La sanità pubblica è la vera emergenza del paese

Il rapporto della Fondazione Gimbe sullo stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale fotografa una profonda crisi in corso

 

 

Lo scorso 8 ottobre è stato presentato il 7° Rapporto GIMBE sullo stato del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con i dati 2023. La sanità pubblica si conferma ancora la vera emergenza del paese: si allungano le liste di attesa, aumentano le prestazioni a pagamento e gli italiani rinunciano alle cure.

 

«Un divario della spesa sanitaria pubblica pro capite di € 889 rispetto alla media dei paesi OCSE membri dell’Unione Europea, – esordisce Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE –  con un gap complessivo che sfiora i € 52,4 miliardi; la crisi motivazionale del personale che abbandona il SSN; il boom della spesa a carico delle famiglie (+10,3%); quasi 4,5 milioni di persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici; le inaccettabili diseguaglianze regionali e territoriali; la migrazione sanitaria e i disagi quotidiani sui tempi di attesa e sui pronto soccorso affollati dimostrano che la tenuta del SSN è prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate».

 

La profonda crisi del SSN è anzitutto causato dal definanziamento cronico attuato negli ultimi 15 anni da tutti i Governi. La Legge di Bilancio 2024 ha incrementato il Fondo Sanitario Nazionale di 3 miliardi di euro per il 2024 (di cui però euro 2,431 miliardi per i rinnovi contrattuali), di euro 4 miliardi per il  2025 e di euro  4,2 miliardi per il 2026: ma il rapporto spesa sanitaria/PIL scende, passando dal 6,3% del biennio 2024-2025 al 6,2% nel periodo 2026-2027,contro una media europea di circa 7%, fino al 10% della Germania e della Francia.

 

Le spesa sanitaria complessiva è stata di euro 176 miliardi, quella pubblica pari  a euro 130,3 miliardi, e quella privata pari a euro  45,3 miliardi, di cui quella intermediata dalle assicurazioni pari a euro  5,2 miliardi  mentre  quella  di tasca propria dalle famiglie  è stata pari a euro 40,6 miliardi. Le famiglie, rispetto al 2022, ha speso in più per circa euro 4,3 miliardi!

Ma non tutte le famiglie hanno potuto permettersi di pagare o di accedere (per la lunghezza delle liste pubbliche di attesa) alle prestazioni sanitarie: per cui alla fine circa 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi. È crollata nel 2023 anche  la spesa per la prevenzione:  rispetto al 2022 la spesa per i “Servizi per la prevenzione delle malattie” si è ridotta di euro 1,9 miliardi (-18,6%).  

 

Crisi del personale sanitario. Assistiamo ad una crisi “storica” del personale sanitario (medici e infermieri).  Programmazione sbagliata nelle università e specializzazioni, turni massacranti, burnout, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate ed escalation dei casi di violenza stanno demolendo la motivazione e la passione dei professionisti, portando la situazione verso il punto del non ritorno. Dopo la pandemia, si sono allungate liste di attesa, e poco è servito il provvedimento del Governo.

 

Il divario sanitario Nord-Sud continua e, per certi versi, in alcune Regioni meridionali, peggiora. Le aspettative di vita, per esempio, in Campania sono più basse di 2 anni e mezzo rispetto alla Lombardia. Al Sud infine esistono ancora Livelli Essenziali di Assistenza più bassi rispetto al Nord, che invece vede arrivarsi le mobilità sanitarie dal meridione, con effetti economici devastanti non solo sulle famiglie ma anche sui bilanci delle Regioni del Mezzogiorno.

 

«A questo quadro si aggiunge la legge sull’autonomia differenziata, che – conclude Cartabellotta – affonderà definitivamente la sanità del Mezzogiorno, assestando il colpo di grazia al SSN e innescando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti che avrà conseguenze devastanti per milioni di persone».

Si può salvare la nostra sanità pubblica? Solo – ipotizza la Fondazione Gimbe – se si riesce a realizzare un Piano di Rilancio del SSN, con un nuovo patto politico e sociale, che superi divisioni ideologiche e avvicendamenti dei Governi, per realizzare  nuove riforme strutturali e straordinarie, con nuovi finanziamenti fissi e stabili, anche con  il PNRR.  

 

La Fondazione GIMBE, che non ha fini di lucro, ha lo scopo di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca, formazione e informazione scientifica, al fine di migliorare la salute delle persone e di contribuire alla sostenibilità di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico.