L’autista Moravo
Il 28 giugno di 110 anni fa cominciava a Sarajevo una sanguinosa catena di eventi che avrebbe prodotto 15 milioni di vittime e cambiato il ‘900
«Il 28 giugno di 110 anni fa cominciava a Sarajevo una sanguinosa catena di eventi che avrebbe prodotto 15 milioni di vittime e cambiato il ’900. Perché la Grande Guerra determinò la fine dei grandi imperi multietnici, creando nuovi fittizi confini che ancora oggi sono zone di frattura. Perché il nazionalismo, scintilla del conflitto, provocherà incendi che non sono ancora spenti. Perché le masse che reclamavano più giustizia e libertà sono state ripagate con orribili massacri». A ricordare l’iniziativa tutta da ascoltare è il Festival dei diritti umani di Milano per lanciare: «Autista Moravo 100 + 10», un progetto creativo nato per raccontare in modo approfondito questi fenomeni.
Un’idea nata nel 2014 «come progetto multimediale che mantiene intatta la sua drammatica attualità».
Da domani (28 giugno), dunque, sarà possibile ascoltare i podcast sui canali Spreaker
e YouTube
della Fondazione Diritti Umani.
Per il centenario della Grande Guerra, 10 anni fa, Danilo De Biasio per Radio Popolare e Martino Iniziato per Laboratorio Lapsus decisero di produrre “Autista Moravo”.
Rifuggendo dalla retorica patriottica «occorreva spiegare perché si era arrivati a quel conflitto: con la guerra russo-giapponese e i massacri coloniali nei primi anni del ’900 le industrie d’armi facevano affari d’oro. Le masse si riconoscevano nei partiti socialisti per rivendicare condizioni di vita dignitose. La propaganda nazionalista faceva tremare le fondamenta degli Imperi. L’attentato di Sarajevo sarà solo il pretesto atteso. E come il Titanic l’Europa affondava mentre l’orchestra suonava un walzer…».
Ricorda Danilo De Biasio che, «nel 2014, mentre registravamo le puntate sulla Grande Guerra, Euromaidan si infiammava e a Gaza piovevano bombe. Dieci anni dopo siamo ancora lì. Ma in peggio. Perché ci sono molte analogie con i fermenti che diedero origine al primo conflitto mondiale: grandi disuguaglianze sociali, la quarta rivoluzione industriale, il Global South che alza la voce e soprattutto l’industria bellica che produce a pieno ritmo» rileva, allarmato, il direttore della Fondazione Diritti Umani.
I podcast propongono interviste a storici quali: Ian Beckett, Giovanni De Luna, Hew Strachan, Barbara Bracco, Gian Enrico Rusconi, Petra Svolysak, Giovanni Scirocco, Paolo Mieli.
«Nel podcast analizziamo il ruolo che ebbero le spie, i generali, come l’Italia si convertì alla guerra e perché l’Internazionale Socialista non riuscì a fermarla; scopriremo chi produsse le armi chimiche e perché, ancora adesso, la Grande Guerra è considerata il cemento della nazione», conclude De Biasio.