La consolazione che viene da Dio

Un giorno una parola – commento a II Corinzi 1, 3

 

 

Lo Spirito del Signore, di DIO, è su di me (…) per consolare tutti quelli che sono afflitti

Isaia 61, 1;2

 

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione

II Corinzi 1, 3-4

 

 

L’apostolo Paolo nei primi versetti della sua seconda lettera ai Corinzi ci propone il tema della consolazione e del consolare. Come spesso avviene nelle lettere di Paolo, l’articolarsi del discorso è a una prima lettura un po’ complesso, ma l’idea di fondo è la stessa del rapporto che corre tra amore di Dio e amore per il prossimo e tra perdono di Dio e perdono nei confronti del prossimo.

 

L’apostolo è consolato da Dio, e in forza di quella consolazione e mediante quella consolazione può consolare chi si trovi nell’afflizione, “in qualunque afflizione”. Non si tratta qui della generica esortazione a “farsi forza” che si esprime a chi è nel dolore; la consolazione di cui parla Paolo è una potenza che viene da Dio stesso, una potenza capace di trasformare per chi la riceva il senso stesso della condizione o della situazione nella quale si trova, aprendo un nuovo orizzonte sorprendente e meraviglioso.

 

Il parallelismo con l’amore e il perdono sta nel fatto che tanto la capacità di amare quanto la forza di perdonare si fondano sull’amore e sul perdono gratuito e immeritato che Dio per primo offre a chi creda in lui e a lui si affidi. Non un generico amore umano né una umana propensione al perdono, ma un amore e un perdono che sono risposta all’amore e al perdono di Dio e in quelli trovano motivazione e forza. La consolazione trova il suo senso e la spinta ad agire in una buona notizia, che apre l’orizzonte di una nuova speranza.

 

Isaia proclama una imminente liberazione da una condizione vicina alla prigionia e alla schiavitù: l’intervento divino per grazia restituirà al suo popolo un’esistenza libera e degna. La buona notizia di Paolo è l’evangelo di Gesù Cristo, nella cui morte e resurrezione Dio realizza la nostra giustificazione per la nostra salvezza, aprendoci l’orizzonte sorprendente e meraviglioso di una vita nuova qui ed ora, nella speranza di una nuova vita nell’eternità luminosa di Dio. Amen.