraggio, come Ilaria Cucchi (per il fratello Stefano) o Federica Angeli che ha denunciato la matrice mafiosa presente nelle piccole aree urbane.
«Ilaria Cucchi e Federica Angeli sono due donne, due professioniste, solo due esempi tra le tante madri, mogli, sorelle, figlie che hanno voluto combattere in prima fila per ottenere giustizia. Pensiamo a Luciana Alpi, madre di Ilaria, giornalista Rai uccisa a Mogadiscio, che non ha mai ottenuto una verità, sono passati trent’anni e ancora non la conosciamo. Il tema della verità ci riguarda, ci deve appartenere come giornalisti».
E tra le immagini in musica emerge quella di Yaya Sangare che ha ispirato la canzone La nave della speranza: «Yaya – racconta Corradino – è un ivoriano scappato dalla guerra con la moglie e quattro figli: solo lui e la piccola Deborah sono sopravvissuti al naufragio. Ora si è rifatto una vita in Francia ed esprime una speranza, quella che l’Occidente decida seriamente di fare qualcosa nei paesi da cui partono i migranti per migliorare le condizioni di vita e evitare le partenze». Speranza coltivata anche da Mamadou Kouassi Pli Adama, oggi mediatore culturale e animatore nel Movimento Rifugiati di Caserta. Storia che ha ispirato Matteo Garrone per la sceneggiatura del film Io capitano.
Tante storie, tani volti, tante emozioni, ma che cos’è per Corradino la musica e perché cogliere il suo alto valore sociale? «La musica, come sappiamo, è un linguaggio universale capace di arrivare a tutti, per questo dovrebbe cercare sempre di portare messaggi significativi, come nel senso più alto del termine: quelli politici, per far passare anche esempi positivi; essere dunque uno strumento di progresso e miglioramento. Con questo strumento narrativo per nato tra il mix di note, canto e cronaca, tento di creare empatia per far entrare noi stessi anche nelle storie più lontane».
«Tra le parole» a cura di Gian Mario Gillio è andata in onda domenica 17 agosto per il «Culto evangelico», trasmissione (del Giornale Radio) di Rai Radio1 a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Per riascoltare il programma è possibile collegarsi al sito: www.raiplaysound.it.