L’obbedienza assoluta di Gesù alla volontà del Padre

Un giorno una parola – commento a Luca 24, 25-26

 

 

 

Perché dici tu, Giacobbe, e perché parli così, Israele: «La mia via è occulta al Signore e al mio diritto non bada il mio Dio?»

Isaia 40, 27

 

Allora Gesù disse loro: «O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?»

Luca 24, 25-26

 

Uno straniero si avvicina a due discepoli di Gesù che tornano a casa, molto tristi perché la morte di lui ha infranto tutte le loro speranze, e non hanno dato credito a quanto detto loro dalle donne e dai discepoli,che, pur non avendo visto Gesù, hanno parlato di visioni di angeli che avevano detto che Gesù era vivo. Lo sconosciuto li rimprovera come “insensati e lenti a credere a tutte le cose che i profeti avevano detto”. Solo più tardi i due discepoli riconosceranno nello sconosciuto il Risorto. Ma intanto, Egli, “cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano”.

 

In questo episodio, l’evangelista Luca lega, collega la vita, morte e resurrezione di Gesù a quanto scritto nel Primo Testamento. Essi si aspettavano un redentore conquistatore, ma non avevano preso in considerazione l’altra faccia, il servo sofferente. Gesù “doveva” soffrire per entrare poi nella sua gloria.

Nei vangeli troviamo spesso riferimenti a quanto avviene a Gesù collegando la sua vita, morte e resurrezione a quanto preannunciato nel Primo Testamento.

 

Quello che colpisce di più in questo versetto è questo verbo “doveva”. Gesù doveva fare quanto preannunciato: la sua è un’obbedienza assoluta, completa. Obbedienza alla volontà del Padre. Ci sarà solo un momento, nell’orto del Getsemani, quando chiederà al Padre di risparmiargli, se possibile, quel calice amaro. Ma sarà solo un momento.

Noi non possiamo fare altro che esprimere la nostra gratitudine al Signore che, per salvarci, per offrirci la speranza della vita eterna, ha compiuto un tale sacrificio.

 

Impariamo da Lui, per essere anche noi pazienti e sopportare le prove che il Signore ci manda. Si tratterà sempre, comunque, di qualcosa di modesto, di sopportabile. Perché, come dice l’apostolo Paolo, insieme alla prova ci sarà data la forza per sopportarla. Amen.

 

 

 

Immagine: particolare del mosaico, Basilica di S. Apollinare Nuovo (Ravenna)