Gaza, disertiamo il silenzio
Molte adesioni, in tutta Italia, per la mobilitazione di domenica 27 luglio: chiese, Comuni, associazioni di volontariato, singoli cittadini, hanno manifestato sonoramente la loro solidarietà per la popolazione di Gaza
L’appello era partito da intellettuali, scrittori e scrittrici: Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Evelina Santangelo. Lo hanno raccolto gruppi, singole persone, anche le chiese. Un veloce tamtam ha coinvolto la zona del Pinerolese, dove si trovano le chiese valdesi del Primo Distretto. Il Consiglio del Primo Circuito segnalava che le chiese corrispondenti (Val Pellice) facevano proprio l’invito a unire idealmente ogni suono possibile a quello delle ambulanze di Gaza, e quasi contemporaneamente la Diocesi di Pinerolo, per mezzo di un video diffuso dal vescovo Olivero, invitava a “Rompere il silenzio”. Le chiese, in particolare, possono farlo con lo strumento che è loro proprio, al di là della varietà confessionale: le campane.
Così alle 22 di domenica 27 luglio chiese valdesi e parrocchie cattoliche hanno suonato, magari con le campane “civiche” di qualche municipio. Nel Pinerolese c’era dunque anche una valenza ecumenica. Intanto, come un po’ dappertutto, le singole persone, in casa propria o in piazza, se possibile davanti ai Municipi, facevano fracasso con tutto ciò che era a disposizione. Rompere il silenzio. Era servito, nel marzo 2020, almeno a livello sonoro, a infrangere l’obbligo del lockdown, era servito a non perdere speranza, e a sentirsi per alcuni minuti un po’ meno soli e sole.
La manifestazione ha toccato tanti luoghi e tante chiese: a Milano per esempio, c’è stata una mobilitazione a macchia di leopardo, al Duomo e in diverse zone della città; le chiese protestanti hanno organizzato un flash mob nel portico della chiesa metodista di via Porro Lambertenghi 28. Come ha commentato Barbara Grill, presidente del Consiglio di Chiesa metodista «domenica 27 sera, anche la chiesa metodista di Milano ha fatto risuonare le sue campane, unendosi all’iniziativa nazionale “Ferma il silenzio su Gaza” promossa anche da alcune persone delle chiese protestanti in Italia. Un gesto semplice ma potente, per rompere il silenzio assordante che circonda la sofferenza e l’ingiustizia. Insieme a noi, membri della chiesa valdese di Milano, della chiesa battista di via Pinamonte, persone del quartiere Isola e della vicina parrocchia del Sacro Volto hanno risposto all’appello: con campane digitali, pentole, tamburi, trombette da stadio, fischietti, voci. Abbiamo fatto rumore. Abbiamo scelto di non restare in silenzio. Un momento di comunità, di testimonianza, di speranza. Perché la pace si costruisce anche così: facendo sentire che ci siamo, che vediamo, che non dimentichiamo».

A Gorizia, racconta invece il pastore Jens Hansen, «abbiamo dato lettura dell’invito a partecipare durante gli annunci al culto, e la sera una sorella di chiesa ha partecipato. C’era una trentina di persone, le chiese cattoliche hanno fatto suonare le campane». A Udine, l’altra chiesa di cui il pastore Hansen ha la cura, «c’era un piccolo gruppo di poco più di dieci persone, che ha fatto un percorso rumoroso nel centro storico per ben 30 minuti sostenuto da alcuni clacson di macchine che si sono aggiunte. Lì da parte della chiesa ero presente solo io. Solo poche chiese hanno suonato le campane».