Gesù: re senza corona che sfida ogni potere umano

Si è aperto a Torre Pellice il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Durante il culto, presieduto dalla pastora Sophie Langeneck, consacrati due nuovi pastori

Domenica 25 agosto si è aperto con un culto solenne il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, massimo organo decisionale dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi. In testa al corteo, che dall’Aula sinodale procede verso il tempio di Torre Pellice (To), ci sono una donna e due uomini, sono giovani, nel loro trentennio, sorridenti: Sophie Langeneck, pastora della chiesa metodista a Milano incaricata della predicazione, Maliq Meda e Kassim Conteh, consacrandi al ministero pastorale.

 

Seguono i membri della Tavola valdese, della Facoltà di teologia, delle varie commissioni sinodali, gli ospiti italiani ed esteri, e infine i pastori, le pastore e i deputati in ordine sparso. Mentre il corteo avanza in via Beckwith, ai lati della strada diverse persone sono vestite di bianco (il colore del lutto in Palestina): hanno aderito al flashmob organizzato da un gruppo di credenti evangelici per esprimere vicinanza alla popolazione di Gaza e chiedere il cessate il fuoco.

 

Dinanzi a guerre, violenze, povertà, ingiustizie, restrizioni delle libertà, violazioni della dignità umana, quando è necessario alzare la propria voce e quando invece occorre tacere? Come orientarsi oggi? Ancora una volta la stella polare che guida il cammino delle chiese valdesi e metodiste – che quest’anno celebrano gli 850 anni del movimento di Valdo di Lione – è la Parola di Dio: la pastora Sophie Langeneck propone alla riflessione dell’uditorio il testo tratto dal vangelo di Luca cap. 19: 37-40, in cui il passaggio centrale è la risposta “quasi incendiaria” detta da Gesù ai farisei, che gli chiedono di zittire i discepoli che lo stanno acclamando Re: «Vi dico che se costoro tacciono, le pietre grideranno».

 

La risposta provocatoria di Gesù – ha detto la pastora Langeneck – «è una dimostrazione del potere nuovo e diverso di Gesù rispetto all’autorità che zittisce e condanna al silenzio. Gesù invita a prendere la parola, non per piacere agli altri o per mettersi in mostra ma per dare un messaggio rivoluzionario, pericoloso, scandaloso in ogni tempo: Gesù è il re di un regno inimmaginabile, un regno dove non c’è sopraffazione, dove non c’è chi controlla e chi è controllato, chi abusa e chi è abusato, chi combatte e chi si difende, chi si vendica e chi è vendicato».

 

Dinanzi a Gesù, re di un regno senza confini e senza corona, tutti i regni di cui è stata costellata la storia – regni che spesso hanno usato proprio Gesù e Dio per legittimare il loro potere – mostrano la loro fragilità e disumanità.

 

Nella storia del cristianesimo ci sono state pagine in cui la testimonianza evangelica è rimasta in silenzio dinanzi alle ingiustizie e alle oppressioni: è allora che alcune “pietre” hanno gridato. Langeneck ha ricordato il teologo hussita Nicola da Dresda che nel Medioevo difese la parola pubblica e la predicazione delle donne in un tempo in cui, a qualche centinaio di chilometri, le donne che osavano un ruolo pubblico nella società erano accusate di stregoneria e qualche volta condannate al rogo. «Una pagina della storia del cristianesimo e del movimento valdese su cui spesso sorvoliamo; eppure, il nesso tra le donne e le pietre è un nesso che nella storia valdese della testimonianza ritorna prepotente così come nel dibattito sinodale sul ministero pastorale e l’accesso alla Facoltà delle donne negli anni ’50: se l’Evangelo può essere annunciato da elementi inerti, tanto più lo possono fare le donne, se preparate».

 

Ma oggi cosa grideranno le pietre? «Le pietre grideranno l’ingiustizia – ha detto la pastora – ma noi discepoli e discepole potremmo certamente metterci all’opera per una società che impari nuovamente a confrontarsi e discutere in un pluralismo di idee e opinioni, per una chiesa che non tema la secolarizzazione o l’estinzione».

Ancora una volta occorre ripartire dalla vocazione ricevuta, «non solo chi tra noi è pastore, teologo, predicatrice, ma tutti e tutte noi credenti siamo chiamati ad annunciare l’Evangelo, anche quando questo compito si fa irriverente, scomodo» ha detto Langeneck, che ha concluso: «È venuto il tempo di riconoscere il nostro peccato e annunciare al mondo una cosa che questi 850 anni di storia della chiesa valdese ci hanno mostrato in maniera chiara: la parola pubblica della chiesa si distingue dal brusio delle epoche storiche perché annuncia Gesù Cristo, un re senza corona con un potere diverso da quello del mondo».

 

Il culto è proseguito con il momento della consacrazione dei pastori Maliq Meda, di origine albanese, e Kassim Conteh, di origini sierraleonesi, e la presentazione di: Tara Curlewis, pastora della St. Andrew’s Church of Scotland di Roma e responsabile dell’Ufficio ecumenico riformato di Roma; Francesca Nuzzolese, docente della cattedra di Teologia pratica presso la Facoltà valdese di teologia; e Herbert Anders, pastore della Chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo.

 

Nel fare ritorno verso l’Aula della Casa valdese, i sinodali hanno assistito ad un altro flashmob, questa volta a cura della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei): una decina di donne, mentre sorreggevano cartelli con slogan a difesa della pace e dei diritti violati, hanno intonato «We shall overcome», il famoso gospel che divenne un inno del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti.

 

I lavori sinodali – che si concluderanno venerdì 28 agosto – affronteranno temi centrali per la vita delle chiese quali: la testimonianza della fede, l’impegno sociale e umanitario, il futuro dell’ecumenismo e del dialogo interculturale e interreligioso, la pace, la giustizia economica ed ecologica, l’autonomia differenziata.

 

Foto di Pietro Romeo