La storia e gli strumenti dell’attività editoriale

Inaugurata a Torino la Biblioteca “Claudiana editrice – Giuseppe e Marco Scarpat”

 

L’immagine di apertura è stata quella che Edmondo De Amicis usò nel suo Alle porte d’Italia (1884): a Pra del Torno, nelle valli valdesi, una ragazzina badava alle bestie del gregge nei pressi del tempio, ma intanto leggeva un libro voluminoso. Il giornalista colse lo specifico di una terra, all’epoca in cui ancora alto era l’analfabetismo, e segnalò che quei montanari animati dalla loro fede avrebbero avuto un ruolo anche nella formazione culturale del Paese. L’ha ricordato Eugenio Bernardini, presidente della Claudiana, aprendo il convegno di inaugurazione della Biblioteca “Claudiana editrice – Giuseppe e Marco Scarpat”, nel Salone valdese di Torino, a pochi metri dalla Biblioteca stessa.

 

Dopo i saluti della moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, che ha segnalato la “follia illuminata” di chi volle e promosse una casa editrice nel 1855; di Gabriella Serratrice, responsabile del Settore Promozione dei beni librari nell’ambito della Regione Piemonte, e di Marzia Pontone (Soprintendenza archivistica e bibliografica – Piemonte/ Valle d’Aosta), gli interventi hanno illustrato l’operazione.

 

Sara Rivoira e Cinzia Iafrate hanno collocato l’operazione nel contesto più ampio della valorizzazione del patrimonio culturale delle chiese metodiste e valdesi, il tutto in un atteggiamento di “messa in rete” del lavoro e delle competenze; e nel rapporto della nuova struttura con le biblioteche della Facoltà valdese di Teologia e della Fondazione Centro culturale valdese / Società di Studi valdesi.

 

Le biblioteche – è stato detto – hanno una vocazione all’inclusività e la capacità di mettere in relazione persone molto diverse fra loro: chi era presente al convegno allora non si trova disorientato di fronte alla formazione, per così dire, un po’ anomala di questa nuova struttura, che si basa sulla convergenza di almeno tre “fondi”: i volumi prodotti fino al 2022 nel corso dell’attività editoriale di Claudiana e Paideia (la casa editrice fondata da Giuseppe Scarpat, acquisita da Claudiana nel 2016), il “fondo Scarpat” e il “fondo Vittorio Subilia”, biblioteca personale del pastore e professore Vittorio Subilia (1911-1988), collocata a Torino in base a un accordo con la Biblioteca della Facoltà di Teologia.

 

Manuel Kromer, direttore editoriale della Claudiana, ha ripercorso le tappe di un’avventura ormai lunga, i vari trasferimenti della sede e, a fine ’800, dei macchinari (Torino, Firenze, Torre Pellice, ancora Torino): una presenza costante che ha formato generazioni di evangelici e nel contempo ha fornito al Paese testi di rilievo assoluto, come il Lutero di G. Miegge, ripubblicato anche da due editori come Il Saggiatore e Feltrinelli. Una casa editrice che seppe essere “popolare” quando i tempi dell’Italia da poco unificata lo richiedevano, e poi seppe darsi i più rigorosi criteri di scientificità nella produzione editoriale, mettendo sul mercato importanti strumenti di guida e orientamento nella lettura e studio della Bibbia.

 

Daniele Garrone, docente di Antico Testamento e direttore della Biblioteca della Facoltà di Teologia, ha ribadito proprio questa esigenza formativa. La teologia – ha detto – non è solo il mestiere dei pastori, anzi avere credenti “teologicamente avvertiti” serve a evitare qualunque deriva clericale. Chiara Clemente, della coop. Culturalpe, ha illustrato il lavoro, non ancora concluso, di catalogazione dei vari fondi. D’altra parte, aveva sottolineato Bernardini, era giusto e significativo poter procedere a questa inaugurazione nell’anno di «Valdo 850».

 

Marco Scarpat ha illustrato i quattro ambiti della biblioteca creata dal padre: l’ambito della filologia greca e latina e cristiana antica, come quello dell’esegesi biblica, ha costituito per decenni (ed è tuttora) un apparato fondamentale per lavorare, per produrre altri libri; e, aggiungiamo, la filologia e la possibilità di andare ad fontes è una delle basi culturali della Riforma protestante: «ora l’editore – ha concluso Scarpat – dispone di una biblioteca non soltanto atta a rispondere a funzioni strumentali ma anche, e ancor prima, a fungere da luogo simbolico in cui potersi immergere anche fisicamente in un mondo che all’editore è proprio, e dove con facilità sia possibile confrontarsi con l’opera e le vicende di autori ed editori vicini o lontani, che hanno preceduto o accompagnano l’editore nella ricerca costante di come legare con amore in un volume – direbbe Dante – “ciò che per l’universo si squaderna”». L’apertura al pubblico e a chi studia tutte queste materie sarà il passo successivo.

 

 

Foto di Pietro Romeo