La violenza contro i palestinesi in aumento in Cisgiordania

I referenti del “Programma di accompagnamento ecumenico” del Consiglio ecumenico delle chiese riferiscono di condizioni di vita sempre peggiori nei territori palestinesi

Nonostante la guerra, le preoccupazioni per la sicurezza e le restrizioni ai viaggi, il Programma di accompagnamento ecumenico per Palestina e Israele del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e l’Ufficio di Gerusalemme del Cec continuano a operare. Gli accompagnatori ecumenici hanno osservato una crescente violenza contro i palestinesi in Cisgiordania dal 7 ottobre.

Il progetto di accompagnamento ecumenico nasce nel 2002 in risposta alle richieste dei leader delle chiese cristiane di Gerusalemme di offrire protezione tramite una presenza non violenta e al contempo monitorare le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, senza dimenticare di supportare le attività degli attivisti per la pace fra israeliani e palestinesi.

Yusef Daher, coordinatore dell’Ufficio di Gerusalemme, afferma: «Mentre l’attenzione dei media è focalizzata su Gaza, stiamo facendo luce sulle violazioni dei diritti umani che passano inosservate in Cisgiordania. Le comunità che serviamo sul campo hanno bisogno del nostro aiuto perché vengono attaccate dai coloni e dall’esercito israeliano».

Daher ha aggiunto: «L’Ufficio di Gerusalemme del Consiglio ecumenico sostiene la ricerca delle chiese locali per costruire giustizia e pace, proteggere le comunità vulnerabili e sostenere la parità dei diritti umani in Palestina e Israele».

Anche se l’ultimo gruppo di accompagnatori ecumenici è stato evacuato nei propri Paesi d’origine a causa della guerra, molti di loro sono ancora in contatto con i referenti sul campo, raccogliendo informazioni, monitorando da vicino la situazione e segnalando episodi di violenza e violazioni dei diritti umani. .

Dopo l’evacuazione, gli accompagnatori ecumenici in contatto con i residenti vicino a Betlemme hanno riferito che gli abitanti del villaggio di Tuqua’ hanno dovuto viaggiare su strade sterrate perché le strade principali erano chiuse. Una madre e i suoi figli sono stati colpiti dai coloni, ma la famiglia è riuscita a scappare.

Nel villaggio di Kisan, sempre vicino a Betlemme, le strade per raggiungere il villaggio sono state chiuse dall’esercito israeliano. La polizia israeliana ha catturato un uomo palestinese alla guida della sua auto sulla strada principale; è stato picchiato e arrestato e l’auto è stata confiscata.

A Kisan la clinica segnala una carenza di medicinali. Nella zona di Khalayel al-Lawz i coloni hanno bruciato case palestinesi e hanno sparato contro i residenti.

Nel villaggio di Battir, le strade principali sono state chiuse e i soldati israeliani hanno lanciato lacrimogeni contro la gente. I residenti palestinesi hanno forniture di base, ma i soldati impediscono agli agricoltori di raccogliere le olive.

«Stiamo attraversando tempi terribili; la situazione a Betlemme e in Cisgiordania è molto difficile», ha affermato Daoud Nassar il 27 ottobre. «Ci aspettavamo 40 volontari internazionali per aiutare nella raccolta delle olive, ma tutto è cancellato. Per favore, teneteci nei vostri pensieri e nelle vostre preghiere».

Accompagnatori ecumenici che lavorano con le persone nell’area delle colline a sud di Hebron (Masafer Yatta) hanno riferito che, nel villaggio di Maghayir al Abeed, i coloni hanno attaccato i palestinesi e picchiato un uomo e sua moglie.

Nel villaggio di Al-Majaz, i soldati israeliani hanno aperto il fuoco su un gruppo di giovani che sono fuggiti rapidamente dalla zona e alla fine le loro vite sono state salvate.

Nei villaggi di Maghayir Al-‘Abeed, As-Safi Al-Tahta e Tuba, i coloni hanno attaccato tutti e tre i villaggi, creando paura tra la popolazione, e hanno vandalizzato proprietà tra cui case, serbatoi d’acqua e pannelli solari.

Foto di http://wilrob.org/