Goffredo Fofi tra militanza, critica cinematografica e dialogo culturale

Una figura che ha segnato più di una stagione intellettuale, un impegno che oggi tende a scomparire

 

Poche persone hanno svolto un ruolo di intellettuale a tutto tondo come Goffredo Fofi, spentosi oggi all’età di 88 anni. Originario di Gubbio, seguì, soprattutto nell’insegnamento, il lavoro di Danilo Dolci in Sicilia, e sarà anche ad Agape negli anni ’50, vedendo nell’opera di Tullio Vinay qualcosa che si affiancava alla pratica di Dolci. Ne parlerà (come parlerà del Servizio cristiano di Riesi) in alcuni suoi libri, in particolare Le nozze coi fichi secchi (1999), in cui rievoca gli incontri anche con la famiglia Trocmé, quella che nelle Cevenne mise in salvo molti bambini ebrei dalla persecuzione nazista. Intanto però inizia a occuparsi di cinema a Parigi.

 

La critica cinematografica si affiancherà per gli anni ’60/’70 all’attività politica, venendo a costituire due filoni nella sua produzione pubblicistica. Da un lato la celebre inchiesta sull’immigrazione meridionale a Torino: non pubblicata da Einaudi, fu poi data alle stampe da Feltrinelli; dall’altro lato il cinema. E in quell’epoca il cinema non era certo visto come arte isolata dal mondo: tutt’altro. È tra i fondatori della rivista Ombre rosse, che a Torino riunisce nel 1967, altri giovani critici molto impegnati (Paolo Gobetti, Gianni Volpi, Paolo Bertetto, Gianni Rondolino oltre ad alcuni colleghi francesi della rivista Positif). Le loro “letture” sono legate ai nuovi movimenti cinematografici; è infatti la stagione delle “nuove ondate”: il free cinema inglese, la Nouvelle vague in Francia (cinema e politica si intrecciano soprattutto con Jean-Luc Godard), le cinematografie di altri continenti si affacciano sugli schermi europei. Ma Fofi non si farà scrupolo anche di rivalutare la figura di Totò, sottraendolo a una visione riduttiva e guittesca: ne nascerà un libro scritto con Franca Faldini, attrice e compagna dell’attore (Totò: l’uomo e la maschera, Feltrinelli 1977).

 

Una serie di sue critiche cinematografiche verrà antologizzata in un volume “storico” per chi iniziava a occuparsi di cinema negli anni ’70. Il titolo è un po’ vago: Capire con il cinema (Feltrinelli 1977) ma il sottotitolo dava ben conto del valore testimoniale del volume: 200 film prima e dopo il ’68. Critica arguta, puntuta, a volte molto severa, in qualche caso poco condivisibile ma sempre stimolante. Erano anni in cui si aveva il coraggio di cercare intrecci, rimandi, contrapposizioni, polemiche: una passione inedita che si propagava nelle generazioni più giovani.

 

Qualcosa di analogo avverrà con la pratica, che Fofi svolgerà a partire dagli anni ’80, di creazione e “lancio” di nuove riviste. La più importante è senz’altro Linea d’ombra (dal celebre romanzo di J. Conrad), che dirige dal 1983 al 1995 e che farà conoscere a molti lettori e lettrici in Italia i nomi di Paul Auster, Abraham B. Yehoshua, J. M. Coetzee e tanti altri. La successiva La terra vista dalla Luna era nel titolo ancora un “omaggio” a Totò, riprendendo il titolo di uno splendido cortometraggio di Pasolini interpretato dall’attore napoletano.

 

«Gli anni Cinquanta Sessanta del Novecento, mi ostino a pensarlo e a dirlo, sono stati gli anni di grandi speranze e di grandi novità, e sono culminati nel movimento studentesco, che occupò le Università e invase le piazze nel ’68, e nella vittoria operaia che occupò le fabbriche e invase le piazze nel ’69», scrive Goffredo Fofi nel volume Com Nuovi tempi – erano solo 50 anni fa, che la rivista Confronti ha voluto editare per un anniversario importante. Ma perché Fofi ricorda l’esperienza editoriale nata dall’unione di una testata delle chiese protestanti Nuovi Tempi con una delle Comunità di base, Com? Perché quell’esperienza fu preziosa, come lo è tutt’oggi con il nome di Confronti. Tanti militanti, giornalisti ancora oggi presenti e importanti nell’agorà mediatica nazionale, erano vicini a quella esperienza editoriale. Tra questi proprio Fofi, che, pur essendo stato amico di Vinay, non scrisse mai sulle pagine del giornale sino al 2008: l’innesco della collaborazione fu un seminario dal titolo Algoritmi promosso dalla Comunità di Capodarco con Redattore sociale (esperienza editoriale sociale unica e preziosa recentemente chiusa), che vedeva lo stesso Fofi tra i relatori e promotori. Ebbene, Confronti, allora diretta da Gian Mario Gillio, decise di partecipare a quel seminario di formazione, perché la formazione “è sempre continua”, e fu allora che si ebbe modo di instaurare una bella chiacchierata insieme all’intellettuale Fofi e Roberto Natale, oggi consigliere Rai, ma che in gioventù fu un assiduo frequentatore di Com Nuovi Tempi. Fofi, dopo quel seminario iniziò a pubblicare editoriali per Confronti e poi, dopo il 2016, propose una rubrica mensile, grazie alla sollecitazione del direttore Claudio Paravati.

 

Sì, perché per Fofi «non unirono soltanto, per dire, Giovanni XXIII e il pastore Tullio Vinay, non furono solo loro a darci speranze […] ma si unirono – oltre ai partiti e nel sindacato – gli atei, i cattolici, i protestanti, e i “liberali religiosi” alla Aldo Capitini […], perfino ai radicali, che furono tra le migliori avanguardie di un pacifismo attivo e combattivo. […] Gli anni di Don Milani sono stati anche gli anni di Capitini e del Centro evangelico Agape, e di Moro, di Berlinguer e Pannella, de il Manifesto, di Lotta continua, di Com Nuovi Tempi».