Iran, il gesto di coraggio di Ahou Daryae contro l’oppressione del regime

Abou con la sua azione ha trasformato il suo “corpo” in un potente simbolo di protesta contro un regime che da 45 anni ha cercato di trasformare i corpi delle donne in strumenti di vergogna, di repressione e di sessualizzazione

 

 

In un gesto che ha scosso le coscienze e acceso il dibattito internazionale, Ahou Daryaei, una studentessa dell’Università Islamica Azad di Teheran, ha scelto di spogliarsi in segno di protesta contro le molestie perpetrate dalla polizia morale. La sua azione, avvenuta nel cortile del dipartimento di Scienza e Ricerca, ha sollevato un’onda di indignazione e solidarietà, evidenziando le drammatiche condizioni in cui vivono le donne iraniane.

Il contesto che ha portato Ahou a compiere un gesto così estremo è la crescente repressione delle libertà individuali in Iran, in particolare la violazione dei diritti delle donne. La polizia morale, nota per far rispettare le rigide norme religiose riguardanti il velo e l’abbigliamento femminile, ha intensificato le sue attività negli ultimi anni, creando un clima di terrore e paura.


La notizia dell’arresto di Ahou, subito dopo la sua protesta, ha destato preoccupazione tra i suoi compagni e attivisti, con timori che potesse essere rinchiusa in una struttura psichiatrica per sminuire la sua azione e farla passare per “pazza”.
Mi auguro che nessuno dia spazio alla propaganda del regime iraniano che ha  diffuso la notizia che la “ragazza dell’Università”  era una squilibrata, solo per indebolire un gesto di straordinaria dirompenza e di disobbedienza civile. Non frutto della follia di una persona debole di mente.
Anzi, quello di Abou è il gesto di una gigante. Con la sua azione ha trasformato il suo “corpo” in un potente simbolo di protesta contro un regime che da 45 anni ha cercato di trasformare i corpi delle donne in strumenti di vergogna, di repressione e di sessualizzazione.


Dalla tragica sorte di altre giovani donne, come Mahsa Amini, morta in circostanze misteriose dopo essere stata arrestata proprio per non aver rispettato le norme sul velo, in Iran è in corso una rivoluzione straordinaria che quest’ultimo evento ha rafforzato nonostante i tentativi di sminuirlo. Un’azione di protesta che ha messo in luce non solo la determinazione di Ahou nel rivendicare i diritti delle donne, ma anche il rischio che corre ogni giorno chi si oppone a un regime oppressivo.
Le attiviste iraniane si trovano ad affrontare sfide immense, combattendo per la libertà e l’uguaglianza in un ambiente che punisce severamente ogni forma di dissenso.  Le parole d’ordine del movimento #WomanLifeFreedom – “Donna, vita, libertà” –  riecheggiano non solo in Iran, ma in tutto il mondo, mobilitando le coscienze e fomentando la solidarietà globale.


L’attenzione su Ahou Daryaei non deve affievolirsi. È imperativo continuare a sostenere la causa delle donne iraniane, portare avanti il dialogo e denunciare le violazioni dei diritti umani che molti continuano a subire quotidianamente.
Ogni voce conta, e ogni gesto di solidarietà può contribuire a un cambiamento significativo. La lotta per i diritti delle donne in Iran è una battaglia universale, che interroga e coinvolge tutti noi.

 

In un momento storico in cui le libertà in molte parti del mondo sono minacciate, la storia di Ahou rappresenta un faro di speranza e un invito all’azione. È fondamentale tenere alta la guardia, mantenere accesi i riflettori su chi lotta per una vita di dignità e rispetto. Non lasciamo che il coraggio di Ahou sia dimenticato: continuiamo a dare voce a chi è soffocato dal silenzio e dall’oppressione.

 

 

 

Per gentile concessione dell’autrice e dell’associazione Articolo 21