
Buon compleanno, Breakfast Time!
La chiesa metodista di via XX Settembre a Roma celebra con una giornata comunitaria l’inizio del progetto che garantisce tutte le domeniche la colazione ai senza fissa dimora della zona
Domenica 23 febbraio presso la chiesa metodista di via XX Settembre a Roma si celebrerà il settimo anno del progetto “Breakfast Time”, che garantisce tutte le domeniche la colazione ai senza fissa dimora della zona.
Ogni domenica mattina un gruppo di volontari della comunità si trovano alle 6:30 del mattino nella sala comunitaria (via Firenze 38), per preparare una colazione calda che viene poi distribuita alle persone senza fissa dimora, che trovano riparo nella zona intorno al locale di culto (piazza san Bernardo, piazza della Repubblica, piazza Indipendenza, piazza santa Maria Maggiore). Durante il percorso di circa 4/5 chilometri, i volontari offrono del caffè, del latte caldo e un sacchetto con un panino, un frutto, una merenda, un tovagliolo, un pacchetto di fazzoletti di carta, un piccolo sapone. In alcune occasioni viene distribuita anche biancheria intima e alcuni capi di vestiario per chi ne ha bisogno; in inverno vengono date anche delle coperte.
Il programma di domenica prevede un culto speciale, la condivisione di un pranzo comunitario, a seguire la presentazione della mostra “Chi sono io a Roma?”, frutto del lavoro di un corso di fotografia a cui hanno partecipato diverse persone coinvolte nel progetto Breakfast Time. Infine, verrà anche condiviso il lavoro fatto durante il corso di teatro rivolto ai senza fissa dimora che si è svolto il sabato, sempre negli spazi della chiesa metodista.
«Attraverso gli scatti fotografici, i nostri amici di strada ci raccontano non solo come sono arrivati a Roma ma anche come si percepiscono in questa città in cui spesso è difficile vivere», ha raccontato la pastora metodista brasiliana Eliad Dias Dos Santos in Italia dal 2022 per un progetto della Global Ministries della Chiesa metodista unita (Umc), realizzato con l’Opcemi (Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia), la chiesa metodista locale e l’otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi.
«In questo ultimo periodo – aggiunge la pastora Dos Santos –, stiamo lavorando affinché nei locali della chiesa si crei uno spazio accogliente dove i senza fissa dimora possano raccontarsi: dirci il loro nome, da dove vengono, cosa stanno facendo a Roma. Negli ultimi due anni fanno parte del progetto anche un assistente sociale e una psicologa; si propongono diverse attività, come il recente corso su come realizzare un podcast che darà la possibilità alle sorelle e fratelli di strada di capire come esprimere liberamente la loro voce, le loro idee e i loro progetti di vita».
Attualmente le persone coinvolte nel progetto “Breakfast Time” sono quasi una trentina. «Il gruppo di volontari sta crescendo – ci racconta la pastora della chiesa metodista di via XX Settembre, Mirella Manocchio, già presidente dell’Opcemi e in tale veste promotrice del progetto che vede coinvolta la pastora Dos Santos –, ed è formato oltre che da membri italiani e filippini della comunità metodista, anche da fratelli e sorelle delle chiese battiste di Roma, delle chiese valdesi, della chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo, e da alcuni studenti e professori della Facoltà valdese di teologia. Credo sia un segno significativo della comune vocazione a voler essere chiesa missionaria al servizio del prossimo bisognoso».
La pastora Manocchio ricorda le diverse iniziative messe in campo negli ultimi anni all’interno del progetto “Breakfast Time”, come il corso fotografico, il laboratorio teatrale, un concerto in occasione del Natale. «Abbiamo anche preparato un pranzo natalizio per i senza fissa dimora. È stata una bella esperienza che purtroppo, per gli spazi limitati, non abbiamo potuto ripetere… Oltre al pranzo offerto in occasione del compleanno del Breakfast Time, se avessimo degli spazi adeguati (una cucina più grande, ad esempio!), avremmo nel cuore di offrire di tanto in tanto dei pranzi comunitari. Il nostro desiderio è che la comunità diventi sempre più non solo uno spazio di accoglienza, di ristoro, ma anche di scambio reciproco tra comunità e amici di strada, di riflessione comune e di crescita spirituale».