La giuria era composta dal danese Jes Nysten (Danimarca, presidente), Naomi Evelyn Hondrea (Italia), Barbara Schantz-Derboven (Germania), Ingrid Glatz e Stefan Haupt (Svizzera).

 

«È stata un’esperienza spettacolare, con delle persone davvero speciali – ha dichiarato all’Agenzia NEV la giurata italiana, la giovanissima Naomi Evelyn Hondrea -. Al di là dei film visti, che sono stati di buon livello, l’esperienza di lavorare in un gruppo di fratelli e sorelle cinefili mi ha emozionata molto perché mi ha aperto al dialogo e all’assunzione dei reciproci punti di vista. Il film premiato, sin dall’inizio mi ha toccata in un modo molto particolare perché la mia famiglia in passato ha attraversato un doloroso periodo di irregolarità. Questo premio per me ha anche un enorme valore simbolico, poichè credo che la chiesa in questi casi possa ricoprire un ruolo centrale nel prendere una posizione in nome dell’amore e rispetto verso il prossimo, dell’uguaglianza, della libertà e della giustizia».