Una nuova insegna simbolo di speranza per l’ospedale anglicano di Gaza

Ma le condizioni restano estremamente serie: «In certi giorni non abbiamo anestesie, per cui operiamo senza»

 

 

Le condizioni dell’ospedale Kamal Adwan nel nord di Gaza si stanno deteriorando a causa dei continui attacchi israeliani, ma l’ ospedale anglicano a Gaza City si sta riorganizzando sotto un segno di speranza: un nuovo cartello all’ingresso, per sostituirne uno distrutto negli attacchi alla città.

 

Venerdì scorso 3 dicembre le forze israeliane hanno preso d’assalto l’ospedale Kamal Adwan nel nord di Gaza, dopo gli attacchi aerei nelle vicinanze, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa. La città in cui si trova l’ospedale, Beit Lahiya, è stata al centro delle operazioni militari israeliane negli ultimi due mesi; decine di persone sono state uccise negli attacchi aerei che le Forze di difesa israeliane (IDF) affermano siano necessari per impedire ad Hamas di riorganizzarsi. Il direttore dell’ospedale Kamal Adwan, il dottor Hussam Abu Safiya, ha affermato che le truppe sono entrate nell’ospedale e hanno detto al personale, ai pazienti e alle persone sfollate da altre parti di Gaza di andarsene, ha riferito all’agenzia Reuters. I funzionari di Gaza hanno affermato che 29 persone sono state uccise negli attacchi aerei vicino all’ospedale.

A ottobre, il figlio del direttore è stato ucciso in un attacco con drone all’ospedale. Una dichiarazione dell’IDF ha negato che siano state svolte operazioni militari nell’area.

 

A Gaza City, l’ospedale anglicano Al-Ahli ha riaperto la sua unità di chemioterapia, nonostante continui a funzionare con una carenza di personale e forniture. L’ospedale, amministrato dalla diocesi episcopale di Gerusalemme, ha anche una nuova insegna. Il cappellano dell’arcivescovo, il canonico Don Binder, ha affermato che, sebbene l’ospedale fosse «invaso dall’afflusso di centinaia di pazienti gravemente feriti provenienti dal nord assediato», il nuovo arco d’ingresso è «un segno di rinnovata dignità e speranza». La direttrice dell’ospedale, la dottoressa Suhaila Tarazi, ha dichiarato al Melbourne Anglican: «Non facciamo discriminazioni. Non facciamo parte di questo conflitto… La nostra missione umanitaria è mostrare l’amore di Gesù». Ha descritto le condizioni in cui lavoravano i dottori: «In certi giorni non abbiamo anestesia; quindi i dottori devono effettuare interventi chirurgici e amputare parti delle gambe dei bambini e dei feriti senza di essa. Soffriamo di una carenza di soluzioni sterilizzanti; quindi a volte usiamo l’aceto per pulire alcune attrezzature».