Una Vera giornalista

Assegnati ieri i premi del concorso in memoria della giornalista Vera Schiavazzi

 

Nove anni fa, proprio in questi giorni, il 23 ottobre, a soli 55 anni d’età, è morta Vera Schiavazzi, lasciando un vuoto evidente non soltanto in chi l’ha conosciuta ma anche nel panorama giornalistico piemontese.

Chi era Vera? Giornalista di Repubblica, cronista tenace e sensibile, sindacalista, prima direttrice del Master in giornalismo di Torino, valdese, e molto, molto di più.

A Vera Schiavazzi è dedicato il Premio voluto dagli Ex Allievi del Master, organizzato dal Centro Studi Pestelli e inserito nelle giornate del Premio Morrione per il giornalismo investigativo  a Torino.

 

Il Premio Schiavazzi, in particolare, è rivolto a studenti ed ex studenti dei master universitari di giornalismo riconosciuti dall’Ordine e da quest’anno è stato organizzato dal Centro Studi sul giornalismo Pestelli di Torino.

 

Il tema “Libertà è partecipazione” è stato scelto come tema della settima edizione del Premio giornalistico Vera Schiavazzi, destinato al miglior elaborato – testo, video, audio, webdoc, podcast ed è stato consegnato al termine del dibattito che si è svolto negli spazi della Fabbrica delle E di Corso Trapani a Torino.

Un dibattito promosso dall’ Ordine dei Giornalisti del Piemonte, in collaborazione con il Centro per il Giornalismo Pestelli e il Master di Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università degli Studi di Torino.

 

La Giuria del Premio «Schiavazzi», sotto la presidenza di Simonetta Rho e composta da Alma Toppino, Mario Baudino, Dario Corradino, Claudio Geymonat (per il settimanale Riforma – Eco delle valli valdesi), Gian Mario Gillio (giornalista di Riforma, in giuria per il «Premio Morrione»), Stefano Tallia (presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte), Federica Frola, Iacopo Ricca, all’unanimità ha decretato vincitrice: Maria Letizia Camparsi con il reportage «Tin bota Romagna – Storie dall’alluvione», trasmesso da RTV San Marino Tv. Assegnate anche due menzioni speciali a Erika Sità e Pietro Forti per il podcast «80 anni di Resistenza, quando la montagna umbra difese i partigiani» e a Alessandro Vinci, per un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera e dedicato a Nadia Nadim: «Sono scappata, mi sentivo persa: lo sport è il mio luogo sicuro».

 

Il dibattito  moderato dall’ex giornalista Rai Simonetta Rho, si è concentrato soprattutto sul presente e sul futuro del mestiere di giornalista. Alessandra Comazzi ha rimarcato come sia necessaria sempre, per il giornalista, una forte preparazione sui temi che si vanno a trattare: «Il giornalismo è fatto di tecnica, non è soltanto diritto di espressione, aspetto che riguarda ognuno di noi. È un mestiere, a volte si tende a dimenticarlo. Nell’era dell’offerta illimitata di internet saper riconoscere la professionalità è una delle sfide».

 

Silvia Garbarino ha ricordato come quello del giornalista sia «uno dei mestieri più sottopagati e mal gestiti contrattualmente, con il rischio conseguente di mettere a repentaglio la passione e la voglia delle nuove generazioni a mettersi in gioco in questo campo», mentre Giorgio Levi, presidente del Centro Pestelli e Alessia Cerantola, fondatrice di Irpi e oggi alla guida di Investigate Europe, due modelli di consorzi fra giornalisti, hanno ragionato proprio sulle possibilità offerte dall’aggregare gruppi di giornalisti, provenienti da vari Paesi, al fine di occuparsi insieme di temi e inchieste, al fine di ottimizzare i costi e moltiplicare le possibilità di pubblicazione degli articoli, su testate di tutto il mondo.

 

Stefano Parola e Stefano Tallia, presidente dell’ordine dei giornalisti del Piemonte hanno concluso l’appuntamento con note di speranze sul futuro di un mestiere «meraviglioso e che sarà sempre necessario. Perché sarà sempre necessario poter contare su qualcuno che possa spiegarci le notizie, offrirci degli strumenti per comprendere il mondo».

 

Su un tema tutti i relatori concordano con forza: serve partire con un’educazione alla lettura fin dalla scuole, dalle primarie in poi. Riportare i giornali nelle classi, buone abitudini di un tempo: leggere e commentare notizie significa mostrare agli studenti come i giornali rimangano un mezzo fondamentale per conoscere e formarsi opinioni.