Il libro. Chiese nere, lavoro nero
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha condiviso e sostenuto il progetto «Jerry Masslo» che, anche grazie al finanziamento dell’Otto per mille delle chiese metodiste e valdesi, ha reso possibile una ricerca che è alla base del volume
«Castel Volturno come metafora italiana del progressivo degrado di un territorio carico di potenzialità. Castel Volturno come luogo emblematico dello sfruttamento della manodopera immigrata, quella che garantisce cibo sulle nostre tavole e servizi alle nostre imprese. Castel Volturno come modello economico e sociale replicato in altre tappe della catena del lavoro stagionale in agricoltura: Borgo Mezzanone, Nardò, Rosarno, Saluzzo».
Questo è il fil rouge del racconto contenuto nel volume «Chiese nere, lavoro nero – migranti evangelici e dinamiche trasnazionali a Castel Volturno», edito da Le penser edizioni, curato da Paolo Naso, con la presentazione di Daniele Garrone e la postfazione di Giovanni Cerchia.
240 pagine con quattordici autorevoli contributi per entrare nella «peculiarità di Castel Volturno e per presentare le numerose chiese nere che costellano l’area limitrofa: luoghi accessibili attraverso i quali riconnettersi con la cultura e la spiritualità tradizionale da cui si proviene, gusci etnici che proteggono ma non favoriscono l’integrazione nella società circostante. Chiese che passano inosservate, un fenomeno quasi “folklorico” ricco di potenziali attori civici per promuovere legalità, welfare, inclusione sociale e civica. Se solo – si legge in quarta -, vi fosse la coscienza e la volontà politica necessarie ad andare in questa direzione».
Il volume, dunque, raccoglie i dati di una ricerca sul campo, condotta da un qualificato gruppo di studiosi tornati a Castel Volturno circa dieci anni dopo una precedente rilevazione.
«La ricerca – scrive Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e docente di Antico testamento presso la Facoltà valdese di teologia di Roma – ci consegna un quadro di grande interesse sociologico ed ecclesiologico perché getta un fascio di luce su una delle comunità tra le meno integrate nel nostro Paese. D’altra parte, non nasconde le criticità e le ombre che si aggiungono a quelle proprie del contesto urbano e sociale nel quale la ricerca è stata condotta».
Storicamente, la definizione di “black churches” rimanda alle chiese afroamericane che, «dalla fine del XVIII secolo, hanno finito per aggregare gli schiavi o gli ex schiavi che si concentravano nel Sud degli Stati Uniti – ricorda il professor Paolo Naso, politologo, docente alla Sapienza e coordinatore della Commissione studi Dialogo, Integrazione della Fcei e curatore del volume-. […] Tuttavia, dà da pensare che sia gli schiavi che sia gli schiavi africani nelle piantagioni americane che buona parte degli afro-italiani che incontriamo a Castel Volturno e in mille altre città italiane abbiano costruito il loro riferimento spirituale all’interno di una comunità etnicamente caratterizzata, preferendo questa scelta alla prospettiva dell’incontro e dello scambio con la cultura del paese d’immigrazione».
Non deve stupire dunque che un volume largamente dedicato a Castel Volturno (in provincia di Caserta) si apra e si chiuda con un riferimento a Jerry Essan Masslo, la cui figura è associata a Villa Literno, dove fu ucciso il 25 agosto del 1989.
Jerry Essan Masslo era un rifugiato politico sudafricano, ucciso nel 1989 a Villa Literno dove soggiornava come bracciante e lavorava in nero. I suoi assassini gli rubarono poche migliaia di lire. Una storia come molte altre che non avremmo ragione di ricordare, se non fosse che allora, poco più di 25 anni fa, Masslo divenne il simbolo di un fenomeno che l’Italia fingeva di ignorare: il cambiamento drastico da paese di emigranti a paese di immigrati. Masslo, era un predicatore evangelico battista, e chi lo ha conosciuto ricorda bene come egli girasse spesso con la Bibbia in mano.
«Una morte annunciata», per il professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università degli studi del Molise, Giovanni Cerchia. «Quella morte – scrive Cerchia -mi colpì in modo forte anche sotto il profilo strettamente personale […]. Nel maggio precedente era partita proprio a Villa Literno un’ignobile raccolta firme per la cacciata dei migranti, in opposizione a una coraggiosa iniziativa d’accoglienza promossa, invece, dall’amministrazione comunale. […]»
Per quanto sia «peculiare», il caso di Castel Volturno non è tuttavia un unicum, a ricordarlo è Alessia Passarelli, ricercatrice in scienze antropologiche: «L’arrivo in Europa di gruppi pentecostali guidati da africani costituisce un ulteriore aspetto della costante ricerca dei “nuovi movimenti religiosi africani” di affermarsi nel contesto del “mercato spirituale globale”». Infatti, di acqua ne è passata parecchia sotto i ponti da quel fatidico 25 agosto 1989, ossia da quando la notizia della morte violenta di Jerry Masslo squarciò «come un fulmine a ciel sereno, la quiete del paese. Una drammatica vicenda umana – ricorda il sindacalista Jean -René Bilongo -. Una notizia che segnò lo spartiacque rispetto al prisma di lettura del fenomeno immigratorio, le intrinseche sfide e le conseguenze che questo (com)porta».
Il lavoro editoriale e di ricerca oltre a essere un’importante documentazione semiotica per «addetti ai lavori» è anche un interessante viaggio in un mondo fatto di storie e di vicende umane; un volume capace di istruire, di ricostruire, di informare all’insegna della deontologia, di narrare e divulgare. Un volume appassionante e appassionato, certamente da leggere.