Dalla parte della legge
È in distribuzione il numero di novembre del mensile free press con un dossier dedicato a “aborto volontario e obiezione di coscienza”
È in distribuzione in tutto il territorio del pinerolese nell’area sud della provincia di Torino (lo trovate in centinaia di luoghi pubblici, dalle biblioteche ai negozi) il numero di novembre del mensile free press L’Eco delle valli valdesi che potete leggere integralmente anche dal nostro sito, dalla home page di di www.riforma.it. Il dossier di questo mese si intitola “Aborto volontario e obiezione di coscienza”. Buona lettura
In Italia, l’interruzione volontaria di gravidanza sta subendo un lento calo, costante negli ultimi 15 anni, stando ai dati forniti dall’Istat (fermi però al 2022). Se nel nostro paese nel 2010 ogni 1000 donne maggiorenni si registravano 7,8 aborti, nel 2022 si è arrivati a 5,83 (media nazionale, più alta al nord e più bassa al sud). L’argomento dell’aborto è ancora oggi un mezzo tabù, se ne parla troppo poco e quasi sempre l’influenza della Chiesa cattolica ne fa una battaglia ideologica. Le ultime dichiarazioni del papa vanno in questa direzione, equiparando i medici che compiono le Ivg (interruzioni volontarie di gravidanza) a dei sicari. L’influenza vaticana in ambiti che la Costituzione considera laici è frequente e ingombrante: scuola, sanità etc.
In Piemonte sta facendo discutere il finanziamento pubblico regionale alle associazioni antiabortiste che gestiscono la “stanza dell’ascolto” all’ospedale Sant’Anna di Torino e che a metà ottobre ha portato anche uno scontro duro fra le parti.
Per districarci meglio abbiamo chiesto a Rodolfo Sirito, primario di Ostetricia e ginecologia all’Ospedale evangelico internazionale di Genova, di fornirci alcune informazioni in merito a questo grande tema.
«L’argomento è sicuramente caldo: mi sono più volte trovato a discutere anche con gli organi di stampa e a livello politico in quanto il reparto che dirigo è quello che compie il più alto numero di interruzioni di gravidanza della Regione. A scanso di equivoci chiarisco subito che sono un medico obiettore di coscienza, ma da quando sono primario (13 anni e nell’ultimo anno sono anche stato nominato responsabile di questo ambito a livello interaziendale dell’Asl 3 ligure) ho sempre applicato la legge, per permettere l’Ivg».
Proprio la 194 del 1978, legge quadro in materia, è posta al centro della riflessione di Sirito. «Ritengo che questa normativa sia ancora attuale e che garantisca i giusti diritti alle due parti, quella delle donne che scelgono di abortire e quella dei medici che decidono di obiettare. Il grande problema rimane la sua attuazione, come in molti altri ambiti nel nostro Paese, dove buone leggi poi non vengono messe pienamente a regime, non viene sorvegliata la loro attuazione. Un peccato perché penso che al netto di alcuni “barocchisimi” essa svisceri bene la materia, e tuteli la donna, che prima di questa legge era in balia di un “mercato” che si sviluppava sulla sua pelle. Purtroppo, abbiamo alcuni ospedali che non rispettano le indicazioni, e questo fenomeno è presente in tutte le regioni».
– A livello di informazione ed educazione la scuola gioca un ruolo fondamentale su questi temi: quale è la vostra impressione?
«Negli anni abbiamo visto un calo delle ragazze minorenni che praticano Ivg, segno di una maggior consapevolezza e di una buona formazione scolastica anche se si può e si deve fare di più. Purtroppo invece è ancora alto il tasso di aborti nelle fasce di popolazioni meno formate e in quelle provenienti dall’estero. Il dato preoccupante che possiamo vedere è che per vari aspetti (forse culturali) si tralascia anche la parte legata alla prevenzione dei tumori, che sappiamo invece essere determinante per la cura tempestiva e la risoluzione di molti problemi oncologici».
– Dal punto di vista dell’obiezione di coscienza dei medici invece qual è la situazione nell’Evangelico?
«I numeri dell’obiezione sono molto contenuti e non interferiscono nell’erogazione dei servizi per cui non la vedo come una criticità. Questo servizio, previsto per legge, è sempre stato garantito e anche qualora il numero degli obiettori salisse, mi adopererei in tutti i modi per mantenere la continuità del servizio. Il vero problema è che gli ambiti tecnici (medici) diventano terreno di scontro ideologico, soprattutto durante le campagne elettorali. Negli ultimi anni si sono fatti enormi passi in avanti nell’ambito dell’aborto, che hanno modificato anche le scelte di alcuni medici. L’interruzione farmacologica infatti è decisamente meno invasiva ed emotivamente impattante sia per il medico che la pratica sia soprattutto per la donna che fa questa scelta. La mia scelta personale venne dettata proprio da questioni emotive durante la mia formazione medica: ci fosse già stata l’alternativa farmacologica probabilmente le mie scelte sarebbero state diverse».
– Infine uno sguardo al futuro:
«La Liguria (proprio sotto la spinta del dr. Sirito, nda) vuole diventare la seconda Regione italiana dopo l’Emilia-Romagna a permettere di interrompere la gravidanza in modo farmacologico, anche in ambito ambulatoriale. È una battaglia che stiamo portando avanti da tempo, ma che rientra appieno nella visione che abbiamo di questo delicato tema».