Sulle Alpi in marcia di solidarietà con le persone migranti

700 persone, folla numerosissima dato il luogo, ha partecipato alle commemorazioni delle persone morte alla frontiera italo-francese

 

Sabato 16 marzo marzo al Colle del Monginvero, sulle Alpi al confine fra Italia e Francia, quasi 700 persone, un numero rilevantissimo dato anche il luogo e la poca copertura mediatica, hanno percorso le strade del villaggio e i sentieri di montagna per rendere visibile il loro sostegno alle persone migranti che attraversano la frontiera e a coloro che che forniscono loro assistenza nonostante i tentativi di ostacolare la solidarietà.

 

La giornata si è aperta con una conferenza stampa pubblica sul tema “La militarizzazione delle frontiere francesi nel contesto delle politiche migratorie più severe e della legge Darmanin” con sul podio le associazioni nazionali (Gisti, Anafé, Médecins du Monde) e locali, Emmaüs Roya per la frontiera inferiore franco-italiana, Etorkinekin Diakité per la frontiera franco-spagnola).

 

Sebbene fossero stati ampiamente distribuiti gli inviti e offerta la possibilità di seguire l’evento da remoto, nessun giornalista o funzionario eletto locale ha risposto.

 

Questa notevole assenza della stampa (nazionale e locale) e delle autorità pubbliche locali ha allertato gli organizzatori. Dimostra ancora una volta la logica dell’invisibilità nello spazio pubblico e mediatico delle persone in esilio e dei loro sostenitori, dando il posto d’onore a discorsi semplificatori, populisti e xenofobi.

 

Il sindaco di Briançon si è recentemente distinto chiedendo la rimozione di un monumento ai morti dei confini, come a cancellarli dalla memoria e dalla storia collettiva di questo territorio, seppur storicamente segnato da movimenti transfrontalieri.

«Noi, associazioni e collettivi di cittadini uniti, – hanno recitato a una sola voce i tantissimi intervenuti – ci opporremo all’indifferenza mediatica e politica con un meticoloso lavoro di documentazione e analisi che ci permetterà di testimoniare e rendere visibile la presenza delle persone in esilio e il destino loro riservato dalle politiche pubbliche ostili».

Il successo di questa edizione della “Grande Maraude” di Solidarietà (così chiamata in francese) dimostra anche il vivo interesse dei cittadini. La sala stampa era gremita da 200 persone provenienti da tutta la Francia, desiderose di conoscere il tema, i risultati sul campo e le nuove pratiche della polizia di frontiera, in relazione alla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea di 21 settembre 2023 e quella del Consiglio di Stato del 2 febbraio 2024.

 

«In un contesto politico particolarmente difficile e allarmante, – si legge nel comunicato finale – ci siamo presentati più numerosi che mai e determinati a continuare la nostra lotta per la parità di diritti, contro la violenza della polizia e la messa in pericolo delle persone in esilio. Continueremo a lottare contro l’invisibilità delle persone in esilio e il nostro lavoro perché rendere invisibile la solidarietà significa rifiutarsi di riconoscere che sono possibili altre politiche migratorie, basate sull’accoglienza e l’integrazione, sul rispetto dei diritti e della dignità delle persone».

 

Il 7 marzo, il sindaco di Briançon ha informato l’associazione “Tous Migrants” di voler rimuovere il monumento ai caduti di frontiera eretto vicino al luogo in cui è annegata l’ultima vittima caduta da un dirupo lo scorso 29 ottobre. 

 

Blessing, Mamadi, Mohamed, Douala, Tamimou, Mohamed, Mohammed, Fahallah, Ullah, Moussa, Mohamed, Mahadi. Questi i nomi delle 12 persone morte o scomparse mentre cercavano di raggiungere la Francia da Oulx in Italia tra maggio 2018 e ottobre 2023. «12 nomi che non vogliamo dimenticare. 12 nomi incisi sul monumento che il sindaco di Briançon vuole far rimuovere dai bastioni del centro storico».

 

Questo memoriale è stato eretto il 6 febbraio 2024, in occasione della 10a giornata mondiale di commemorazione delle morti alle frontiere, dagli abitanti di Briançon e da volontari solidali grazie al contributo dell’artista di Embrun Alexis Zibolt e dell’associazione “Tous Migrants”.

 

Un’opera collettiva che riprende il simbolo del tumulo, un mucchio di pietre che guida escursionisti e alpinisti di tutto il mondo.

«Ovunque in montagna onoriamo la memoria dei nostri cari e degli alpinisti morti mentre cercavano di raggiungere le vette. Come non onorare quella delle persone che hanno perso la vita su queste stesse montagne mentre cercavano di raggiungere condizioni di vita dignitose?»

 

L’installazione di questo memoriale ha ricevuto il sostegno nazionale in un forum firmato da ricercatori, parlamentari, rappresentanti di ONG e personaggi pubblici riconosciuti e rispettati di fama mondiale. 

 

Da quando è stato eretto ha suscitato l’interesse quotidiano delle persone che passavano nelle vicinanze. Oltre ad essere stato eretto senza alcun danno, si inserisce facilmente nell’eccezionale patrimonio paesaggistico rappresentato dal Forte Vauban e dal Ponte Asfeld, coltivandone l’aspetto commemorativo. Anche la morte degli esuli a Briançon fa parte della Storia.

«Quale montanaro non rispetterebbe la memoria delle persone morte in montagna? Quale funzionario eletto della Repubblica francese oserebbe profanare un monumento ai morti?»