Un grande, grande innario

L’opera realizzata da Sante Cannito aiuta a cantare la Parola di Dio

 

Coloro che leggono Riforma sono già stati informati della pubblicazione del nuovissimo Grande Innario Cristiano, grazie a un’intervista al suo curatore Sante Cannito, della chiesa battista di Roma Garbatella (n. 19 del 10 maggio, pp. 5 e 10). Di innari cristiani ce ne sono tanti, anche nel nostro paese, e ne circolano diversi anche nelle nostre Chiese, ma il Grande Innario Cristiano, per le sue caratteristiche, è unico in Italia, e probabilmente anche in Europa. Non è mai esistito nulla di analogo o di paragonabile, e che proprio in Italia, nell’ambito di una Chiesa – come si usa dire – “di minoranza” (ma anche Dio è in minoranza in mezzo agli dèi!), un’impresa del genere sia stata concepita, progettata e realizzata, è qualcosa che ci riempie di stupore, gioia e gratitudine. Non pensiamo di esagerare dicendo che, nel suo genere, questo Innario è un vero capolavoro.

 

I dati principali della pubblicazione sono già stati forniti da Riforma, ma vale la pena ricordarli: due splendidi volumi rilegati in pelle; 4400 pagine su carta finissima di grande pregio; stampa impeccabile (avvenuta a Minsk, in Bielorussia); 2000 inni che vanno dal tardo Medioevo (ma ce ne sono anche di più antichi) fino ai nostri giorni; di ogni inno si racconta, in breve, la storia, fornendo informazioni preziose sui compositori e sugli autori dei testi, arricchite da loro fotografie o ritratti, se reperibili; ben sette Indici (2 nel 1° volume, 5 nel 2°) rendono agevole e immediato il reperimento dell’inno desiderato. Grazie a questo Innario, le Chiese sono finalmente in grado di sapere in che tempo e in quali circostanze un inno è venuto alla luce; lo capiranno quindi meglio e lo canteranno con maggiore consapevolezza. È dunque evidente che questo Innario destinato al canto comunitario è, in realtà, molto più di una raccolta di cantici: è una miniera di informazioni e conoscenze che, nel loro insieme, ci mettono a contatto con le tappe principali dell’innologia cristiana, così come si è sviluppata in seno al protestantesimo in tutte le sue molteplici articolazioni e nelle varie fasi della sua storia, compreso il suo radicamento originario nella tradizione innologica medievale.

 

Questo Innario è chiamato “grande” per più di un motivo. Il primo è ovviamente il numero eccezionalmente alto di inni che vi si trovano: sono tanti, ma non troppi. Sono troppi oltre 2000 inni di lode di Dio? No, potrebbero essere ancora di più: la lode di Dio è inesauribile. C’è ricchezza, abbondanza, persino sovrabbondanza, ma non c’è eccesso, né dismisura: nulla, nel Grande Innario, è superfluo. La sua “grandezza” dipende dal ricchissimo patrimonio innologico a disposizione.

Il secondo motivo della “grandezza” è la fedeltà con cui le melodie sono state riprodotte secondo gli spartiti originali e il rigore filologico con cui sono stati resi in italiano i molti testi concepiti e scritti in altre lingue. Il curatore, molto correttamente, ha preferito chiedere a noi di adattarci agli originali delle melodie e dei testi, piuttosto che adattare a noi quei testi e quelle melodie, nell’intento di renderle più orecchiabili e vicine alla sensibilità o ai gusti della nostra epoca. Insomma, del Grande Innario ci possiamo fidare: è un modello di fedeltà.

 

Un terzo motivo della “grandezza” di quest’opera è che, pur essendo chiaramente protestante nell’ispirazione e nei contenuti (perciò non ci sono inni a Maria e ai Santi), la sua pubblicazione è stata incoraggiata anche dalla Chiesa cattolica, che, tramite la Conferenza episcopale italiana, ha concorso alle spese di stampa con un suo contributo. Certo – questo va riconosciuto – il Grande Innario non riflette tutta la variopinta religiosità fiorita nelle Chiese di tutte le confessioni attraverso i secoli. Del resto, non esiste ancora un Innario per tutti i cristiani, e forse, finché permane la divisione tra le Chiese, non può neppure essere progettato. È però un fatto che tutti i 2000 inni del Grande Innario possono essere condivisi e cantati da qualunque membro di qualunque comunità cristiana in qualunque paese del mondo, qualunque sia la sua appartenenza confessionale. In questo senso pare legittima la qualifica di “cristiano” che questo Innario si attribuisce. È “cristiano” nel senso che i suoi contenuti sono tutti biblici, e la Bibbia è il tesoro comune di tutti i cristiani e, fin d’ora e da sempre, il vincolo principale della loro unità. I contenuti biblici, oltre a dare sostanza al carattere cristiano del Grande Innario, gli conferiscono il terzo motivo della sua “grandezza”.

 

Ma ce n’è un quarto, che è la sua non comune ricchezza spirituale e teologica. Per rendersene conto basta sfogliare le 51 pagine dell’Indice tematico (pp. 70-121). Vi si trovano inni dedicati a eventi fondamentali della vita di Gesù, di solito stranamente ignorati da altri innari, come a esempio la Trasfigurazione. Una scelta felice è quella di dedicare un’ampia sezione di circa 150 inni ai bambini (da tre anni in su) e agli adolescenti (fino a 12 anni): il Grande Innario prende sul serio la parola che Gesù disse un giorno: Dio ha «tratto lode dalla bocca dei bambini e dei lattanti» (Matteo 21, 15-16). Degno di nota è anche il fatto che un’ottantina di inni è dedicata alla santificazione della vita cristiana, che è in primo piano nel Nuovo Testamento, ma di cui si sente parlare poco nelle nostre Chiese. L’impressione, insomma, è che in quest’opera non manchi nulla né sul piano dottrinale né su quello della pietà. Possiamo allora concludere dicendo che «nel principio era la Parola, e la Parola è diventata carne», ma la destinazione finale della Parola è di diventare canto! A questo passaggio ci invita ora anche, autorevolmente, il Grande Innario Cristiano