Delicatezza e punti di forza di una chiesa di minoranza

I temi che caratterizzano le giornate presinodali dedicate ai ministeri e alle sedute di Corpo pastorale

 

Nei giorni che precedono l’apertura dell’annuale sessione sinodale sono convocati altri due momenti in parte simili ma formalmente diversi: l’Assemblea degli iscritti e iscritte a ruolo e le sedute del Corpo pastorale. Per coloro che non vi prendono parte potrebbero apparire momenti che “anticipano il Sinodo”: in realtà si tratta di organismi con funzioni diverse. L’Assemblea degli iscritti (tramite la segreteria che ne coordina l’attività) nel corso dell’anno propone ai ministri (diaconi e diacone, pastore e pastori) tematiche che hanno rilevanza sul piano della preparazione e dell’aggiornamento del Ministero. Attengono invece al Corpo pastorale quelle valutazioni più prettamente teologiche, come l’esame dei candidati al pastorato e l’individuazione dei futuri professori di Teologia da presentare al Sinodo per la loro nomina.

 

Se ci sofferma sugli ordini del giorno pubblicati negli scorsi numeri, si noterà come la voce “formazione”, negli ultimi anni, vada assumendo un certo rilievo. Si tratta non solo di una modalità di aggiornamento, bensì di una visuale di un ruolo svolto in una società in radicale cambiamento. Tutto ciò nella necessità di una costante declinazione di un ruolo di ripensamento indiretto costituito dai legami famigliari, di un sano equilibrio tra routine e adempimenti richiesti nel quotidiano. Un intreccio, insomma, tra “pubblico e privato”, costituito da riverberi culturali, simbolici, eredità spirituali e così via. Chi sia un ministro difficilmente troverà risposte esaustive da interpretazioni unicamente personali, se non in un confronto comune fatto di ascolto, a iniziare dagli Iscritti.

 

Tra l’altro sono stati restituiti i dati di un recente questionario, che traduce in dati grafici quello che si potrebbe definire, un “ritratto intimo” di questo ministro, donna o uomo che sia. E ancora di formazione si è riferito di un seminario appena terminato il 20-21 agosto a Torre Pellice. La modalità di questo incontro, che ha visto una partecipazione significativa, ma ancora limitata, di iscritti, è stata la scelta di affidarlo a esperte esterne alla vita delle nostre comunità. Partendo da principi teorici sul funzionamento delle relazioni, i partecipanti sono stati agevolati nel mettere in luce molteplici problematiche nella loro pratica: un confronto paritario di sereno e reciproco ascolto. Una rielaborazione mai definitiva ma aperta alla novità dell’accadere (opportunità che vanno anche valutate per i loro costi ma con fondamentali ricadute sui benefici).

 

Diverse volte si è fatto riferimento a un malessere che attraversa la vita delle nostre comunità. Lo svolgimento di ruoli codificati (con una certa chiarezza nelle nostre carte costituenti) non risparmia la fragilità delle relazioni personali, fatte, in taluni frangenti, di equilibri di reciprocità che appaiono spezzati o perlomeno sospesi. Riecheggia in ciò il fatto che la chiesa non è un’isola felice, ma per alcuni aspetti la configurazione di una identità singolare e collettiva che subisce anch’essa condizionamenti, certo letti da una Parola esterna, ma che vanno rafforzati dalla buona volontà e dal cambiamento di mentalità assunto quale principio permanente. Si è accennato anche alle retribuzioni, tema che le comunità dovranno maggiormente assumere in maniera responsabile.

 

La Commissione Catechismo ha illustrato un punto di arrivo (non del tutto completo) di un lungo lavoro nella preparazione delle schede dell’intero percorso catechetico: impostato, sviluppato, e ora offerto. Ma va altresì aggiunta la proposta di dare vita a una catechesi online per gli adolescenti, in grado di offrire a coloro che vivono isolati una nuova opportunità di formazione. Esperienza già sperimentata, con buoni risultati, per la scuola domenicale.

 

Il Corpo pastorale nelle sue sedute aveva quest’anno il compito di esaminare due candidati che, al termine del periodo di prova, hanno chiesto di essere consacrati; e la valutazione di un nuovo docente di Antico Testamento per la Facoltà di Teologia in vista della sua elezione da parte del Sinodo. Ci limitiamo a due osservazioni conclusive. Nel primo caso i canditati sono in effetti, per la loro storia e per la loro esperienza, una conferma che la vicenda di questi 850 traduce una rinnovata continuità. Nel secondo caso la scelta di un docente equivale, da qualche anno, a rinnovate manifestazioni di interesse da parte di donne e uomini provenienti da altri contesti. Il contesto minoritario della nostra presenza esige, non da oggi, una competenza che implica da parte dei gruppi dirigenti un’opera di discernimento e di conseguenza sostegno nei confronti coloro che manifestano doni nell’insegnamento allo scopo di garantire quella funzione vitale di una piccola chiesa senza eccessivi complessi d’inferiorità.

 

 

Foto di Pietro Romeo