La guerra interrompe anche l’archeologia biblica
Il conflitto tra Israele e Iran ha bloccato gli scavi, costringendo le squadre internazionali ad abbandonare i siti interessati
James R. Strange, professore di Nuovo Testamento alla Samford University, sperava di portare alla luce una grande quantità di ceramiche antiche risalenti all’epoca di Gesù a Tel Shikhin, un piccolo villaggio nella regione della Galilea. I missili però hanno interrotto i suoi piani.
«Quando Israele ha lanciato la sua offensiva contro l’Iran e l’Iran ha risposto, … questo ha reso la permanenza insostenibile»», ha detto Strange durante un’intervista rilasciata a Christianity Today.
Il conflitto in Medio Oriente ha avuto ancora una volta l’effetto indesiderato di bloccare gli sforzi per scavare nei luoghi legati alla storia biblica. In tutto Israele, gli scavi sono stati annullati allo scoppio della guerra a metà giugno. Sebbene la guerra tra Israele e Iran sia durata solo 12 giorni, è scoppiata nel bel mezzo della stagione degli scavi, quando le condizioni meteorologiche e i programmi per i lavori archeologici si allineano.
Studiosi e volontari, che speravano di contribuire alla comprensione del mondo della Bibbia, si sono ritrovati invece a riparare nei rifugi antiaerei e a seguire le disposizioni relative alla chiusura degli aeroporti.
Il team di Associates for Biblical Research, impegnato negli scavi a Tel Shiloh, ha percorso un tragitto tortuoso per uscire dal Paese. Scott Stripling, direttore degli scavi ha raccontato che il team ha preso un autobus per Eilat, nel sud di Israele, ha attraversato il confine con l’Egitto, ha preso un altro autobus attraverso la penisola del Sinai fino al Cairo e poi è tornato negli Stati Uniti in aereo. Anche gli americani impegnati negli scavi a Cesarea Marittima, uno dei siti archeologici più visitati d’Israele, sono tornati a casa dopo una sola settimana di scavi.
Gli scavi ad Abel Beth Maacah, un sito vicino al confine libanese, sono stati sospesi l’anno scorso a causa degli scontri tra Israele e Hezbollah. Anche il codirettore degli scavi Robert Mullins dell’Azusa Pacific University e l’archeologa Cynthia Shafer-Elliott della Baylor University non hanno potuto partecipare quest’anno all’attività archeologica.
Ma a volte, una pausa non programmata dagli scavi si rivela proficua per l’archeologia: gli studiosi, infatti, hanno il tempo per studiare ciò che gli scavi hanno portato alla luce, per scrivere delle loro scoperte e pubblicare i risultati su riviste scientifiche. James Fraser, direttore del W. F. Albright Institute for Archaeological Research di Gerusalemme, ha osservato che anche la pandemia di COVID-19 ha costretto gli scavi a fermarsi, e questo si è rivelato un periodo produttivo per molti archeologi. «Stiamo raccogliendo i frutti ora», ha affermato. «Abbiamo presentato diversi librisall’Albright negli ultimi mesi, e nessuno di questi sarebbe stato pubblicato, credo, senza quel periodo di sospensione forzata».