Le Pen condannata per diffamazione ai danni dell’associazione umanitaria protestante “La Cimade”

La politica francese aveva accusato la storica organizzazione di favorire l’immigrazione clandestina

 

Mercoledì 11 settembre, la Corte d’appello di Parigi ha confermato la condanna di Marine Le Pen ad una multa di 500 euro con sospensione della pena per diffamazione contro La Cimade, l’associazione protestante di aiuto ai migranti, che lei aveva accusato di organizzare «la rete di immigrazione clandestina dalle isole Comore» a Mayotte.

 

Le Comore sono un arcipelago di isole che compongono una piccola nazione africana nell’Oceano Indiano, e Mayotte è un altro raggruppamento di isole prossimo alle Comore, ma possedimento d’oltremare francese, per cui meta ambita quale tappa per la richiesta di protezione e magari di cittadinanza transalpina.

 

La leader del partito Rassemblement National  (RN) aveva accusato le associazioni umanitarie di essere «a volte» «complici dei trafficanti», durante un’intervista trasmessa su BFMTV nel gennaio 2022.

Alla domanda «le associazioni umanitarie sono complici del reato di ingresso clandestino nel Paese di persone straniere?», Marine Le Pen, allora candidata alle elezioni presidenziali dell’aprile 2022, aveva risposto: «A volte sì. Sì, a volte sono anche complici dei trafficanti». Ha poi preso di mira direttamente la Cimade: «Cimade in realtà organizza la rete dell’immigrazione clandestina proveniente dalle Comore a Mayotte» aveva dichiarato.

Infine aveva ventilato la possibilità di bloccare gli aiuti statali che le organizzazioni umanitarie ricevono se  «organizzano qualcosa che è illegale».

 

In primo grado, nell’ottobre 2023, Le Pen era stata dichiarata colpevole di diffamazione pubblica contro un privato, poiché i tribunali hanno stimato che i commenti avevano «superato la dose di esagerazione possibile nel contesto in cui erano stati fatti» e che «i limiti della libertà di l’espressione erano stati superati».

 

La Cimade accoglie con soddisfazione la conferma da parte della Corte d’appello di Parigi della condanna di Marine Le Pen per diffamazione. Informato delle osservazioni della donna, Henri Masson, presidente di Cimade, e la sua squadra avevano deciso di non lasciarle passare. «Se non avessimo reagito, avremmo dato l’impressione che non fossimo a nostro agio con l’immigrazione clandestina a Mayotte», spiega. Per poi proseguire: «Eravamo un po’ preoccupati. È con grande gioia che apprendiamo che la corte d’appello ha confermato la sentenza sotto ogni aspetto. Questa è per noi una condanna essenziale, così come lo è ogni opportunità di combattere l’estrema destra. Molte cose dette dal partito Rassemblement National sono fantasia ed errore. Trovo gratificante che la giustizia abbia messo in luce le bugie di un politico della statura del capo del RN. Il fatto che la giustizia si sia pronunciata a favore di Cimade è una questione di onore e probità».

 

.In un comunicato la Cimade ha proseguito: «I falsi discorsi volti a stigmatizzare le associazioni e le persone migranti, alimentando così tensioni sociali e violenza, non possono essere lasciati passare impunemente. È una fortuna che la giustizia lo abbia riconosciuto attraverso questa condanna per diffamazione.

La Cimade si mobiliterà per difendere la verità ogni volta che sarà necessario, e in particolare contro le menzogne ​​dell’estrema destra. Allo stesso modo, continuerà con determinazione a difendere il rispetto dei diritti e della dignità di tutti gli abitanti di Mayotte».

 

Non è questo l’ultimo appuntamento nei tribunali per la Le Pen: il 30 settembre avrà inizio il processo per lei e altri 26 compagni di partito a seguito  dell’accusa di appropriazione indebita di fondi pubblici europei, in relazione in particolare al caso degli assistenti parlamentari fittizi.

 

 

Foto via Flickr dal profilo dell’