Chiedere a Dio di perdonare il nostro peccato

Un giorno una parola – commento a Salmo 25, 11

 

Ascolta la meditazione:

 

Per amor del tuo nome, o Signore, perdona la mia iniquità, perché essa è grande

Salmo 25, 11

 

Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati»

Marco 2, 5

 

Il Salmista si presenta al cospetto di Dio nella piena consapevolezza che la sua iniquità, ovvero il suo peccato, è troppo grande, perché Dio possa passarci sopra, come si farebbe per una mancanza leggera, in sostanza incolpevole, comunque scusabile o per un difetto non così grave, in fondo tollerabile. 

Cos’è il peccato? È la generica tendenza della natura umana a commettere peccati? È il singolo atto “peccaminoso”, contrario cioè alla volontà e alla legge divina? La Bibbia ci dà modo di appoggiare l’una e l’altra delle due concezioni. I comandamenti, per restare nel generico, individuano il peccato con divieti e prescrizioni: cose da non fare e cose da fare, se non si vuole commettere peccato. L’apostolo Paolo, d’altra parte, parla del peccato come di una forza negativa, dotata di un potere sull’uomo, proprio a motivo della sua umanità. Dalla natura dell’uomo deriva la sua tendenza a commettere i singoli, concreti peccati. 

Il racconto di Marco ci propone un parallelo interessante tra malattia e peccato. Il paralitico viene evidentemente presentato a Gesù perché lo guarisca, ma prima della guarigione invocata, arriva, non richiesto, il perdono dei peccati. Se la malattia non è necessariamente conseguenza del peccato, il peccato è, tuttavia, in qualche modo “malattia”: come una malattia impedisce al malato di vivere pienamente la sua vita, così il peccato, separando l’uomo da Dio, gli impedisce di vivere un’esistenza autentica, piena e ricca di senso. Il perdono divino, ristabilendo una giusta relazione con Dio, restituisce il peccatore alla vita; perdonare è coerente con la natura profonda di Dio: Dio è amore. Come il padre accoglie il figlio prodigo, così Dio accoglie il peccatore che torna a lui, ma in Gesù Cristo fa ancora di più, non attende semplicemente che i peccatori tornino a lui pentiti, va in cerca di loro, prendendo su di sé la fragilità della loro umanità dà loro, per grazia, guarigione e perdono, null’altro chiedendo all’uomo, se non che accolga umilmente il suo dono. Amen.