Partiti europei e finanziamenti

Proseguono i contributi dei giornalisti finalisti alla recente edizione del Premio “Roberto Morrione”. L’inchiesta La giostra ha vinto il Premio “Libera Giovani” 

 

Quest’anno ho avuto la fortuna di poter partecipare e vincere un bando unico nel suo genere in Italia, il Premio Morrione, che mi ha permesso di realizzare un lavoro d’inchiesta video di venti minuti su un tema che ci riguarda da vicino, per quanto possa sembrare lontano.

In Italia, per anni, il tema del finanziamento pubblico ai partiti è stato al centro del dibattito pubblico. Tuttavia, ci sono altri importanti partiti, meno discussi, che ricevono finanziamenti pubblici: i partiti politici europei.

 

L’idea alla base del finanziamento dei partiti politici europei era di rafforzare l’Unione Europea e avvicinarla ai cittadini, dando più mezzi ai partiti che compongono l’emiciclo di Strasburgo. I partiti europei non erano visti solo come strumenti per rafforzare la democrazia a livello comunitario, ma anche come motori del progetto di un’Europa più unita. Attualmente esistono dieci partiti europei, ognuno dei quali è affiancato da una fondazione, ufficialmente registrata presso il Parlamento Europeo, che funge da think tank. Il Partito popolare europeo (Ppe) è direttamente legato alla fondazione Wilfried Martens Centre for European Studies, i Socialisti e Democratici (Pes) alla Foundation for European Progressive Studies (Feps) e i Conservatori e Riformisti europei (Ecr) a New Direction. Anche queste fondazioni ricevono finanziamenti pubblici per il loro contributo alla democrazia europea.

 

Dal 2004, i partiti europei e i loro think tank ricevono finanziamenti dal bilancio dell’Unione Europea. E nel tempo la quantità di soldi si è innalzata esponenzialmente, come spiega Wouters Wolf, esperto di finanziamento politico presso l’università belga di KU Leuven: «Si è passati dagli 8 milioni di euro di 20 anni fa agli attuali 75-80 milioni di euro. Quindi è stata quasi decuplicata la somma totale in questo arco di tempo».

 

Tuttavia, per accedere a questi fondi pubblici, partiti e think tank devono coprire una parte delle loro spese attraverso donazioni provenienti da individui, fondazioni o aziende. Le fondazioni sono costrette ad assicurarsi il 5% delle proprie entrate in maniera autonoma, mentre il restante 95% viene fornito dal Parlamento Europeo. Questo sistema moltiplicativo fa sì che per ogni euro ottenuto in maniera privata, la fondazione ne riceva 19 di finanziamenti pubblici. Per quanto riguarda i partiti europei, il 10% del budget deve arrivare dal privato, mentre il 90% proviene dal pubblico (1 euro privato fa ottenere al partito 9 euro di finanziamento pubblico). Ma ci sono vari modi per assicurarsi le proprie entrate autonome.

 

Alcuni partiti e fondazioni si basano in gran parte, e quasi esclusivamente, sulle quote associative. A esempio, il Ppe, il Partito Popolare Europeo, si affida quasi esclusivamente ai contributi dei partiti nazionali che ne fanno parte. Altri, in particolare il Partito dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr), che dal 2020 è guidato da Giorgia Meloni, e il think tank a esso legato, New Direction, in termini di risorse proprie, hanno fatto affidamento sulle donazioni di singoli, grandi aziende e piccole imprese.

 

Proprio andando a vedere da chi arrivano queste donazioni, si finisce con lo scoprire un mondo di donazioni private problematiche. Per esempio, scopriamo che una coppia sposata, Maciej e Michalina Szota, entrambi assistenti parlamentari di Patryk Jaky, membro del Parlamento Europeo polacco che siede tra i banchi dei Conservatori e Riformisti Europei, ha fatto donazioni sia al partito sia al think tank di Ecr. Nel 2021, la coppia ha donato a Ecr quasi 24.000 euro, mentre nel 2022 Michalina Szota ha donato a New Direction 18.000 euro. Donazioni che potrebbero sembrare di poco conto, ma che corrispondono, grazie al meccanismo moltiplicativo dei sussidi, a 210.000 euro di soldi pubblici che entrano nelle casse di Ecr e altri 342.000 nelle casse della fondazione. Nell’inchiesta La Giostra su RaiPlay potrete scoprire altre donazioni problematiche che ha ricevuto Ecr negli ultimi anni.

 

Ci tengo a ringraziare il Premio Morrione che mi ha dato l’opportunità di fare un lavoro di giornalismo investigativo nel Parlamento Europeo, dove ho scoperto, parlando con i colleghi che ci lavorano, che c’è una grave carenza di giornalisti investigativi. Spesso, le redazioni nazionali dispongono solo di un corrispondente, che però è assorbito dalla frenesia della cronaca politica quotidiana. Raramente ci sono giornalisti con i mezzi editoriali ed economici necessari per portare avanti un’indagine approfondita e di lungo periodo all’interno del Parlamento Europeo. Questo è assurdo, considerando che si tratta di uno dei centri di potere più grandi al mondo. Il Parlamento Europeo è, in un certo senso, “nascosto in piena vista”.

 

 

Iacopo Valori, giornalista italo-belga, con l’inchiesta La giostra ha vinto il Premio “Libera Giovani” come finalista della tredicesima edizione del Premio Roberto Morrione 

 

 

 

 

 

 

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