La sostenibile leggerezza dell’essere (chiesa)

Il resoconto della Conferenza del II Distretto della Chiesa valdese

 

Continuiamo a proporvi gli articoli che riassumono gli esiti delle varie Conferenze Distrettuali , uno degli organi “intermedi” della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi. 

 

I dibattiti, si sa, sono il pane quotidiano della vita delle nostre chiese: ciò che le caratterizza e le sostanzia, rendendoci capaci di guardare con onestà e lucidità alla realtà in cui ci caliamo, allo scopo di assumerla, interpretarla, trasformarla. Il tema che prima e più di ogni altro ha visto impegnata la Conferenza del II Distretto è stato quello della sostenibilità delle nostre chiese, al quale era già stato dedicato un congruo spazio di riflessione e di confronto in occasione del Forum tenutosi presso la chiesa valdese di Milano in data sabato 20 aprile 2024. Molte sono state, come di consueto, le considerazioni emerse: proverò qui di seguito a richiamare, per sommi capi, le principali.

 

Le difficoltà che come chiese ci troviamo a dover fronteggiare, sono, come è noto, molteplici: scopo del dibattito è stato però non quello di limitarci a enumerarle, bensì quello, assai più proficuo, di proporre spunti capaci di trarci fuori dalle secche di constatazioni inoppugnabili ma pur sempre sterili. Il primo suggerimento emerso ha inteso ricordarci come, ogniqualvolta si prospetti la necessità e l’urgenza di un cambiamento che coinvolge molteplici dimensioni, è opportuno liberarsi del vecchio perché il nuovo possa trovare spazio: non certo in maniera affrettata e dozzinale, ma operando un discernimento riguardo a pratiche e percorsi che si sono ormai rivelati, a più riprese, infruttuosi. Tale proposta di ripensamento e di rinnovamento, si è detto, deve essere portata avanti cercando di individuare, insieme, quali siano i tratti della «chiesa che vogliamo essere», la quale, per mantenere la sua vocazione a una riforma costante, deve rivelarsi in grado di cogliere dalla realtà di cui è parte stimoli, domande e provocazioni.

 

Proposte e propositi, però, devono anzitutto fare i conti con modelli concreti di organizzazione ecclesiale che, nel tempo, si imbattono nella necessità di essere riformulati: anche in tal caso, la modalità non può che essere processuale e, avvalendosi delle strutture assembleari di cui ci siamo dotati, è chiamata a percorrere le vie faticose e feconde del confronto attento e argomentato, che consente di individuare possibili rimodulazioni. Ed è stato proprio facendo leva su tale consapevolezza che, quale esito di un dibattito al contempo serrato e costruttivo, la Conferenza è addivenuta all’approvazione di un atto, mediante il quale ha inteso sottoporre al Sinodo che avrà luogo in agosto la «proposta di una revisione complessiva delle strutture di Circuito e Distretto», che ha in vista lo snellimento e la maggiore efficacia dei nostri organismi amministrativi intermedi.

 

La Conferenza ha dichiarato espressamente di essere consapevole del fatto che già più volte, anche nel recente passato, proposte di modifiche in tal senso siano già state inoltrate e (sinora) rispedite al mittente. Ma, nel frattempo, la reiterata constatazione relativa alla scarsa efficacia e sostenibilità delle strutture che sino ad oggi ci hanno retto, ha spinto l’Assemblea a ritenere che i tempi siano maturi per provare a delineare insieme, con ponderatezza ma con motivata convinzione, possibili percorsi di rinnovamento dell’assetto organizzativo del nostro – fragile, tenace – tessuto ecclesiale.

 

Evitare schematismi oppositivi

 

Un sabato denso, di discussione serrata e concreta, ha affrontato altre tematiche rilevanti, ma che in un modo o nell’altro non potevano prescindere dalla questione della “sostenibilità”: un po’ tutte le “cose che faremo” potranno e dovranno essere lette anche alla luce di questo concetto.

 

Anche la considerazione dei beni culturali, per esempio, entra nel dibattito. Non si è avuta una discussione, ma è stato presentato da parte di Sara Rivoira, responsabile del relativo Ufficio della Tavola valdese, il Vademecum, che fornisce alle singole comunità le indicazioni su ciò che viene riconosciuto come bene culturale e su come esso debba essere oggetto di cure e attenzioni particolari. Il patrimonio culturale significa storia, fa parte della consapevolezza che una comunità ha di sé, e dunque concorre a progettare il futuro.

 

Una discussione approfondita ha riguardato la comunicazione a livello di Distretto: verso l’interno del territorio e delle chiese e strutture che vi insistono, da un lato; e verso l’esterno, con informazioni su quelle che sono le attività e le “offerte” verso chi magari ancora non ci conosce, dall’altro. In questo particolare momento, chiedendo alle chiese di riflettere ulteriormente sul tema, e dando mandato alla Ced di chiudere il sito Internet, la Conferenza ha sottolineato il bisogno di intendere la comunicazione come crescita fraterna, e come essa debba essere quindi innanzitutto sobria e rispettosa.

 

Sobrietà e rispetto reciproco sono stati indicati come necessari allorché la Conferenza si è dedicata al tema della pace e della guerra, con particolare riferimento ai più drammatici conflitti in corso, soprattutto quello che coinvolge Palestina e Israele. La Commissione d’esame ha dapprima suggerito alla Conferenza di esprimersi in prima persona, e poi ha fatto un lavoro di recepimento di posizioni espresse in alcuni interventi. Si sono poste, in questo senso, questioni di metodo affiancate ad altre considerazioni di merito, appoggiandosi in particolare all’Atto approvato dalla Conferenza del I Distretto la settimana precedente: non sono mancati i riferimenti alle troppe altre guerre che, essendo più lontane, o combattute in maniera diversa (conflitti a bassa intensità, altri molto locali, alcuni su base etnica, alcuni sotto forma di guerriglia) non trovano troppa attenzione sui media europei. E di nuovo, opportunamente trasfusa dalla discussione sulla comunicazione, si è riaffacciata la questione del rispetto reciproco e della. necessità di usare toni consoni a una comunità di fede, evitando le “scomuniche” reciproche, peraltro fuori posto in ambiente riformato. Sulla questione mediorientale, come su ogni altra, per ragioni di metodo e di vita della chiesa, è dunque opportuno evitare toni che portino a contrapposizioni dualistiche che tolgono spazio al ragionamento critico, alla sfumatura e all’approfondimento.

 

L’esame della vita della chiesa è proseguito nel lavoro dei gruppi del sabato pomeriggio; in seguito si è approvato l’operato dello Ieemi (Istituto ecclesiastico evangelico metodista di Intra). Il lavoro del gruppo nominato a seguito della Cd 2023 su vita comunitaria ed ecclesiologia prosegue per riferire alla Cd del 2025.