Le parole per entrare nel mondo della Bibbia

Un libro di Gianfranco Ravasi ci introduce ad alcune decine fra i concetti cardine della nostra fede

Racconta un midrash (antico commento rabbinico alla Scrittura) che, prima della creazione del mondo, Dio, in una sorta di preludio della creazione, avrebbe creato l’alfabeto ebraico. Infatti, il primo atto creativo di Dio fu di parlare, e le primissime parole pronunciate da Dio furono: «Sia la luce!». E la luce fu (Genesi 1, 2). Gli fa eco nel Nuovo Testamento l’evangelista Giovanni, che inizia il suo evangelo, cioè la sua storia di Gesù, dicendo: «Nel principio era la Parola» (1, 2). «D’accordo – direbbe l’antico rabbino autore del midrash citato all’inizio – ma ogni parola, qualunque essa sia e qualunque sia la lingua utilizzata, è fatta di lettere; non c’è parola senza lettere, che ovviamente precedono la parola, che può essere pronunciata solo perché prima di lei esistono le lettere che la compongono. Perciò – conclude l’antico rabbino – per poter parlare Dio deve aver prima creato l’alfabeto» – quello ebraico in questo caso. Noi parliamo volentieri del “primato della Parola”, ed è giusto farlo, ma esso è preceduto da quello della Lettera.

L’alfabeto di Dio è il titolo di un libro di Gianfranco Ravasi, appena uscito per le Edizioni San Paolo*. In realtà quest’opera è ben più che un discorso sui due grandi alfabeti biblici: quello ebraico e quello greco. Su quello ebraico ha parlato e scritto pagine accattivanti alcuni anni or sono Paolo De Benedetti, tra l’altro in una serie di puntate radiofoniche per la trasmissione Uomini e Profeti di RadioTre, curata da Gabriella Caramore. Gianfranco Ravasi studia anche lui le lettere dei due alfabeti biblici, partendo però dalle parole: il suo cammino va dalla parola alle lettere, e non dalle lettere alla parola. Partendo da quest’ultima scende verso le lettere e, scavando in esse, ne coglie i molteplici significati, sempre ricchissimi, che conferiscono alla parola il suo pieno significato e valore. La parola non ha altra sostanza né altro messaggio che quello delle lettere che la compongono. Quindi primato della parola, sì, ma esso è nascosto, come una perla nella sua conchiglia, nelle lettere di cui è fatta.. Senza conoscenza profonda della lettera, la parola è muta.

Ora risulta (ce lo dice Ravasi nella sua Introduzione al volume) che le parole dell’Antico Testamento, compresi i libri apocrifi o deuterocanonici (nomi, pronomi, verbi, avverbi, segni grammaticali ecc.) ammontano in tutto a 300.613, mentre i termini usati sono complessivamente 5.750. Tra questi, l’Autore ne ha scelti 55, che sono quelli fondamentali, nel senso che in quelli si trova riassunto e formulato il messaggio essenziale di fede dell’Antico Testamento. Ciascuna di queste 55 parole viene scritta in ebraico ed è preceduta dalla traduzione in italiano; viene poi spiegata e valorizzata nei suoi contenuti e significati essenziali; ogni spiegazione è relativamente breve (una pagina e mezza, o poco più); ci viene detto solo ciò che è indispensabile sapere per capire, e quindi conoscere, ciascuna di quelle 55 parole. Come dicevano i latini: multum in paucis, cioè: molto (contenuto) in poche (parole).

L’autore non ci nasconde la grande difficoltà che accompagna ogni traduzione di una parola da una lingua a un’altra: è quasi impossibile rendere nella nuova lingua tutta la ricchezza che una parola possiede nella lingua originaria. Tradurre è un’arte difficile da imparare e praticare, ma è un’impresa provvidenziale e benefica. Tutte le lingue parlate dall’umanità, e anche quelle che nessuno più parla, sono traducibili in tutte le altre lingue umane. Questo è un fatto molto importante perché, tra l’altro, dimostra l’unità sostanziale del genere umano.

Per il Nuovo Testamento, le parole complessive sono 138.020, mentre i termini utilizzati sono 5433. Ravasi ne ha scelti 54, che vengono riprodotti in greco, preceduti dalla traduzione in italiano e traslitterati, cioè resi secondo la pronuncia italiana. Anche qui incontriamo tutte le parole più importanti del Nuovo Testamento, nelle quali si trovano i contenuti fondamentali del messaggio e della fede cristiana. Ogni parola è spiegata e illustrata nelle sue radici e nelle sue implicazioni per la nostra vita.. Si scoprono tante cose belle e preziose, e ci si rende conto del tesoro inestimabile che la Scrittura è per ogni generazione. Gianfranco Ravasi, spiegano con assoluta padronanza della materia e grande maestria comunicativa, le cento e più parole-chiave della Bibbia, ci aiuta a scoprire le ricchezze antiche e sempre nuove di quel tesoro, come quello scriba ben ammaestrato nelle cose del regno di Dio, di cui parla Gesù nell’evangelo (Matteo 13, 52).

In conclusione, questo “alfabeto” è in realtà un ottimo compendio di teologia biblica che, in forma piana e scorrevole, ci aiuta ad apprezzare e anche ad amare le parole che, con il loro messaggio, generano e nutrono la nostra fede e che perciò non ci stanchiamo di ascoltare, secondo l’antica promessa: «Ascoltate, e l’anima vostra vivrà» (Isaia 55, 3).

* G. Ravasi, L’alfabeto di Dio. Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2023, pp. 320, euro 20,00.