In calo gli australiani che si dichiarano cristiani
Reach Australia, una rete di oltre 260 chiese mira a fondare 300 nuove chiese entro il 2030
Dati recenti del Dipartimento di ricerca di Statista confermano un calo degli australiani che si dichiarano cristiani.
Già nel 2021 un censimento australiano aveva stabilito che metà di tutti gli australiani, il 44%, affermava di essere cristiano. Si trattava dell’8% in meno rispetto al dato registrato cinque anni prima da un censimento nazionale simile.
Inoltre, il 40% degli intervistati – soprattutto le fasce più giovani della popolazione – dichiara di non avere una religione.
«Questo allontanamento dalla religione è evidenziato anche dall’aumento dei matrimoni civili celebrati al posto delle cerimonie religiose, con la stragrande maggioranza dei matrimoni celebrati da un celebrante civile».
Esistono più di 120 fedi in Australia, che la ricerca considera “paese laico con una popolazione migrante eterogenea».
E mentre il cristianesimo in Australia è in lento declino, c’è stata una crescita costante di altre religioni come l’islam, l’induismo e il buddismo. In particolare, nell’ultimo censimento nazionale il numero dei musulmani è cresciuto “significativamente” in tutte le fasce d’età.
Dalla ricerca emerge anche che “nel paese vi sono atteggiamenti negativi verso cristiani e musulmani rispetto a qualsiasi altra religione”.
Sebbene ci sia meno affiliazione alle religioni tradizionali, gli australiani stanno mostrando «un’elevata soddisfazione per la fede religiosa o la vita spirituale». Per questo alcune chiese e reti di chiese in Australia stanno intensificando gli sforzi nell’evangelizzazione.
Ad esempio, Reach Australia, una rete di oltre 260 chiese, sta lavorando per raggiungere gli australiani con il Vangelo. Durante la conferenza nazionale della rete tenutasi lo scorso maggio, Derek Hanna, direttore di Plant, ha presentato il progetto di fondare 300 nuove chiese in Australia entro il 2030. La rete ne ha fondate 145 fino ad oggi, lasciando la necessità di avviare 155 chiese entro i prossimi sei anni, e richiedendo 800 nuovi leader impegnati nell’opera evangelistica.
«Potreste pensare che sia impossibile, ma siamo seduti in una stanza dove ognuno di noi crede che Dio abbia resuscitato Gesù dai morti», ha detto Hanna ai delegati alla conferenza. «Ognuno di noi è convinto di essere morto, ma ora siamo vivi in Cristo».
«La bugia è che “Crediamo in un Dio che può ma probabilmente non lo farà”», ha detto. «Guardate in questa sala: ci sono 1.300 persone qui questa settimana, di tutte le confessioni, con la convinzione condivisa che il Vangelo raggiunga l’Australia. Questa è l’opera di Dio. Non è trionfalismo, è solo riconoscere ciò che Dio sta facendo in questo momento della storia».